Interi plotoni di soldati d’argilla, a grandezza naturale, avevano il compito di accompagnare nell’Aldilà il grande conquistatore Qin Shi Huang (259 a.C. – 210 a.C.), primo sovrano della Cina a fregiarsi del titolo di “Imperatore”, perché fu lui a unificare il paese, fino ad allora diviso in molteplici regni.

Nel 1974, un gruppo di contadini che stavano scavando un pozzo in un terreno appena fuori dalla città di Xi’an trovarono, a due metri di profondità, punte di frecce, lance e un soldato di terracotta grande quanto un uomo vero, che sembrava pronto per andare a combattere.

Quella statua era la prima di un intero esercito, replica fedele dell’armata che aveva consentito all’imperatore di unificare la Cina.

Fino ad allora si pensava che il mausoleo di Qin Shi Huang fosse perduto per sempre, ma l’inaspettato ritrovamento dell’Esercito di Terracotta, una delle scoperte archeologiche più importanti al mondo, ha consentito di fare luce su un’importante aspetto dell’arte cinese.
Ying Zheng salì al trono ad appena 13 anni. Quando riuscì a unificare la Cina, nel 221 a.C., prese il nome di Qin Shi Huangdi, che significa appunto “primo imperatore della dinastia Qin”. Fu lui a iniziare la costruzione di quella che sarebbe diventata la Grande Muraglia, mentre procedeva a unificare molti aspetti amministrativi del regno (moneta, pesi, misure), senza mai trascurare la forza militare del suo esercito.

Secondo Sima Qian, storico di corte della dinastia successiva, Qin Shi Huang si preoccupò della sua sepoltura terrena poco dopo essere salito al trono: 700.000 persone parteciparono ai lavori di costruzione del mausoleo, durati quasi 40 anni, che lasciarono comunque incompiuta l’opera, a causa delle rivolte che si verificarono un anno dopo la morte dell’imperatore stesso.
Il mausoleo è strutturato come una vera e propria città, che ricalca la configurazione della capitale imperiale, con una “Città Esterna” e una “Città Interna”, entrambe arricchite da diversi complessi sepolcrali, destinati a ospitare l’Esercito di Terracotta e non solo.
A oggi, il mausoleo è stato scavato solo in parte: secondo gli archeologi, il numero dei soldati d’argilla potrebbe aggirarsi intorno alle 8.000 figure, oltre a 130 carri e 670 cavalli, anche se il totale esatto delle statue non sarà probabilmente mai scoperto.

Ogni figura è un’opera d’arte unica, ognuna con la propria divisa, espressione del volto e pettinatura. Anche se oggi appaiono tutte della stessa tonalità di grigio, le statue erano originariamente colorate, per renderle il più possibile realistiche.
Riproduzione di guerrieri di terracotta colorati
Fonte immagine: Charlie via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 4.0
Sotto, colore residuo sull’armatura di un guerriero. Fonte Wikipedia:
Sotto, rappresentazione grafica dei colori originari dei guerrieri. Fonte: Wikipedia:
Oltre al suo Esercito, l’imperatore aveva voluto, per tenergli compagnia nell’aldilà, anche ballerini, musicisti e acrobati, che appaiono tanto gioiosi e vitali mentre compiono le loro esibizioni quanto sono invece austeri e marziali i soldati dell’Esercito.
Immagine di Pubblico Dominio
Secondo quando scrisse lo storico Sima Qian, vissuto circa un secolo dopo la morte dell’imperatore, “il sepolcro fu riempito di rari artefatti e meravigliosi tesori”, come modelli di palazzi, vasi pregiati e pietre preziose. Nella tomba scorrevano, pare, fiumi di mercurio, attraverso colline e montagne di bronzo, mentre la finta volta celeste era costellate di perle che rappresentavano stelle e pianeti.
Fonte immagine: Wikimedia Commons – licenza CC BY 1.0
Quando il rito funebre dell’imperatore si concluse, il tumulo fu ricoperto di terra, rendendolo simile a una collina sulla quale furono piantati alberi e altra vegetazione, per camuffarlo.
Sotto, il mausoleo come appare oggi: una collina:
Immagine via Wikipedia
Il carro dell’imperatore:
Fonte immagine: Maros via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0
Fino ad oggi, il riposo dell’imperatore che anelava all’eternità non è ancora stato disturbato: gli archeologi non hanno aperto il tumulo, e pare che nemmeno i razziatori di tombe abbiano mai osato profanare, in questi 2000 anni, il sepolcro del grande Qin Shi Huang.
Soldati che impugnavano armi, rubate durate le rivolte successive alla morte dell’imperatore
Immagine di Pubblico Dominio
Il Mausoleo verrà aperto, secondo gli esperti di archeologia cinese, quando si sarà certi di non arrecare danno alla costruzione sottostante. La soprintendenza cinese attenderà quindi il periodo nel quale la tecnologia di scavo sarà tanto avanzata da garantire la preservazione dei reperti. Un’attesa che snerva gli appassionati di storia e archeologia, ma che potrebbe rivelarsi decisiva per conservare intatta la storia di un Imperatore mitico.