Jean-Jacques Rousseau e il suo “Emilio”

Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 1712 – Ermenonville, 1778) è considerato uno dei più grandi (e per alcuni aspetti controverso) studiosi della pedagogia del Settecento.

La sua vita inizia immediatamente con un fatto molto doloroso: la morte della madre avvenuta subito dopo il parto. Anche il padre lo lascerà presto, così a dieci anni Rousseau viene affidato alle cure di un pastore.

Jean Jacques mostra subito interesse per la lettura e lo studio ma, per necessità economiche, deve accettare un impiego in qualità di apprendista incisore. Successivamente, poco più che adolescente, decide di lasciare Ginevra e di dedicarsi ad una vita più gratificante ed avventurosa.  Nel 1742, dopo un periodo errante e vagabondo, incontra una ricamatrice, Therese Levasseur, con cui intraprende una relazione che lo porterà a mettere al mondo cinque figli. E’ in questo periodo che Rousseau acquista notorietà.

Jean-Jacques Rousseau ritratto da Maurice Quentin de La Tour intorno al 1750-1753

Immagine di pubblico dominio

Partecipa, nel 1750, a un concorso bandito dall’Accademia di Digione, trattando il tema “Discorso sulle scienze e le arti”, aggiudicandosi il primo premio e segnando, in questo modo, il suo periodo più fortunato. In questo momento fecondo, Rousseau scrive quelli che sono considerati gli scritti più celebri, ovvero il “Contratto sociale” (1762) e  “Emilio” (1762), ed è proprio di quest’ultima opera che desideriamo approfondire il pensiero.

L’ “EMILIO”, OVVERO “EDUCAZIONE DI UN ALLIEVO IDEALE”

Rousseau in quest’opera desidera approfondire ed esplicare una nuova concezione pedagogica al fine di creare un cittadino ideale, un modello che possa racchiudere tutti i principi più cari all’autore, ovvero l’antropologia, la politica, la natura e la psicologia. Per Rousseau è necessario lavorare affinché si possa sviluppare una nuova umanità, una nuova generazione di cittadini consapevoli e virtuosi e, ovviamente, Emilio ne è il primo rappresentante.

L’opera è composta da cinque libri. Vediamo in sintesi, cosa Rousseau desiderava comunicare con questo scritto.

Primo libro: inizia ancora prima della nascita di Emilio fino a quando il protagonista comincia a parlare. Rousseau definisce tutte le cure di cui Emilio ha bisogno da parte della madre (o della nutrice). L’autore è molto preciso e descrive minuziosamente l’alimentazione e i processi legati alla cura del bambino. Ciò che Rousseau sottolinea da subito e che desidera sia molto chiaro, è che il percorso di formazione di Emilio deve essere un’educazione “delle cose” e non “delle parole”, in modo tale che il bambino possa crescere indipendente. Qui prende forma anche la figura del precettore (in cui Rousseau si identifica).

Emilio – secondo libro

Immagine di Fivedit via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

Secondo libro: qui si assiste alla crescita di Emilio dai tre ai dodici anni circa. Il bambino inizia a giocare, a interagire con il mondo in maniera consapevole. In questo frangente diviene fondamentale il concetto di “educazione negativa”. E` importante definire questo concetto. L’educazione negativa consiste principalmente nella centralità del bambino nel processo educativo. Bisogna valorizzare l’acquisizione spontanea delle conoscenze ed è importante la totale assenza di costrizioni. La figura del precettore viene vista come un “agevolatore”, in quanto favorisce il ragionamento e l’apprendimento. Infine, la conoscenza deve derivare dall’esperienza personale e dalla spontaneità. In questo contesto, Emilio vive isolato, solo con il precettore e con alcuni servi. Inoltre, anche in questo libro, Rousseau pone l’attenzione sulla dieta del bambino: in breve, l’autore esplicita il fatto che la dieta vegetariana è più salutare di quella che comprende anche la carne, sottolineando come il fatto di cibarsi di un altro essere vivente da parte dell’uomo sia anche immorale. Rousseau non si accontenta di affermare questa teoria e cita persino Plutarco e il suo saggio “Del mangiar carne”, in cui si critica l’atto di cibarsi di carne definendolo “innaturale e barbaro”.

Nel terzo libro Emilio ha dai tredici ai quindici anni. Inizia la reale istruzione del fanciullo. Grazie a una vita sana e semplice, Emilio non ha pregiudizi di sorta e pochi bisogni. In virtù di questo, Emilio può dedicarsi tranquillamente agli studi, ma in forma pratica, cioè tutto ciò che viene appreso deve avere una propria utilità. Emilio viene accompagnato verso lo studio della fisica, della geometria, della geografia. Il ragazzo deve però apprendere grazie alla pratica e all’esperienza personale.

Illustrazione da un’edizione del XIX secolo dell’Émile

Immagine di pubblico dominio

Nel quarto libro Emilio ha dai sedici ai vent’anni. Il giovane inizia a doversi misurare con il proprio istinto sessuale. E’ tempo perciò, per il precettore, di passare dall’educazione “della natura” a quella “della società”. Secondo l’autore, il contatto con l’altro sesso deve essere ritardato il più possibile. Nel frattempo lo studio della storia aiuterà Emilio a comprendere i principi della riproduzione e l’introduzione della religione, e in particolare, la Professione di fede del vicario savoiardo, completeranno quella che verrà definita l’educazione sociale e morale. Infine Emilio, che ormai ha vent’anni, compie il suo ingresso in società. Diviene necessario trovare una compagna per il ragazzo, ma Emilio, disprezzando l’effimera civiltà urbana, decide di tornare in campagna.

Quinto libro. Emilio conosce Sophie, figlia di una ricca famiglia di campagna ma decaduta. Ben educata e virtuosa, la ragazza ed Emilio si innamorano. A questo punto, però, vi è un colpo di scena: il precettore desidera che i due giovani si separino per un periodo di due anni. La motivazione è semplice: Emilio deve poter viaggiare, visitare il mondo e compiere nuove esperienze, e non solo: i ragazzi sono ancora troppo giovani per poter divenire dei buoni genitori. Secondo Rousseau, l’uomo deve dominare le proprie passioni e deve agire in accordo con la ragione. Al rientro dai suoi viaggi, Emilio e Sophie si sposeranno  e vivranno una vita semplice e serena.

E’ bene sottolineare che in questo ultimo  libro, Rousseau definisce le differenze dell’educazione tra ragazzi  e ragazze, dove la donna ha l’unica missione di occuparsi della casa e della famiglia. L’autore sostiene che, mentre gli uomini dipendono dalle donne solo ed esclusivamente per i loro desideri, le donne dipendono dagli uomini totalmente, sia per i desideri che per i bisogni, in quanto meno indipendenti. Secondo Rousseau è “l’uomo che comanda” ma riconosce alla donna una sorta di capacità di manipolazione nei confronti dell’altro sesso, che per certi aspetti è anche più forte di quella dell’uomo.

Incisione del 1783 raffigurante Rousseau e Marie-Thérèse Levasseur nel 1778

Immagine di pubblico dominio

ROUSSEAU E L’EMILIO OGGI: UNA BREVE CONSIDERAZIONE

Concludendo questo nostro viaggio nell’Emilio, contestualizzando il periodo in cui  è stato scritto e attraversando la vita bizzarra ed avventurosa di Rousseau (ha prestato molta attenzione all’opera “Emilio” ma ha abbandonato i suoi figli e lasciato vivere in povertà la propria moglie) possiamo affermare che, a secoli di distanza, Emilio ci pone davanti a una riflessione sull’importanza della centralità del bambino nell’atto educativo, dell’educazione sensoriale ed esperienziale, senza dimenticare che oggi più che mai, in un mondo sempre più virtuale, i nostri bambini hanno bisogno di natura, serenità e di… fare da soli per raggiungere importanti traguardi, ovvero lo sviluppo della consapevolezza, dell’autonomia e delle competenze. Non male per essere stato scritto nel 1762…

Haidi Segrada

Haidi Segrada è esperta in glottodidattica infantile, formatrice e docente a contratto all’Università degli Studi dell’Insubria nell’ambito dei corsi CIM (Comunicare e Interagire con i Minori). Direttrice di Scuola dell’Infanzia, è autrice di diversi testi a carattere pedagogico- didattico e ideatrice del Metodo educativo-pedagogico per bambini dai 2 ai 6 anni “A.C.A. – Ascolto, Comunicazione, Azione”.