Jerome Seymour Bruner (1915-2016) nasce a New York da genitori polacchi di origine ebraica. Studia alla Duke University e poi ad Harvard dove, nel 1941, consegue il Ph.D. Nel giro di pochi anni, Bruner diventa uno dei ricercatori statunitensi più affermati in ambito psicologico, tanto da iniziare un percorso di ricerca volto a rinnovare la psicologia in ambito universitario denominato “progetto cognizione”.
Nel 1956 Bruner incontra, in Europa, lo psicologo svizzero Jean Piaget e viene a conoscenza delle opere di Lev Semënovič Vygotskij. Questi incontri sono importanti per Bruner che continua la sua costante ricerca riguardante il mondo della psicologia, tanto da fondare, nel 1960 ad Harvard, il Centro di studi cognitivi, ma non solo, lo psicologo approfondisce anche la ricerca psicopedagogica. Le ricerche di Bruner hanno una profonda connotazione sociale e aiutano l’America, soprattutto in quegli anni, a riflettere sul buon funzionamento del sistema scolastico nel senso più ampio del termine; ricordiamo, infatti, che fino al 1960, il sistema scolastico verteva fortemente sul modello attivista di John Dewey.
Grazie alle numerose riflessioni e all’attività di ricerca, nel 1959, Bruner presiede, a Woods Hole, la conferenza dell’Accademia Nazionale delle Scienze e, a seguito dell’evento, nel 1960, viene pubblicato il rapporto di revisione del sistema scolastico, dal titolo: “The process of education”. Seguono anni in cui la rivoluzionaria proposta psicopedagogica si diffonde in tutto il mondo e Brune continuerà per oltre un decennio a compiere studi inerenti la psicologia cognitiva.
Successivamente, nel 1972, Bruner si trasferisce alla Oxford University dove studia, approfondisce e definisce le ricerche riferite alla relazione tra cultura, mente e linguaggio.
Nel 1981 ottiene il premio “Thorndike” dall’American Psychological Association, conferitogli grazie all’attività svolta in materia di psicologia culturale, mentre nel 1987 gli viene conferito il Premio Balzan per la psicologia umana.
La psicologia cognitiva
Il concetto di set cognitivo è fondato sul dinamismo della mente: si percepisce e di conseguenza si apprende. Questa teoria è molto importante per quanto concerne l’impatto sulla psicopedagogia. Il modello dello psicologo statunitense risponde alla domanda: “Come conosciamo il mondo?”. Non a caso, le categorie mentali che formano le strutture sono “strategie cognitive” attraverso le quali il soggetto conosce la realtà in base alle motivazioni personali. Gli studi compiuti da Bruner sulla percezione, infatti, rivestono un significato importante in base alla personalità del soggetto, dei suoi bisogni e dei suoi obiettivi. Bruner individua nella rappresentazione quel processo mentale che riproduce nella mente umana esperienze derivate dall’ambiente esterno tramite la percezione e l’azione. Secondo lo psicologo ci sono tre diverse tipologie di rappresentazione:
Rappresentazione esecutiva: è la prima ad essere acquisita, dove il bambino rielabora esclusivamente informazioni pratiche ed immagini concrete.
Rappresentazione iconica: indipendentemente dalle azioni svolte, questa modalità consente di immaginare le cose e/o gli avvenimenti.
Rappresentazione simbolica: tramite i simboli, il soggetto rappresenta concetti ed azioni (a partire dai 12 anni).
Queste forme di rappresentazione sono molto importanti, poiché influenzano il tipo di strategia messa in atto dall’individuo per risolvere i problemi. I sistemi di rappresentazione divengono fondamentali e la scuola dovrebbe aiutare il bambino a capire i concetti espressi dai diversi codici come il linguaggio verbale. Grazie al linguaggio, l’individuo costruisce i concetti astratti e li divide in categorie.
Dalla nascita fino all’adolescenza, l’individuo attraversa le tre forme di rappresentazione e la scuola deve favorire contemporaneamente i tre tipi di rappresentazione.
Il concetto di Categoria
Il concetto di categoria è fondamentale nella psicologia di Bruner. Le categorie rappresentative influiscono sull’idea che il bambino ha degli oggetti che lo circondano e, di conseguenza, gli consente di organizzare la realtà in cui esso vive.
E` importante sottolineare che il contesto culturale riveste un ruolo di notevole importanza. L’influenza culturale, infatti, si concretizza attraverso le relazioni sociali. Il bambino instaura un rapporto con chi si prende cura di lui e il ruolo dell’adulto viene definito “scaffolding”, il quale si attua tramite:
Modelling – modellamento (l’allievo osserva l’adulto o l’insegnante durante lo svolgimento di un compito);
Coaching – allenamento ovvero il soggetto viene aiutato dall’adulto o dall’insegnante;
Scaffolding – assistenza cioè l’insegnante o l’adulto segue l’allievo;
Fading – allontanamento: il sostegno fornito dall’adulto o dall’insegnante giunge solo attraverso suggerimenti.
L’educazione, per Bruner, è un percorso di facilitazione attraverso il processo di comprensione della realtà. Un altro importante fattore che Bruner enfatizza riguarda il pensiero narrativo.
Secondo lo psicologo, il pensiero narrativo rappresenta la modalità cognitiva attraverso la quale il soggetto vive le esperienze e instaura scambi con la società. Per definire al meglio questa teoria, Bruner ha descritto alcune caratteristiche/proprietà che consentono di capire i contenuti del pensiero narrativo, ovvero:
Sequenzialità, intenzionalità, opacità referenziale, componibilità ermeneutica, violazione della canonicità, composizione pentadica, incertezza, appartenenza a un genere
Concludendo, il pensiero narrativo è un racconto di azioni ed intenzioni, dove le azioni si muovono nello spazio e nel tempo e le intenzioni delle narrazioni sono collegate ad un soggetto da cui dipendono le aspettative.
Consigli di lettura
Di seguito alcune delle opere più significative di Bruner che, a mio avviso, possono integrare le nozioni contenute in questo articolo:
“Verso una teoria dell’istruzione”
“The process of Education” (Il processo educativo dopo Dewey)