Questa storia ha per protagonista una ragazzina di 17 anni, un’adolescente come tante, con sogni per il futuro e belle speranze. Una giovane donna appena sbocciata alla vita, che come un fiore verrà privata dei suoi petali.
Siamo nel 1988, precisamente ad Adachi, in Giappone. Il liceo Yashio-Minami è frequentato da molte tipologie di studenti: da quelli brillanti come Junko a quelli svogliati e per nulla dediti allo studio, come Hiroshi Miyano (protagonista maschile di questa storia).
Junko Furuta è una ragazza brava a scuola, studiosa e con la testa a posto, a differenza di Hiroshi, bullo e prepotente che si vanta di far parte della Yazuka, la mafia giapponese.
Junko Furuta
Immagine via Wikipedia – Giusto Uso
Il gruppetto di teppisti capeggiato da Hiroshi, non ancora diciottenne, è costituito, tra gli altri, da Minato Shiji (16) e da Watanabe Yasushi (18).
Hiroshi, stanco di escogitare inutili tentativi di approccio verso Junko, che mai aveva ceduto al suo corteggiamento, si gioca la sua ultima carta. Junko è una ragazza per bene e oppone sempre netti rifiuti a quel pretendente che già gode di una brutta fama, nonostante la sua giovane età.
Hiroshi Miyano
Immagine via Wikipedia – Giusto Uso
Così Junko, da oggetto del desiderio si trasforma per Hiroshi in un bersaglio della sua vendetta.
Il rapimento
25 novembre 1988: i due amici di Hiroshi adocchiano Junko mentre lei sta passando in bicicletta, la avvicinano e prendono a calci la bici, facendola cadere a terra, poi fuggono via. Hiroshi si avvicina alla ragazza fingendo di esser passato lì per caso, si mostra gentile con lei aiutandola a rialzarsi e si offre persino di accompagnarla a casa.
Junko non sa che è appena caduta nella sua trappola.
Hiroshi afferra con la forza la ragazza e la porta prima in un magazzino, poi in un hotel dove la violenterà per ben due volte…
…il primo petalo del fiore viene strappato…
Poi il suo rapitore la porterà in una casa di proprietà dei genitori di Minato, nel quartiere Ayase di Adachi, dove verrà stuprata dal branco di amici di Hiroshi: quella casa diventa presto il ritrovo di tutta la banda al completo, che compie ogni genere di efferatezze.
40 giorni durante i quali Junko subisce di tutto: dalle torture fisiche a quelle psicologiche, divenendo di fatto un giocattolo sessuale per soddisfare le fantasie sadiche di giovani sbandati e dalla mente ormai ottenebrata dalla violenza. 40 giorni di agonia pura, dove il suo corpo diventa carne da macello. Junko viene persino obbligata dai suoi aguzzini a chiamare i genitori, per rassicurarli che sta bene e che non vuole esser cercata. Tutto questo per evitare ogni sospetto.
Ogni singolo giorno un petalo viene strappato via…
1- Viene violentata oltre 400 volte
2- Appesa al soffitto e usata come sacco da boxe
3- Viene fatta cadere di pancia su bracieri accesi
4- Costretta a mangiare scarafaggi vivi
5- Costretta a bere la sua urina e a masturbarsi davanti ai suoi aguzzini
6- Nelle parti intime le vengono infilati oggetti di ogni sorta… persino fuochi d’artificio, che danneggiano irrimediabilmente l’apparato riproduttivo.
7- Le bruciano la vagina spegnendole sigarette sul clitoride, e le palpebre, sulle quali mettono candele accese.
8- Le Strappano via un capezzolo con una pinza, poi ricucito con un grosso ago.
9- Dall’autopsia, una volta ritrovato il corpo, risultò essere incinta, nonostante i gravi danni all’utero (gli orifizi erano diventati un tutt’uno a causa delle lesioni inflittele).
10- Le gambe le vengono ustionate come punizione per aver cercato di chiamare la polizia per telefono
11- Viene lasciata dormire sul balcone o in un congelatore, in pieno inverno e semi nuda
Il fiore ormai aveva tutti i suoi petali strappati via…
Il 4 gennaio del 1989 Junko muore.
Il corpo prima viene nascosto in un fusto vuoto di benzina, riempito da una colata di cemento, e poi abbandonato in una discarica isolata.
Dopo il delitto, Hiroshi Miyano e Jō Ogura, arrestati per uno stupro e tratti in inganno dai poliziotti (che cercano i colpevoli dell’omicidio di un’altra donna), indicano il luogo dove è stato occultato il corpo di Junko: i due confessano un crimine sul quale nessuno stava indagando. L’autopsia confermerà tutte le torture che la giovane ha subito in quei 44 giorni di prigionia e le tracce di sperma proveranno chi ha abusato di lei.
La sentenza
Dopo un lungo processo gli imputati sono condannati ad una pena assai minore a quella sperata, perché minorenni, e oggi sono uomini liberi. Hanno persino cambiato identità, ma la loro indole criminale non è mutata.
Nonostante le prove schiaccianti e le foto che questi aguzzini avevano scattato nel momento dei loro atti criminosi, la giustizia non ha fatto che parzialmente il suo corso:
Hiroshi Miyano, condannato a 17 anni di carcere (poco dopo il suo rilascio è stato accusato di frode, ma non è tornato in carcere per mancanza di prove);
Nobuharu Minato, riceve una condanna da quattro a sei anni nel processo di primo grado, che in appello diventa da cinque a nove anni. Nel 2018 sarà nuovamente arrestato per tentato omicidio;
Yasushi Watanabe riceve una pena dai cinque ai sette anni;
Jō Ogura sconta otto anni di carcere. Nel 2004 viene nuovamente arrestato per aggressione e minacce nei confronti di un presunto rivale in amore ed è condannato a sette anni di prigione. Non è irrilevante raccontare che la madre di questo tristo figuro si rende colpevole della profanazione della tomba di Junko, colpevole, secondo lei, di aver rovinato la vita del figlio.
I genitori di Junko, distrutti dal dolore, non hanno potuto fare altro che accettare una sentenza che dir “scandalosa” è poco. Oltre al peso di sapere che circa un centinaio di persone era a conoscenza di ciò che stava subendo la loro figlia, e nessuno ha fatto nulla.
Un fiore è stato distrutto solo per vendicarsi di un rifiuto.
Un fiore è stato distrutto per la brutalità e l’aridità di sentimenti da parte di menti contorte, che nella vita non hanno saputo parlare che con il linguaggio della violenza, per ottenere ciò che volevano… ma di fatto non hanno ottenuto nulla. Solo un grande vuoto.