Kenpo – I segreti dei Samurai: tradotta la guida per la Polizia Giapponese del 1888

E’ stato recentemente tradotto un libro scritto da un Samurai del XIX secolo, che descrive le tecniche di arti marziali progettate per aiutare gli agenti di polizia dell’epoca. Le pratiche includevano l’immobilizzazione dei sospetti con delle stringhe di carta e mosse che consentivano agli agenti di immobilizzare i sospetti senza provocare ferite mortali con la spada. Il volume fu pubblicato nel 1888, un periodo nel quale, ormai, la classe dei Samurai aveva perso la gran parte dei propri privilegi e le scuole per i “cavalieri” nipponici erano ben disposte a svelare parte del loro sapere millenario.

Il volume coinvolse ben 16 scuole di arti marziali Giapponesi, e ogni scuola “svelò i propri segreti più nascosti dimostrando la propria competenza”, scrive Tetsutaro Hisatomi, autore del volume ed egli stesso un samurai. All’inizio del libro, che venne intitolato “Kenpo” (nome proprio di un’arte marziale giapponese), un samurai di nome Ohara Shigeya sollecita coloro che lo stanno leggendo a diventare agenti di polizia e utilizzare le tecniche apprese senza causare danni inutili.

Le cose che ci vengono concesse dal cielo non devono essere sprecate o utilizzate con noncuranza. La vita è preziosa, e si dovrebbe percorrere la strada della carità e della benevolenza. E’ il reato che deve essere odiato, non la persona, e ci si deve basare sempre sulla legge“, scrive Shigeya.

Il declino dei samurai

Nel 1868 l’ultimo Shogun giapponese (una carica militare e politica ereditaria fin dal XII secolo) fu destituito e il governo del Giappone tornò nelle mani dell’Imperatore, un evento noto come la restaurazione Meiji. Le riforme che seguirono questo fatto compresero anche l’abolizione dei privilegi della casta dei Samurai, mettendo la parola fine ad una tradizione secolare.

Eric Shahan, l’esperto che ha curato la traduzione del testo, spiega cosa significò questa circostanza: “Opere come il Kenpo, con illustrazioni passo-passo, non erano disponibili sino a dopo la Restaurazione Meiji. Furono una risposta al declino dell’interesse per le arti marziali. Alcune scuole cominciarono a pubblicare informazioni accessibili a vasti strati della popolazione, incoraggiando le persone a iniziare la pratica delle arti marziali”.

L’offesa come arma di difesa:

Libro Segreti Samurai 3

La polizia del XIX secolo in Giappone era preoccupata di non farsi prendere la spada, e il libro visualizza diverse tecniche per evitare questa circostanza. In questa immagine l’ufficiale trattiene la spada, impedendo che venga presa, mentre colpisce il sospetto con l’altra mano.

Prendere il controllo:

Libro Segreti Samurai 1

In questa illustrazione l’ufficiale prende il polso del sospettato, facendogli perdere l’equilibrio.

Non uccidere:

Libro Segreti Samurai 2

Con l’ufficiale di polizia che tiene il polso del sospettato, che è in equilibrio precario, l’ufficiale può porre fine alla lotta quando preferisce. L’ufficiale in questo modo non ha necessità di usare la spada per uccidere inutilmente.

I Legacci

Libro Segreti Samurai 5

Nell’evento che la corda scarseggi si possono legare soltanto le dita media del sospetto, come mostrato nell’immagine sopra.

 

Libro Segreti Samurai 4

Non si parla di manette nel libro, mentre invece ci sono amplie sezioni dedicate alle legature coi lacci, come nell’immagine sopra.

Kappo: le tecniche di rianimazione

Libro Segreti Samurai 6

Libro Segreti Samurai 7

Il libro ha anche una sezione sul “Kappo”, le tecniche di rianimazione che possono essere utilizzate per aiutare qualcuno che ha subito un incidente. La tecnica sopra è pensata per aiutare qualcuno che è a rischio annegamento. L’ufficiale mette lo stinco lungo la schiena della vittima, mentre con le mani gli preme la pancia.

Shahan, che detiene un San Dan (Cintura nera di terzo grado) in Kobudo, ha auto-pubblicato su Amazon la sua traduzione in inglese del libro di formazione.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...