Stando a quanto dice la canzone di Nat King Cole pubblicata nel 1946, la Route 66, anche conosciuta come la Strada Madre, vola da Chicago a Los Angeles per più di 2000 miglia passando, lungo il tragitto, un bel pezzo del Nord America e unendo così più stati. Quando venne inaugurata, nell’ormai lontano 1926, partiva da Chicago in Illinois e attraversava Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona e arrivava vicino la spiaggia di Santa Monica a Los Angeles, dopo un percorso che aveva portato i suoi viaggiatori a conoscere ed incontrare un bel pezzo degli Stati Uniti.
Insomma, che voi siate viaggiatori incalliti, semplici turisti amanti delle piccole curiosità dei luoghi che visitate, o appassionati cinefili, sicuramente almeno una volta nella vostra vita avrete sentito parlare di questa strada che nel secolo scorso è diventava in poco tempo una delle mete più agognate dai viaggiatori on the road desiderosi di ammirare i fantastici paesaggi che spesso venivano e vengono tuttora descritti nei film hollywoodiani.
La strada madre
Gli americani hanno iniziato a chiamarla la strada madre o anche The main road of America ( strada principale), perché fu una delle prime strade federali ad essere costruite nel lontano inizio ‘900, ma soprattutto perché grazie a lei molti posti, spesso piccole comunità rurali disperse nelle vastità degli stati USA, conobbero la prosperità venendo collegate alle città più grandi dove la gente si recava per cercare nuove possibilità.
Cartello stradale moderno, nel Nuovo Messico, lungo il percorso della Route 66 parte del National Scenic Byway. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:
Costruita in un periodo in cui l’automobile si avviava a diventare il mezzo di locomozione principale e più popolare degli Stati Uniti, e sopratutto poco prima dello scoppio della Grande Depressione, attraversava il paese letteralmente da una parte all’altra connettendo persone e luoghi e facilitando spostamenti che prima erano, quando non impossibili, sicuramente molto difficili. Insomma, in poco tempo e in special modo durante la crisi economica che devastò gli anni ’30 divenne letteralmente una “road to opportunity”, cioè un modo di cercare una seconda chance spostandosi più facilmente verso luoghi dove c’erano possibilità lavorative più ampie che in posti spesso piccoli e dimenticati. In poche parole incarnò nell’immaginario collettivo quello che molti conoscono come l’American Dream e tutto ciò le diede una popolarità che l’ha resa celebre nel corso dei decenni a venire e che perdura tutt’oggi.
La guerra e il dopoguerra
Con l’entrata nella Seconda guerra mondiale degli Stati Uniti, la Route 66 non fu esente dal fare il suo dovere. Di vitale importanza in quanto principale via di rifornimento per le unità militari di stanza a San Diego e impegnate nel Sud Pacifico, contribuì a facilitare la mobilitazione della manodopera in un periodo di fervente movimento. Infatti proprio durante gli anni della guerra il governo statunitense aveva investito un ingente capitale in progetti atti alla creazione di nuove industrie nell’area occidentale degli USA tra Los Angeles e San Diego.
Uno dei numerosi tratti rettilinei della strada. Fotografia di David Winkler condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:
Questo creò una grande quantità di nuovi posti di lavoro e di conseguenza nuove migrazioni verso Ovest. Non solo, favorì la nascita lungo la strada di moltissime attività commerciali che, dopo la guerra, aumentarono ancora di più, posti come garage, trattorie turistiche, e i classici Motel che ancora oggi possiamo trovare lungo le strade statunitensi.
Dopo una Depressione economica che aveva messo in ginocchio il paese e aveva tolto la casa e le speranza a tantissima gente, e dopo una guerra mondiale tremenda, la Route 66 divenne, per chi la percorreva, un modo di rinnovarsi e di avere nuove opportunità, e questo ebbe un’impatto fortissimo nell’immaginario collettivo dell’epoca.
Tuttavia tutta questa mobilitazione comportò anche una profonda riflessione “economica” su come dovessero evolversi gli spostamenti in un paese grande come gli Stati Uniti che avevano tutta l’intenzione di diventare una superpotenza mondiale.
La Route 66 non era una strada lineare, scendeva e spesso curvava, attraversava paesaggi particolari e sicuramente spettacolari quali i deserti dell’Arizona, la Monument Valley e così via, ma purtroppo non era stata costruita in maniera tale da poter contenere il flusso di traffico che transitava già durante la guerra e che nel dopoguerra aumentò ancora di più.
Stazione di servizio Whiting Brothers danneggiata dal fuoco ed abbandonata (Nuovo Messico). Lungo tutta la 66 sono compiuti sforzi per conservare gli edifici originali come questo. Fotografia di Kellie Thorne di pubblico dominio:
Il sistema autostrade nel corso del tempo si era inoltre deteriorato ed era in condizioni terribili e pericolose con pavimentazione troppo stretta e strutture spesso troppo antiquate.
Il risultato fu che, per ordine dell’allora presidente in carica Dwight D. Eisenhower, venne varata una nuova legge federale nel 1956 che decretò la costruzione di nuove e più moderne autostrade a più corsie. Eisenhower stesso aveva prestato servizio durante la guerra ed era rimasto impressionato dall’efficienza delle autostrade tedesche, come egli stesso disse: “Durante la seconda guerra mondiale ho visto il superlativo sistema di autostrade nazionali tedesche che attraversavano quel paese e che offrivano la possibilità, spesso assente negli Stati Uniti, di guidare con velocità e sicurezza allo stesso tempo”.
Fu così che, entro il 1970, quasi tutte le arterie della Route 66 originale erano ormai stati raccordati con le moderne autostrade a 4 corsie. Entro il 1984 anche il pezzo finale della strada originale venne aggirato e cedette il passo all’autostrada.
La Route 66 monumento nazionale
La storia della Route 66 oggi è diventa famosa al punto tale nella storia Americana che la sua popolarità l’ha resa un vero e proprio “monumento nazionale” che dal 1994 si trova sotto l’amministrazione federale dei parchi nazionali che si occupano di promuoverne l’importanza in quanto monumento storico del Paese.
Città come Kingman (Arizona) promuovono il loro legame con la Route 66. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:
Negli stessi anni è nata anche la National Historic Route 66 Federation che si occupa proprio di conservare i tratti originali ancora esistenti della strada per preservarne il valore storico e culturale.
Nonostante il suo declino e nonostante il progresso la costrinse a lasciare il passo all’avanzare della modernità, la Route 66 ha contribuito a rendere indelebile nella mente nazionale ed internazionale un pezzo di storia del suo paese.
Canzoni e film ne hanno immortalato i paesaggi e le storie di coloro che ci si sono avventurati sperando di trovare nuove opportunità future: un’esempio è la già citata canzone “Get your kicks on ruote 66” di Nat King Cole rifatta nel corso degli anni da numerosi musicisti e cantanti; il film on the road per eccellenza Easy Rider del ’69; oltre che la nota serie televisiva degli anni ’60 Route 66 con Marin Milner e George Maharis dove due ragazzi a bordo di una Chevloret Corvette percorrono la strada incontrando avventure di ogni genere.
E proprio vetture come la Chevloret Corvette, la Cadillac e tante altre decappottabili e motociclette sono diventate il modo più agognato dai turisti e viaggiatori odierni di percorrere quella strada.
La sua vita è coincisa con uno dei periodo storici più turbolenti e veloci del ‘900 e come tutti coloro che si sono trovati a vivere quel periodo ha dato il suo contributo alla storia, alla cultura e alla società contribuendo ad accelerare il movimento e la migrazione del popolo e dando la possibilità a migliaia di persone di spostarsi da posti piccoli e rurali in città grandi come Chicago o Los Angeles.
E proprio come molti di coloro che hanno vissuto quei turbolenti anni è passata alla storia ed è entrata nell’immaginario collettivo incarnando molti dei sogni e delle contraddizioni, delle speranze vere o false che fossero di un popolo e di un paese intero.