JB55: il volto di un “Vampiro” del ‘700 sepolto in Connecticut

Fra i tanti uomini sepolti a Griswold nel XVIII secolo, un paesino del Connecticut, uno in particolare era un po’ diverso dagli altri. A un certo punto, un po’ di tempo dopo la morte, fu riesumato e sepolto nuovamente dai suoi familiari, terrorizzati dalla paura che potesse tornare dalla tomba a consumarli. Questi gli incrociarono i due femori sul petto, segno inequivocabile di un’accusa infamante:

Il morto era un vampiro

@matteorubboli Ricostruito il volto di un VAMPIRO del ‘700 #vampiri #horror #dna ♬ suono originale – MatteoRubboli

Ma di lui sapevamo soltanto questo, che era stato accusato di vampirismo. Grazie alle ultime analisi effettuate conosciamo molto di più del “vampiro”, e abbiamo una testimonianza sicura riguardo il DNA del morto. Che no, in effetti non era un Conte Dracula.

Utilizzando il DNA estratto da un teschio, un artista forense ha creato una ricostruzione facciale di un uomo ritenuto un vampiro. Credit: Parabon Nanolabs, Virginia Commonwealth University

Dopo aver eseguito analisi del DNA, gli scienziati forensi di un’azienda con sede in Virginia, la Parabon NanoLabs e l’Armed Forces DNA Identification Laboratory (AFDIL), hanno concluso che al momento del morte, l’uomo deceduto (noto come JB55) aveva circa 55 anni e soffriva di tubercolosi. Utilizzando un software di ricostruzione facciale 3D, un artista forense ha mostrato i risultati della ricerca genetica su JB55: probabilmente aveva la pelle chiara, occhi sul marrone, capelli castani o neri e alcune lentiggini.

Sulla base del posizionamento delle gambe e del cranio nella tomba i ricercatori spiegano che a un certo punto il corpo sia stato dissotterrato e poi nuovamente sepolto, una pratica associata alla convinzione che qualcuno fosse un vampiro. Negli Stati Uniti, dove la tubercolosi colpiva con particolare violenza e causava di decine di migliaia di morti, la personificazione della paura colpiva individui che venivano accusati di essere dei vampiri.

Il folclorista Michael E.Bell scrive:

La malattia spesso causava una tosse sanguinolenta e lasciava le vittime pallide e scarne con sangue agli angoli della bocca

Ellen Greytak, direttrice presso Parabon NanoLabs e responsabile tecnico della divisione Snapshot Advanced DNA Analysis, spiega il motivo della sepoltura: “I resti sono stati trovati con le ossa del femore rimosse e incrociate sul petto. In questo modo non sarebbero in grado di andare in giro e attaccare i vivi“.

Per eseguire le analisi, gli scienziati forensi hanno iniziato estraendo il DNA dallo scheletro dell’uomo. Lavorare con ossa che avevano più di due secoli si è comunque rivelato difficile.

Le ossa del vampiro nella posizione in cui furono trovate

 

La dottoressa Greytak prosegue la spiegazione: “La tecnologia non funziona bene con le ossa, specialmente se quelle ossa sono storiche. Quando le ossa invecchiano, si rompono e si frammentano. Quando i resti sono rimasti esposti agli elementi per centinaia di anni, anche il DNA dell’ambiente proveniente da agenti esterni come batteri e funghi finisce nel campione. Lo scopo della ricerca era mostrare che siamo in grado di estrarre il DNA da campioni storici difficili“.

Nel sequenziamento del genoma tradizionale, i ricercatori si sforzano di sequenziare ogni pezzo del genoma umano 30 volte, una tecnica nota come “copertura 30X”. Nel caso dei resti decomposti di JB55, il sequenziamento ha prodotto solo una copertura di circa 2,5 volte.

Per integrare le parti mancanti i ricercatori hanno estratto il DNA da un individuo sepolto nelle vicinanze che si crede potesse essere un parente di JB55. Quei campioni hanno prodotto una copertura ancora più scarsa: circa 0,68X. I due erano parenti di terzo grado o cugini di primo grado, gli studi non sono stati in grado di dare un dato certo riguardo la parentela.

La storia del sequenziamento genetico di questo antico colono statunitense è vecchia almeno 30 anni. I resti furono dissepolti nel 1990, mentre nel 2019 gli scienziati forensi hanno estratto il DNA e lo hanno analizzato attraverso un database genealogico online, scoprendo che JB55 era un uomo, si chiamava John Barber, e che morì di tubercolosi a 55 anni. John era un contadino e sulla sua bara erano scritte le sue iniziali e l’età al momento della morte:

JB55

John era un bracciante che lavorava sodo. Al teschio mancano i due denti incisivi, sia superiori sia inferiori, inoltre aveva una clavicola rotta guarita in modo imperfetto e un ginocchio affetto da artrosi, che oltre al dolore lo faceva zoppicare vistosamente. La tubercolosi, anche nota come consunzione, era talmente grave che gli aveva danneggiato le costole, una malattia terribile che faceva pensare che i morti potessero tornare dalla tomba per consumare anche i vivi.

Tutti i risultati delle nuove ricerche sono stati svelati al “The International Symposium on Human Identification (ISHI)”, in corso dal 31 ottobre al 3 novembre 2022 a Washington, negli Stati Uniti.

Fonte: Live Science, articolo di Jennifer Nalewicki.


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