L’epitaffio di Sicilo è la canzone completa più antica al mondo, risalente ad un periodo di tempo compreso fra il secondo secolo avanti Cristo e il primo dopo Cristo. Nonostante il suo rocambolesco ritrovamento, e l’immane danno causatogli dal suo primo proprietario, rappresenta un documento storico dal valore inestimabile proprio per la sua integrità. Se l’inno a Nikkal è la canzone più antica al mondo, l’epitaffio di Sicilo è la composizione completa più antica mai ritrovata, corredata anche di note musicali in grado di indicare i tempi sonori della melodia.
Epitaffio di Sicilo, fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
La canzone è scritta sopra quella che assomiglia ad una piccola colonna, una stele, ed il testo è diviso in tre parti fondamentali:
- L’epigramma di 6 righe
- La canzone vera e propria, anch’essa in 6 righe
- La dedica dell’epitaffio
Epigramma
ΕΙΚΩΝ Η ΛΙΘΟΣ
ΕΙΜΙ · ΤΙΘΗΣΙ ΜΕ
ΣΕΙΚΙΛΟΣ ΕΝΘΑ
ΜΝΗΜΗΣ ΑΘΑΝΑΤΟΥ
ΣΗΜΑ ΠΟΛΥΧΡΟΝΙΟΝ
Un’immagine, [io,] la pietra,
sono; mi pone
qui Sicilo,
segno durevole
di un ricordo immortale
L’iscrizione poetica della stele è di tipo distico elegiaco, in gran voga in Grecia dopo il V° secolo avanti Cristo e in uso per tutti i secoli successivi, e richiama il tema del simbolismo legato alla morte del suo committente.
La Melodia
Ὅσον ζῇς φαίνου·
μηδὲν ὅλως σὺ λυποῦ·
πρὸς ὀλίγον ἐστὶ τὸ ζῆν.
τὸ τέλος ὁ χρόνος ἀπαιτεῖ.
Finché vivi, mostrati al mondo,
non affliggerti per nulla:
la vita dura poco.
Il tempo esige il suo tributo.
La canzone richiama il tema della caducità della vita, comunissimo a quel tempo e in larga parte diffuso sino al medioevo. In particolare la filosofia del “godersi la vita” era comunissima durante quel periodo, e se ne ritrovano sovente riferimenti artistici, come lo scheletro disegnato con il mosaico trovato ad Antiochia, sempre in Turchia.
Dedica
Σείκιλος Εὐτέρ[πῃ]
“Sicilo [, figlio] di Euterpo” oppure “Sicilo [, figlio] di Euterpe” quest’ultima una dea della musica.
La dedica è di difficile interpretazione perché, nonostante sia intelligibile, lascia aperto il dubbio riguardante la paternità, reale o metaforica, di Sicilo. Va notato che, ancor oggi nella Grecia Moderna, quando si compongono documenti ufficiali ci si identifica sempre citando anche il nome del padre.
Sotto, la notazione musicale della melodia secondo la notazione ionica e la notazione moderna:
Il rocambolesco ritrovamento
Il ritrovamento della stele avvenne durante la costruzione di una linea ferroviaria presso la città di Aydın, nella moderna Turchia e parte dell’antico regno di Pergamo e in seguito divenuta una città romana. In questo contesto storico si deve collocare la realizzazione della stele, che con maggiori probabilità è risalente proprio all’ultimo periodo delle ipotesi, quindi circa al I° secolo dopo Cristo. La stele fu trovata nel 1883 e rimase di proprietà di Edward Purser, impresario danese responsabile della costruzione della linea ferroviaria, che pensò bene di far tagliare la base in modo da mantenere la colonna in posizione eretta. La base non era priva di significato, perché riportava un’ulteriore riga di testo, persa ormai per sempre. Il taglio avvenne per consentire alla signora Purser di posizionare un vaso di fiori sulla sommità della colonna.
La stele entrò poi in possesso del genero di Purser, che la portò in una città vicino Smirne dove venne conservata sino al 1922, quando fu portata a L’Aia dal console olandese della metropoli Turca. Nel 1966, finalmente, giunse in un museo, a Copenaghen.
Sotto, l’Epitaffio al Museo Nazionale di Copenaghen. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
La Melodia di Sicilo doveva suonare, pressappoco, così: