L’Autopsia di Giulio Cesare fu fra le prime della Storia e l’ultima sino al 1500

L’assassinio di Giulio Cesare è certamente fra i più famosi della storia, così come la cospirazione che precedette l’uccisione del generale romano. L’uomo venne ucciso il 15 Marzo del 44 a.C., con 23 coltellate infertegli in diverse parti del corpo. Il cadavere rimase per qualche tempo nel Senato Romano, allora riunito nella curia di Pompeo nell’attuale piazza Argentina, fino a che non fu caricato su una lettiga e portato altrove.

Anche nella morte Cesare fu unico, perché oggetto di un esame autoptico

Se oggi questa pratica ci sembra assolutamente normale, oltre 2.000 anni fa non lo era per nulla, e per oltre 1.500 anni non venne registrata un’altra autopsia, né in epoca Romana né in epoca Medievale.

Dell’autopsia ne parla Svetonio, uno dei biografi e storici romani più famosi e oggettivi, che scrive:

Secondo quanto riferì il medico Antistio, di tante ferite nessuna fu mortale ad eccezione di quella che aveva ricevuto per seconda in pieno petto

Lo storico ci fa quindi conoscere un particolare decisamente curioso per l’epoca, ovvero la “violazione” del corpo per stabilire le cause della morte. Nonostante questo aspetto ci risulti oggi quasi insignificante, allora il corpo e l’anima erano legate da credenze religiose, e la religione stessa proibiva l’esame del cadavere.

Quella di Cesare non fu, ad ogni modo, la prima autopsia di un essere umano. Risulta registrata un’autopsia di Alcmeone di Crotone, medico del V secolo a.C., ma anche di Erasistrato ed Erofilo, due medici greci che si occuparono della dissezione di cadaveri e fondatori della Scuola Alessandrina. Più che autopsie a scopo forense furono ad ogni modo dissezioni a scopo scientifico, e quindi poco legate alla ricerca delle cause della morte.

Particolare raccapricciante è pensare che, sia Erasistrato sia Erofilo, non praticavano l’autopsia ma bensì la vivisezione dei condannati a morte, scoprendo in questo modo il funzionamento dei vari organi quando il malcapitato era ancora in vita. Si dovrà attendere sino al 1500 per scoprire le enormi potenzialità dell’analisi scientifica dei cadaveri, una pratica che fu introdotta prima da Andrea Vesalio e poi da Giovanni Battista Morgagni, nel XVIII secolo, quest’ultimo considerato il fondatore della moderna anatomia patologica.


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