Era l’ultimo capo-guerriero della sua nazione, i Crow, e l’ultimo capo-guerriero vivente dei nativi americani delle Pianure.
Ma Joseph Medicine Crow, morto nel 2016 a 102 anni, era molto, molto di più: memoria storica del suo popolo, “custode dei ricordi” della sua nazione, ma anche sociologo e antropologo, in assoluto il primo membro dei Crow a ottenere un master universitario. La sua sapienza discendeva da una cultura orale, tramandata dal padre e soprattutto dal nonno materno White Man Runs Him, che aveva partecipato nel 1876, come scout al seguito del generale Custer, alla Battaglia di Little Big Horn, dove le truppe federali subirono una clamorosa sconfitta da parte dei guerrieri Cheyenne e Sioux. I Crow collaboravano con l’uomo bianco perché da sempre in lotta con la nazione Sioux.
White Man Runs Him
Un “tesoro nazionale”, lo ha definito Herman J. Viola, storico che collaborava con lui, e non solo per la nazione Crow: “Non c’è semplicemente nessuno come lui. Incontrando Joe Medicine Crow stai stringendo la mano al diciannovesimo secolo.”
Ma Joe non era solo questo: nato nel 1913, quando ormai le guerre indiane erano concluse e i nativi americani tutti confinati nelle riserve, Joe conquista il suo titolo di war-chief, capo guerriero della sua nazione, durante la seconda guerra mondiale, combattendo in Europa come scout nella 103° divisione di fanteria dell’esercito degli Stati Uniti.
Lui è sì un soldato dell’esercito statunitense, ma si sente anche (e forse soprattutto, chissà) un guerriero Crow, come suo nonno e suo padre, che aveva conquistato il titolo di war-chief a soli 22 anni.
Così combatte nella lontana Europa come fosse nelle grandi pianure del Montana, disegnandosi due strisce rosse sulle braccia e mettendo una sacra piuma d’aquila, che gli aveva dato un “uomo di medicina” della sua nazione, sotto l’elmetto
Lui sa che per conquistare il titolo di capo-guerriero deve superare quattro prove:
Toccare un nemico senza ucciderlo, prendere l’arma di un nemico, condurre un’operazione di guerra con successo e rubare il cavallo di un nemico
E ci riesce Joe, al pari dei valorosi guerrieri delle Pianure, ma sul suolo europeo: si trova faccia a faccia con un giovane soldato tedesco, che perde l’arma scontrandosi con lui. Joe allora depone la sua e i due combattono corpo a corpo. Ha la meglio Joe, che sta per strangolare il nemico, quando il ragazzo invoca disperatamente la mamma, e il guerriero decide di lasciarlo andare.
Ma l’impresa che più riempiva d’orgoglio Medicine Crow era un’altra, quella in cui riuscì a beffare un intero gruppo di ufficiali nazisti.
Così la raccontava lui:
“Nella seconda guerra mondiale sono riuscito a catturare cinquanta cavalli. Non erano cavalli ordinari. Appartenevano a ufficiali delle SS, sai? Durante gli ultimi giorni di guerra laggiù, c’era molta confusione, quindi un gruppo di questi ufficiali delle SS sale sui cavalli e scappa… Stavano tornando in Germania. E allora il vecchio indiano Crow li segue, tenendoli d’occhio. Quando si accampano per la notte, io sono entrato di soppiatto e ho preso tutti i loro cinquanta cavalli [facendoli fuggire] e li ho lasciati a piedi. Ne ho preso uno [per me], mi sono guardato intorno e ho anche cantato una canzone della vittoria dei Crow, da solo. I Crow lo fanno quando pensano di essere tutti soli, fanno cose del genere. Così ho cantato una canzone della vittoria.”
Più capo guerriero di così…
Per dovere di cronaca: Joseph Medicine Crow ha ricevuto la Bronzo Star Metal, una medaglia assegnata per atti di valore in combattimento, e la Legion d’honneur francese per il suo servizio durante la seconda guerra mondiale. Nel 2009 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama gli ha conferito la medaglia presidenziale per la libertà.