Kesagake: l’Orso Antropofago che seminò Morte e Terrore nell’Hokkaidō

Il 1915 fu un inverno freddo nell’Hokkaidō, l’isola giapponese più a nord dell’arcipelago nipponico. Il Giappone era impegnato, a fianco della Triplice Intesa, nella Prima Guerra Mondiale, ma il terrore, quell’anno, arrivò anche sul fronte interno. Nei villaggi di Rokusensawa, Sankebetsu, Tomamae e Rumoi, a pochi chilometri dalla costa, un grande Orso bruno dell’Amur seminò panico e distruzione, ma sopratutto uccise sette abitanti, causando l’abbandono definitivo del villaggio di Rokusensawa, che divenne una città fantasma.

L’orso si era svegliato troppo presto dal letargo. Affamato e alla disperata ricerca di cibo, iniziò a cercarne nei villaggi dell’uomo, uccidendo coloro i quali si misero sul cammino fra lui e il suo pasto. Gli eventi storici narrati di seguito sono documentati con precisione e certezza grazie a Kimura Moritake, un ufficiale forestale che ricostruì i fatti nel 1961, grazie alla trascrizione scritta dei testimoni oculari ancora in vita e ai registri di 46 anni prima.

Tuttò iniziò nel Novembre 1915

Il primo avvistamento si registrò una mattina di metà novembre, quando l’orso apparve sulla soglia di casa della famiglia Ikeda, nel villaggio di Sankebetsu Rokusen-sawa, circa 30 chilometri verso l’interno rispetto alla costa ovest dell’Hokkaidō. L’incontro fu spaventoso, ma l’orso prese solo un po’ di mais e se ne andò poco dopo. Anche se era troppo presto per il risveglio dell’orso, gli incontri con gli animali selvatici non erano inconsueti nella zona, e la comunità non prestò molta attenzione all’episodio.

Il 20 Novembre l’orso apparve di nuovo. Il capofamiglia Ikeda si preoccupò, e chiamò i familiari e amici del villaggio per uccidere l’animale. Il 30 novembre gli abitanti riuscirono a sparare all’orso, che fu ferito e scomparve, lasciando una traccia di sangue. Seguirono la scia rossa su per il monte Onishika, ma non riuscirono a raggiungere la bestia ferita a causa di una tempesta di neve. Credendo che l’orso fosse ormai colpito a morte, i cacciatori desistettero, e tornarono indietro.

Un Dicembre di Sangue

L’orso riapparve il 9 Dicembre alla porta della famiglia Ōta. All’interno della casa la donna di casa, Abe Mayu, stava accudendo un bambino di nome Hasumi Mikio. L’orso entrò con violenza nella casa ed uccise immediatamente il bambino. Rivoltosi verso Mayu, la colpì e la trascinò fuori dalla casa, trascinandola nel bosco. La mattina seguente fu organizzata una squadra di 30 uomini per la ricerca dell’animale, che fu trovato a soli 150 metri di distanza nella foresta.

Sotto, ricostruzione della casa della famiglia Ōta. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Furono esplosi 5 colpi ma solo uno andò a bersaglio, ferendo superficialmente l’animale. Abe Mayu fu trovata squartata dall’orso, che ne aveva mangiato la gran parte, lasciando intatta solo la testa e una gamba, che stava seppellendo in modo da preservarli per il futuro.

Gli abitanti del villaggio vivevano le ore come momenti di panico, certi che l’orso antropofago si sarebbe ripresentato. La notte del 10 Dicembre furono 50 le persone a guardia della casa degli Ōta, ma quando apparve solo uno riuscì a sparare un colpo, peraltro andato a vuoto.

A casa dei Miyouke

Le 50 persone a casa degli Ōta videro fuggire l’orso, ma immaginavano che, quella stessa notte, l’animale avrebbe visitato un’altra casa. A casa Miyouke si trovavano donne e bambini. Yayo, la moglie di Miyouke Yasutarō, stava cucinando con il quarto figlio in spalla, quando udì un rumore provenire dall’esterno, e ormai era troppo tardi. Affacciatasi alla porta, l’orso rovinò in casa dalla finestra, dando casualmente fuoco ad alcuni stracci con le fiamme della cucina. La lampada a olio si ruppe e si spense, e la stanza cadde nell’oscurità.

Raffigurazione di una scena. Fotografia di Tsutomu Mazda via Flickr:

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

L’Orso bruno dell’Amur sfogò la propria ferocia contro Yayo, caduta a terra a causa del secondo figlio, Yūjirō, che tentava di aggrapparsi alle gambe. A guardia della casa era rimasto solo un uomo, di nome Odo, che fu immediatamente richiamato all’interno dal frastuono della lotta. Una volta entrato in cucina, l’orso rivolse all’uomo la sua ferocia, colpendolo con i poderosi artigli. Pochi attimi dopo raggiunse Kinzō, il terzo figlio dei Miyouke, e lo sbranò. La stessa sorte toccò anche ad Haruyoshi, quarto figlio dei Saitō, e Take, moglie di Saitō Ishigorō che all’epoca era incinta. La donna venne uccisa e mangiata parzialmente sul posto, anche se l’orso non le toccò la pancia. I testimoni del 1961 raccontarono addirittura che il feto della donna fu estratto vivo, ma che morì poco dopo.

L’orso aveva ucciso 5 persone quella notte, ed il piccolo Yūjirō morì tre anni più tardi a causa delle ferite riportate

Yayo riuscì, grazie all’intervento di Oda, a scappare dalla casa e ad allertare la squadra di uomini. Sentendo ancora dei forti rumori all’interno, proposero di dar fuoco all’abitazione, ma Yayo si oppose, sperando di trovare ancora dei bambini vivi al suo interno.

Gli uomini circondarono la casa, ma quando l’orso uscì, per paura di colpirsi a vicenda, gli uomini non spararono, e l’animale fuggì indisturbato. All’interno della casa furono trovati Rikizō e Hisano, primo figlio e figlia dei Miyouke, feriti ma sopravvissuti.

Fotografia di Tsutomu Mazda via Flickr:

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Il villaggio venne abbandonato quella notte stessa

Kesagake – Lo sfregiato

Miyouke Yasutarō decise di contattare un famoso cacciatore di orsi, Yamamoto Heikichi, che si recò al villaggio. Questi affermò che l’orso altri non era che “Kesagake” (袈裟懸け – malamente traducibile come: “lo sfregio diagonale sulla spalla”) animale che in precedenza aveva già ucciso tre donne. Yamamoto sulle prime rifiutò l’offerta per la caccia, dato che aveva venduto il suo fucile per acquistare dell’alcool.

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

La statua dell’orso. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

13 Dicembre – Kesagake torna sui suoi passi

Il 13 dicembre, dopo due giorni di calma senza attacchi nei villaggi limitrofi di Rokusensawa, un gruppo di 60 uomini armati fece ritorno a casa Ōta, dove scoprì che l’animale era tornato a cibarsi delle provviste invernali. Kesagake aveva visitato altre 8 case vicine, sempre alla ricerca di cibo, e aveva fatto diversi danni. Fortunatamente il villaggio era ormai abbandonato, e non si registrarono altri morti. Quella sera uno degli uomini sparò un colpo verso un’ombra fra gli alberi, ma dell’orso non fu registrata traccia.

Fotografia di Tsutomu Mazda via Flickr:

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

14 Dicembre – La fine della Caccia

La mattina seguente la squadra trovò sulle rive del fiume le impronte dell’orso e il suo sangue. Kesagake era stato ferito di nuovo. La tempesta di neve era imminente, e si decise di tentare una caccia all’ultimo sangue, prima di perdere ogni traccia dell’animale. Yamamoto decise di seguire la scia da solo con due accompagnatori, in modo da muoversi rapidamente.

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Heikichi era un cacciatore di orsi esperto, e previde con successo il comportamento di Kesagake. Riuscì a trovarlo appoggiato ad una quercia giapponese, e si avvicinò a soli 20 metri prima che l’orso si accorgesse della sua presenza. L’animale si girò di scatto, e Yamamoto lo colpì prima al cuore e poi alla testa, uccidendolo. La bestia pesava 340 chilogrammi ed era alta 2 metri e settanta centimetri. Nel suo stomaco vennero ritrovate diverse parti delle sue vittime, e vennero conservati il suo teschio e pari della sua pelliccia, oggi perdute.

Il Villaggio fantasma

Rokusensawa divenne rapidamente un villaggio fantasma, con gli abitanti ormai terrorizzati dagli attacchi degli orsi. In tempi recenti è stato realizzato il “Sankebetsu Brown Bear Incident Reconstruction Location” (三毛別羆事件復元現地 Sankebetsu Higuma Jiken Fukugen Genchi), una ricostruzione di una casa dell’epoca con la descrizione di quelli che furono gli eventi e i luoghi degli attacchi. Vicino all’abitazione si trova anche una statua dell’orso, simile nelle proporzioni a quelle di Kesagake.

Le cause degli attacchi

L’orso non è un animale naturalmente antropofago, e solitamente evita il contatto con gli esseri umani. A meno che non sia l’uomo ad invadere il suo habitat, come fece imprudentemente Timothy Treadwell, l’orso si tiene il più possibile alla larga da insediamenti antropizzati. Gli esperti spiegano che la ferocia di Kesagake fu causata, probabilmente, da una fame incontrollabile, causata dal prematuro risveglio dal letargo.

Un Orso bruno dell’Amur in uno Zoo Giapponese. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

L’Hokkaidō inoltre fu oggetto di ampie deforestazioni dalla fine del periodo Edo, che ridusse drasticamente le prede naturali dell’orso, in modo simile alle cause dell’antropofagia dei Leoni dello Tsavo. Deforestazione e crescente antropizzazione causarono un avvicinamento progressivo dell’uomo all’orso, culminato in questo tragico episodio.

Come accadde per la Tigre di Champawat inoltre, l’orso Kesagake fu ferito da un primo colpo di fucile, il che potrebbe averne acuito enormemente la ferocia e l’impossibilità di cacciare prede naturali. Anche se l’Orso Bruno dell’Amur causò sette morti, la prima vittima dell’uomo fu, naturalmente, l’orso stesso.

Sotto, un’insegna della “Strada degli Orsi”, la strada 1049 vicino al villaggio. fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Dall’episodio venne tratto un film horror nel 1990, chiamato  “Yellow Fangs”, di cui trovate il video sotto:


Pubblicato

in

da