Julia Pastrana: la “Donna Scimmia” che venne Mummificata dal proprio Marito

Julia Pastrana fu un personaggio del XIX secolo, e nonostante il suo aspetto inusuale, ebbe una vita abbastanza comune per l’epoca. Nacque a Sinaloa, in Messico, nel 1834. Fin dalla nascita fu affetta da quella che oggi è nota come ipertricosi, una malattia che causa una sproporzionata crescita di peli in tutto il corpo, ma che allora era completamente sconosciuta. Il suo viso e il corpo erano coperti di peli simili a capelli, e il grande naso e le orecchie rendevano il suo aspetto in un certo qual modo scimmiesco.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Nonostante una figura non proprio “femminea”, riuscì a trasferirsi negli Stati Uniti, trovando lavoro come artista a New York. Julia Pastrana era infatti in grado di cantare e ballare a livello professionale, doti che la portarono a lavorare con il manager J.W. Beach presso la Sala Gotica di Broadway. Il suo numero consisteva nell’indossare un vestito rosso e cantare melodie popolari spagnole o danzare sulle note delle cornamuse al ritmo delle Highland Fling.

Il suo arrivo negli States non è documentato con certezza. Forse la donna era parte di una tribù di nativi chiamata Ocoroni, in Messico, dove la Pastrana era conosciuta come “donna lupo”. Julia visse con la madre fino alla morte di quest’ultima, dopodiché fu venduta a un circo. Un’altra versione la vede membro della tribù dei Root Diggers, ma entrambe alla fine sostengono che Julia finì in casa di Pedro Sanchez, allora governatore di Sinaloa, e lasciò la casa nel 1854, acquistata dal funzionario di dogana Francisco Sepúlveda che la portò negli Stati Uniti.

Il Matrimonio e i viaggi in Europa

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Nel 1854 incontrò il futuro marito, Theodore Lent. Dopo poco i due si sposarono e Lent divenne il manager della donna. La coppia viaggiò per tutti gli Stati Uniti e l’Europa, e Julia divenne famosa come “La Donna Scimmia”, la “Donna Orso” o la “Signora Baboon”. Lent non si limitò a gestire la carriera teatrale della moglie, ma tentò di sfruttare la sua malattia anche con professori e medici dell’epoca. Egli montò una storia che raccontava di come la madre della donna avesse lasciato la propria tribù e si fosse recata in montagna, dove si era accoppiata con le scimmie dando alla luce, appunto, Julia Pastrana.

Mentre veniva esaminata dai medici, il marito impediva alla moglie di parlare, in modo da pilotare meglio il discorso sulle domande che venivano rivolte. Diversi esperti espressero opinioni divergenti: per alcuni “luminari” la donna era un ibrido fra un essere umano e un orango tango, per altri faceva addirittura parte di una “specie distinta”.

Lo zoologo Francis Buckland affermò che Julia, in realtà, era solo una donna messicana deformata, mentre Samuel Kneeland Jr. sostenne che era una donna di origine nativo-americana. L’ultima ipotesi si rivelò essere la più affidabile:

Julia era probabilmente di origine della nazione Paiute

Persino Charles Darwin discusse il suo caso, descrivendola come segue:

“Julia Pastrana, una ballerina spagnola, era una donna straordinariamente bella, ma aveva una folta barba maschile e una fronte pelosa; fu fotografata e la sua pelle imbottita era esposta come spettacolo, ma ciò che ci interessa è che aveva nella mascella superiore e inferiore una doppia dentatura irregolare, una fila posizionata all’interno dell’altra, di cui il dottor Purland realizzò un calco. A causa della ridondanza dei denti la sua bocca sporgeva e il suo viso aveva un aspetto simile a quello di un gorilla”.

La Morte e la Mummificazione

Nel 1860, quando Julia aveva solo 26 anni, durante un tour a Mosca diede alla luce un bambino che sembrava avere la sua stessa malattia. Il bambino morì dopo un paio d’ore e, dopo pochi giorni, la Pastrana morì di complicazioni post-partum.

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Il marito non organizzò alcun funerale, e si affrettò a raggiungere un professore dell’Università di Mosca, chiedendogli di mummificare moglie e figlio. Due anni più tardi, Lent trovò un’altra donna barbuta e la sposò, cambiandole nome in Zenora Pastrana. Secondo alcune fonti storiche egli morì dimenticato e in rovina, nel 1884, in uno sperduto manicomio della Russia.

I corpi mummificati della Pastrana e del suo bambino finirono quasi dimenticati fino al 1921, quando vennero esposti in Norvegia, sino al 1970. Quando i resti furono inviati per una mostra negli Stati Uniti, nel 1976, alcuni vandali fecero irruzione nel deposito e mutilarono la mummia del bambino.

I resti del bambino furono consumati dai topi, e la mummia di Julia fu rubata nel 1979. Il corpo mummificato venne recuperato nel 1990 e posizionato  in una bara sigillata presso il Dipartimento di Anatomia dell’università di Oslo. Nel 1994 il Senato della Norvegia raccomandò di seppellire i suoi resti, ma il ministro delle Scienze decise di tenerli fuori terra, in modo da consentire agli scienziati di poter fare ulteriori studi.

Il corpo mummificato di Julia Pastrana:

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Nel febbraio del 2013, grazie all’interessamento del governatore di Sinaloa, Mario López, dell’artista di New York Laura Anderson Barbata e delle autorità norvegesi, il corpo fu consegnato al governo di Sinaloa ed è stato finalmente sepolto. Il 12 Febbraio 2013 centinaia di persone parteciparono al funerale di Julia, 153 anni dopo la sua morte, e oggi i suoi resti giacciono nel cimitero di Sinaloa de Leyva, vicino al luogo dov’era nata quasi due secoli prima.

La “Donna Scimmia”, un film del 1964 con Ugo Tognazzi per la regia di Marco Ferreri è basato sulla sua vita:

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