La Lobotomia è una procedura neurochirurgica che comporta il taglio dei collegamenti della corteccia prefrontale. La procedura fu inventata a seguito di un lavoro congiunto di diversi medici in campo internazionale, in un periodo che andò da fine ‘800 sino alla metà degli anni ’30.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
La Lobotomia veniva utilizzata per curare moltissimi disturbi della psiche, come la schizofrenia o l’epilessia, ma anche la semplice depressione o gli istinti suicidi. Come è risaputo, la personalità del paziente cambiava radicalmente in seguito all’intervento, ed il termine “lobotomizzato” viene oggi utilizzato per indicare una persona non in grado di reagire agli stimoli.
La casualità della scoperta si deve ad un primo intervento di Friedreich Golz che, alla fine del’800, danneggiò i lobi temporali dei suoi cani scoprendo che diventavano meno aggressivi e molto più docili. Nel 1895 Gottlieb Burkhardt (foto sopra), direttore di un ospedale psichiatrico in Svizzera, operò sei pazienti giudicati “incurabili” con il primo intervento di PsicoChirurgia della storia. Dei quattro uomini e due donne operati, uno morì durante l’intervento e un altro dieci giorni dopo in un fiume, ma i quattro sopravvissuti mostrarono un cambiamento radicale del carattere, diventando più docili e mansueti.
Sotto, gli strumenti usati dal dottor Burkhardt per l’operazione:
Immagine di Matth via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0
Durante la presentazione del suo lavoro, alla conferenza medica di Berlino del 1889, il dottore sostenne che la percentuale di successo dell’intervento era del 50%, ma venne ampiamente criticato da parte della comunità scientifica per l’approccio barbaro alla cura delle malattie mentali.
Da allora, sino al 1936, si susseguirono numerosi tentativi di interventi al cervello per combattere alcune malattie della psiche, e fu il dottor António Egas Moniz dell’Università di Lisbona ad operare per primo con uno strumento da lui inventato per dividere la materia bianca nel cervello.
La procedura vide praticati dei fori nel cranio del paziente per accedere al cervello, dove vennero tagliate le fibre nervose che collegavano la corteccia frontale e prefrontale al talamo. Moniz e il suo collega, Almeida Lima, operarono 20 pazienti scoprendo che, in tutti i casi, le persone diventavano molto più calme e docili, e chiamarono la procedura “leucotomia prefrontale“, poi nota con il nome di lobotomia.
Il foro di Burr per la lobotomia prefrontale:
Immagine di FiachraByrne via Wikimedia Coomons – licenza CC BY-SA 3.0
A seguito degli esperimenti pubblicarono i risultati sull’American Journal of Psychiatry:
“A seguito dei risultati non farò un commento in quanto i fatti parlano da soli. Questi pazienti ospedalieri erano ben studiati e ben seguiti, ed il loro recupero è stato mantenuto. Il recupero non può essere una semplice coincidenza, la leucotomia prefrontale è un’operazione semplice e sicura, che può rivelarsi un trattamento chirurgico efficace in alcuni casi di disturbo mentale“.
Pochi mesi dopo gli interventi, molti dei suoi pazienti soffrirono di una ricaduta, presentando nuovi sintomi di una malattia psichiatrica, ma queste informazioni non furono divulgate. La Lobotomia divenne sempre più popolare, e nel 1949 a Moniz venne assegnato il premio Nobel per la Medicina per le sue scoperte. Morì pochi anni dopo per mano di uno dei pazienti che aveva “curato”.
Nel 1949 un ex-paziente paralizzò Moniz sparandogli alla schiena, e nel 1955 fu picchiato a morte da un altro paziente
Grazie a questo riconoscimento, la tecnica divenne sempre più popolare e, per comprendere le dimensioni del fenomeno, nel 1951 vennero praticate oltre 20.000 lobotomie nei soli Stati Uniti.
Nella diffusione delle operazioni di Lobotomia, che potevano essere diverse in funzione della diagnosi del paziente, non si può non ricordare Walter Jackson Freeman II, il quale fu probabilmente il maggior promotore ed esecutore materiale di lobotomie della storia.
Egli inventò, grazie ad una tecnica studiata dal chirurgo italiano Amarro Fiamberti, la Lobotomia Transorbitale, che consisteva nel danneggiamento del lobo frontale mediante l’utilizzo di un martello e di un punteruolo lunghissimo, chiamato orbitoclasto, infilato nel cervello del paziente mediante il dotto lacrimale. Grazie a questa tecnica, una lobotomia poteva essere eseguita ad un prezzo di 25 dollari e in regime ambulatoriale, il che portò ad una diffusione enorme dell’operazione in tutto il mondo.
Alla fine degli anni ’50 la lobotomia iniziò ad esser considerata dalla comunità scientifica un’operazione barbara, e negli anni ’70 cadde sostanzialmente in disuso. Alcune altre operazioni furono eseguite durante gli anni ’80, mentre oggi viene praticata poche volte l’anno in tutto il mondo.
Sotto, il Dottor Freeman durante una delle sue migliaia di lobotomie:
Per capire l’impatto che ebbe l’operazione della lobotomia nel mondo occidentale possiamo citare alcuni numeri:
- Negli Stati Uniti furono operate circa 40.000 persone
- In Inghilterra vennero operate 17.000 persone
- In Norvegia, Finlandia e Svezia furono operate circa 9.300 persone
Nel corso degli anni si sono alzate numerose voci per tentare di rescindere il premio Nobel assegnato a Moniz, una decisione che è stata definita un incredibile errore di giudizio, ma la fondazione del premio ha rifiutato di agire e ha continuato ad ospitare un articolo che difende i risultati della procedura.