Nell’autunno del 1581, Ivan IV di Russia, detto il Terribile, si trovava con tutta la famiglia al completo nel suo palazzo ad Alexandrovskayja Sloboda, una delle più antiche sedi dei governanti russi.

Il 15 novembre, incrociando la nuora gravida nei corridoi del palazzo, si infuriò per l’abbigliamento della donna, secondo lui non adatto al suo status sociale, e la colpì in modo brutale, tanto da farla cadere. Durante la notte, la nuora abortì e, il giorno dopo, lo zarevic Ivan osò alzare la voce contro il padre. Lo zar non era certo il tipo da sopportare un tale affronto da chicchessia, tantomeno dal figlio, che sospettava – a torto – di tramare una ribellione contro di lui.

La psiche dello zar, infatti, era stata segnata per sempre dal clima di sospetti e intrighi in cui aveva trascorso l’ infanzia. Dotato di straordinaria intelligenza e cultura, Ivan giocò un ruolo molto importante nella storia della Russia, riuscendo a fermare i tartari ed espandendo i territori della Moscovia, ma le atrocità a cui aveva assistito ancora bambino avevano generato in lui un’ostinata diffidenza verso tutto il genere umano, compresi coloro che gli erano più vicini, forgiandone l’indole crudele che gli era valso il soprannome di “terribile”.

Alle parole accese del figlio, lo Zar fu colto da una collera incontrollabile e, brandendo il pesante scettro, gli si avventò contro.
Lo zarevic crollò a terra esanime

Per qualche secondo, Ivan rimase come paralizzato, poi si gettò disperato sul corpo del figlio e cercò invano di fermare il sangue che sgorgava dalle ferite. Servi e notabili accorsero atterriti. Lo zarevic respirava appena e, per tre giorni, lo zar pregò al suo capezzale, sperando in un miracolo e, divorato dal rimorso, strappandosi la barba singhiozzando.
Poco più che cinquantenne, sembrava invecchiato di dieci anni in pochi giorni

Lo zarevic Ivan era il suo figlio prediletto ed erede al trono. L’altro figlio, Fjodor, debole e malaticcio, non contava nulla a corte. Ivan, invece, era un uomo alto e vigoroso di 27 anni, dotato, come il padre, di un’intelligenza vivace e di una spiccata vena letteraria. Ma, soprattutto, i due condividevano lo stesso sadico piacere nell’ideare torture particolarmente cruente.

Lo zar faceva assistere il figlio al consiglio dei boiari e alle sessioni di tortura nelle segrete. Elysius Bomel, medico e astronomo di corte accusato di tradimento, fu lungamente seviziato alla presenza di zar e zarevic, prima di finire arrostito a fuoco lento. Altre volte, i due si dilettavano allo spettacolo di prigionieri sbranati dagli orsi, come nel caso di alcuni monaci accusati di aver nascosto parte del tesoro di un monastero.

Nel 1570, Ivan e il figlio – allora solo quindicenne – avevano dato sfogo alla loro inventiva sadica nel martirio di Novgorod. Lo zar aveva saputo che alcuni nobili della città – bella, ricca e densamente popolata – avevano tramato una rivolta, ed era determinato a dare una punizione esemplare. Nel 1569, alla testa dei suoi opricniki, il corpo speciale di tagliagola nerovestiti, a cui il popolo ben presto affibbiò il soprannome di Truppa di Satana, lo zar lasciò Mosca diretto a Novgorod. Dopo aver razziato e bruciato tutte le città fra Mosca e Novgorod, e massacrato gli abitanti, arrivò a destinazione il 2 gennaio del 1570.
A partire dal giorno dopo l’Epifania, e per cinque settimane, Ivan impazzò a Novgorod

Fece costruire un’alta palizzata intorno alla città, perché nessuno potesse scappare, e uomini donne e bambini vennero seviziati nella piazza principale, dove erano stati allestiti vari strumenti per le torture, tutte raffinate e cruente, arricchite dall’instancabile inventività dello zar.

Chi non finiva sbudellato, sventrato, castrato o arrostito, veniva trascinato dalle slitte, gettato nelle acque gelide del fiume e infilzato dalle lance degli oprichniki, se per caso riemergeva. Il massacro sistematico della popolazione arrivò a contare, secondo alcune cronache del tempo, circa 18.000 vittime, secondo altre anche 60.000. Dopo aver assistito con gusto a ogni serie di esecuzioni, zar e zarevic prima si raccoglievano in chiesa, poi si davano a banchetti e orge notturne.

Nei tre giorni passati a pregare davanti alle icone, affinché la vita del figlio venisse salvata, Ivan promise a Dio che non avrebbe più inflitto torture, che avrebbe liberato i prigionieri e costruito chiese, ma l’Altissimo fece orecchio da mercante. Il 19 novembre del 1581, lo zarevic spirò e Ivan, per giorni, rifiutò cibo e bevande, rimanendo sempre accanto al cadavere. Si sentiva doppiamente in colpa, perché aveva ucciso suo figlio e l’erede al trono.
Aveva dunque offeso sia Dio sia la Russia

Disperato per ciò che aveva fatto, e terrorizzato per la punizione divina che lo aspettava, Ivan iniziò a vagare per i corridoi del palazzo imperiale, urlando, sbattendo la testa contro i muri e dicendo che non era degno di essere lo Zar di tutte le Russie. Pochi anni più tardi, si ammalò gravemente e prese gli ordini monastici, con i quali si sentiva certo di espiare tutti i suoi peccati.
Credenza popolare vuole che sia morto mentre giocava a scacchi

Il debole Fëdor, nominato nuovo erede al trono dal padre, non durò a lungo e, dopo l’epopea di Ivan il Terribile, cominciò per la Russia un periodo di caos e turbolenze.