A migliaia di chilometri dalla civiltà, tra i ghiacci dell’isola artica di Beechley, c’è un piccolissimo cimitero ‘europeo’: qui sono sepolti i resti di tre marinai che parteciparono alla spedizione in Artico del britannico John Franklin, che tentò di scoprire il passaggio a Nord-Ovest.
Sir John Franklin
Tre marinai – John Torrington, John Hartnel e William Braine – furono le prime vittime di questa funesta spedizione, che non lasciò alcun superstite. Furono sepolti nel 1846 dai compagni, i quali andarono tutti incontro a un’orribile morte, tra cannibalismo e follia. 138 anni più tardi, nel 1984, una spedizione guidata dall’antropologo Owen Beattie riuscì a scoprire i corpi dei tre marinai, accertando le cause della morte per comprendere il motivo del fallimento della spedizione. All’apertura delle tombe, gli scienziati rimasero sconcertati da quello trovarono:
tre corpi perfettamente conservati, immuni dalle ingiurie del tempo
I velieri Erebus e Terror
Tutto cominciò nel 1845, quando due navi lasciarono la Gran Bretagna per non tornare mai più. Il tragico viaggio, conosciuto come la spedizione perduta di Franklin, ancora conserva dettagli non chiariti. A capo della spedizione c’era Sir John Franklin, ufficiale della Royal Navy, che era stato in Artico già tre volte. Con lui partirono 134 uomini, imbarcati sulle navi HMS Erebus e HMS Terror, velieri dotati di moderni strumenti di navigazione, e riforniti di viveri che dovevano bastare per tre anni: 15 tonnellate di carne conservata, 500 chili di uva passa, e grandi quantità di sottaceti.
Nei primi tre mesi, cinque uomini furono rimandati a casa, dopodiché quello che accadde agli altri è avvolto nel mistero, argomento di speculazioni e dibattiti. Probabilmente entrambe le navi vennero bloccate dai ghiacci nello Stretto di Vittoria, vicino all’Isola di Re William, nell’artico canadese. Gli equipaggi forse trascorsero due anni sull’isola, e i sopravvissuti poi decisero di abbandonare le imbarcazioni tentando di andare verso sud a piedi. Nel corso del tempo, molte ricerche hanno contribuito a mettere insieme una sorta di mappa, anche temporale, sul possibile svolgimento dei fatti. Nel 1850, da spedizioni di soccorso americane e britanniche, furono trovate le tombe dei tre marinai sepolti a Beechey Island.
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Nel 1854, l’esploratore scozzese John Rae trovò alcuni oggetti dell’equipaggio di Franklin tra gli Inuit di Pelly Bay, i quali informarono Rae di aver visto nella zona molte ossa umane, alcune delle quali spezzate in due, particolare che fece supporre il ricorso al cannibalismo, almeno tra gli ultimi sopravvissuti. Alcuni resti, trovati sull’Isola di Re William tra il 1980 e il 1990, mostrano segni di coltello nelle ossa, a dimostrazione dei disperati tentativi di sopravvivenza da parte degli ultimi marinai rimasti in vita.
Sicuramente la prima vittima di questa spedizione non avrebbe mai immaginato che il suo nome, molti anni dopo, sarebbe diventato famoso. Se il suo corpo non fosse rimasto intatto nel ghiaccio, John Torrington sarebbe semplicemente scomparso dalla storia: lui era un semplice fuochista a bordo della HMS Terror, di cui non si sa praticamente nulla: chi fosse, dove vivesse, perché partecipò alla spedizione, qualsiasi notizia che lo riguardi fu inghiottita dall’Artico canadese. Una targa inchiodata sul coperchio della sua bara informa che l’uomo, appena ventenne, morì il 1° gennaio 1846. Poi, un metro e mezzo di permafrost cementò la tomba di Torrington nel terreno, circostanza che consentì alla squadra di Beattie di esaminare un corpo perfettamente conservato.
Il marinaio era vestito con abiti leggeri, di cotone e lino, il suo corpo era adagiato su un letto di trucioli di legno, le membra tenute ferme da strisce di stoffa, mentre il viso era coperto da un tessuto sottile. Quando questo leggero sudario fu rimosso, gli scienziati subirono il più forte spavento della loro vita:
Due gelidi occhi azzurri sembravano fissarli in modo inquietante
L’autopsia ufficiale afferma che il corpo non recasse segni di traumi, né ferite o cicatrici. Il ragazzo, alto 1,65 metri, pesava solo una quarantina di chili, dettaglio che testimonia la malnutrizione di cui certamente soffriva. I campioni dei suoi tessuti e delle ossa rivelano sintomi di avvelenamento da piombo, forse causato dai cibi in scatola. I medici non hanno fornito una causa certa della morte, forse dovuta ad una serie di concause: polmonite, fame e avvelenamento da piombo che, probabilmente, intossicò tutto l’equipaggio. Dopo aver esaminato i corpi dei tre marinai, i ricercatori seppellirono nuovamente le mummie nella spiaggia di Beechey Island, dove resteranno probabilmente per sempre.
In tempi recenti sono state ritrovate le due navi della spedizione: nel 2014 fu localizzata la HMS Erebus, mentre nel settembre 2016 è stata la volta della Terror, in una piccola insenatura dell’Isola di Re William, che stranamente, o forse profeticamente, si chiama proprio Terror Bay.
Sopra, un’illustrazione da “The Sea: Its Stirring Story of Adventure, Peril, & Heroism”, di Frederick Whymper, dove si vedono la Erebus e la Terror fra gli Iceberg.