Difficile poter dire con certezza quale albero, in tutto il mondo, sia il più isolato, lontano da altre forme di vita simili. Eppure, per moltissimi anni, l’Arbre du Ténéré (l’Albero del Ténéré) è stato considerato l’albero più remoto del pianeta, un’acacia solitaria che si ostinava a sopravvivere nella vasta distesa ostile del deserto del Sahara, nel nord-est del Niger.
Solitaria tra le sabbie del Ténéré, l’acacia cresceva in un luogo che un tempo era stato denso di alberi, e popolato dall’uomo. Era sopravvissuta a centinaia di anni di desertificazione, ma venne abbattuta, nel 1973, da un camionista ubriaco.
Immagine di condivisa via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 2.0
La regione del Ténéré non è sempre stata desertica. Durante il periodo Carbonifero era coperta dal mare, e successivamente si trasformò in una foresta tropicale. I dinosauri vagavano nella regione, che un tempo era anche il terreno di caccia di un coccodrillo soprannominato SuperCroc. Esseri umani moderni la abitarono già nel Paleolitico, circa 60.000 anni fa, andando a caccia di animali selvatici. Durante il periodo neolitico, circa 10.000 anni fa, antichi cacciatori lasciarono incisioni rupestri e dipinti che si possono ancora trovare in tutta la regione.
Ma a poco a poco, i cambiamenti climatici ridussero l’area ad un’inospitale distesa di sabbia, con poca vegetazione e una piovosità media annua di soli 2,5 centimetri. Anche le falde acquifere sotterranee si ridussero, così che, all’incirca agli inizi del 20° secolo, un piccolo gruppo di spinose acacie a fiore giallo era tutto ciò che restava degli alberi del Ténéré. Nel corso del tempo, morirono tutti tranne uno, che rimase l’unico albero superstite in un raggio di 400 km.
L’albero del Ténéré nel 1939
Il 21 maggio del 1939, Michel Lesourd, del Service central des affaires sahariennes, vide l’acacia solitaria, e scrisse:
“Bisogna vedere l’albero per convincersi della sua esistenza. Qual è il suo segreto? Come può essere ancora vivo nonostante le moltitudini di cammelli che scalpitano intorno ad esso? Com’è che nel corso dell’azalai (carovana di dromedari che due volte l’anno attraversava il deserto per trasportare il sale) non capita mai che un cammello disperso ne mangi le foglie e le spine? Perché i numerosi Tuareg che conducono le carovane del sale non tagliano i suoi rami per farne fuochi per preparare il tè? La sola risposta possibile è che l’albero sia tabù e come tale venga considerato dai carovanieri.”
Questo albero piuttosto stentato, alto circa tre metri, era comunque visibile da una distanza considerevole, e divenne quindi un punto di riferimento per i viaggiatori. La sua capacità di sopravvivere in un territorio così arido rimase un mistero, fino all’inverno del 1938/39, quando fu scavato un pozzo lì vicino, e si scoprì che il sistema radicale dell’acacia arrivava a 35 metri di profondità, dove c’era una sorgente. Durante o dopo la costruzione del pozzo, un camion andò a sbattere contro l’albero, che sopravvisse all’impatto, anche se perse uno dei suoi rami principali e la sua caratteristica forma a Y.
L’albero del Ténéré nel 1967
Nei decenni che seguirono, le carovane che attraversavano il deserto si fermavano a prendere acqua in quel pozzo. L’albero era così essenziale per orientarsi nelle sconfinate distese sabbiose del Ténéré, che era inconcepibile l’idea che qualcuno potesse danneggiarlo:
l’acacia era un faro vivente, tanto da apparire sulle mappe del deserto come uno dei pochi punti di riferimento
L’albero del Ténéré nel 1970
Fonte immagine: Peter Krohn via Krohn Photos
Nel 1973, in una infinita distesa completamente aperta, un camion di passaggio, guidato da un autista probabilmente ubriaco, andò a scontrarsi con quell’unico albero presente nell’intera regione. Questo secondo impatto con un mezzo meccanico fu fatale alla solitaria acacia del Ténéré, che fu sradicata, dopo 300 anni passati a osservare il lento andirivieni di uomini e dromedari.
Immagine di Holger Reineccius via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0
Nel novembre del 1973, il tronco dell’albero fu recuperato, e trasportato con un camion al Museo Nazionale del Niger, nella capitale Niamey, dove si trova ancora oggi. Al suo posto, tra le roventi sabbie del Ténéré, un artista anonimo ha collocato un albero di ferro, realizzato con tubi riciclati, barili vuoti, e vecchi pezzi di auto, nuovo punto di riferimento della regione (almeno fino all’arrivo del prossimo camionista ubriaco).
Immagine di Holger Reineccius via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0