L’inestricabile Mistero della “Mappa nel Cappello del Giullare del Re”

Lo sciocco, il buffone di corte, il giullare, ha ispirato la figura del Jolly nei mazzi carte, ma anche molte altre immagini. Una in particolare, chiamata Fool’s Cap Map of the World (La Mappa del Mondo nel Cappello del Matto) suscita curiosità, perché rimane un mistero per gli storici ed i cartografi:

Non si sa dove, perché e da chi sia stata realizzata

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L’unico dettaglio che si può intuire con una certa sicurezza è che risale all’incirca al 1580/1590. La mappa mostra il mondo ‘vestito’ con il tradizionale abito di un buffone di corte; il volto è nascosto – o sostituito – dalla mappa, particolare che rende l’immagine vagamente inquietante, anche se anacronisticamente moderna. L’archetipo del Matto, nella sua incarnazione di buffone di corte, è il primo indicatore del significato più profondo della mappa.

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In epoche precedenti, i giullari del re erano le uniche persone a cui era permesso deridere “sua maestà” e dire la verità sul potere costituito, una sorta di correzione all’assolutismo della monarchia. Ma critiche di questo genere erano accettate solo se bilanciate dalla figura grottesca del Matto, preferibilmente un gobbo, o un nano, vale a dire qualcuno che non potesse essere preso troppo sul serio dagli abitanti della corte.

Verso la fine del 16° secolo, tutti coloro che videro questa mappa conoscevano benissimo il tipo di meccanismo che consentiva al Matto di dire la sua verità. In questo caso è la mappa a raccontare una verità scomoda: il mondo è un luogo cupo, irrazionale e pericoloso; la vita su di esso è sgradevole, brutale e breve.

Il mondo è, letteralmente, un luogo insensato

A sottolineare questi concetti ci sono delle massime di origine classica e biblica, disseminate su tutta la carta geografica, che lamentano la vanità del mondo e la stoltezza di coloro che lo amano.

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Per alcuni ricercatori, il complesso di queste massime, così come la loro presentazione in un ambiente cartografico, fa pensare ad una poco nota setta cristiana chiamata la Famiglia dell’Amore, che annoverava fra i suoi adepti, almeno così si dice, il cartografo fiammingo Ortelius. Se consideriamo le citazioni riportate sulla mappa, la Famiglia dell’Amore doveva aver abbracciato una visione piuttosto cupa e pessimistica del mondo, e del ruolo dell’umanità in esso.

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Un’altra teoria interpreta la mappa come una critica, sempre impersonata dalla figura del Matto, alle imprecisioni delle cartine geografiche del tempo, che in quell’epoca venivano alterate anche per fini politici.

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Scrive David Turnbul: “Un modo di leggere l’immagine suggerisce che tutte le verità apparentemente universali, tutto il sapere che pare degno di fiducia, o le mappe autorevoli, sono parziali e inaffidabili in quanto nascondono un ordinamento sociale nascosto”.


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