C’è un arcipelago proprio al centro del canale di Sicilia che fino a pochi anni fa era praticamente sconosciuto ai più, noto quasi esclusivamente agli appassionati di pesca subacquea e agli amanti della solitudine e del silenzio. Si tratta delle isole Pelagie: Lampedusa , Linosa e Lampione. L’ultima e’ uno scoglio disabitato, con appunto solo un faro a renderla visibile. Lampedusa e’ da qualche anno nota a tutti gli italiani per gli sbarchi di migranti che dal’ Africa vengono a cercare un Eldorado, che purtroppo non troveranno, mentre molti sono quelli che trovano la morte in quel tratto di mare ormai paragonato a un cimitero. L’isola si è formata da un pezzo di Tunisia staccatosi dalla terraferma, e da’ l’idea di una tavola bianca galleggiante su un mare cobalto. Le spiaggia sono di una bellezza che , per usare un modo di dire un po’ abusato, tolgono il fiato. Ma in questo caso non si tratta di esagerazione, e’ veramente così.
Sotto, la spiaggia dei conigli, fotografia di lampedusa_8 condivisa con licenza CC BY 2.0 via Wikipedia:
Linosa invece è un’isola vulcanica dall’aspetto aspro e selvaggio. Appare nera con coste frastagliate di rocce laviche simili a squame di antichi dinosauri, il mare ha una limpidezza di cristallo, e un’immediata profondità, che ne fa un paradiso per gli appassionati di immersioni, tanto che un particolare tratto di mare conosciuto dagli isolani come “la secchitella” , viene annoverato fra le sei più belle immersioni del Mediterraneo. Ma il fascino di quest’isola non e’ dovuto solo al mare, che certo e’ l’attrattiva principale, ma anche al suo paesaggio così aspro, a tratti quasi lunare, e insieme dolce, la’ dove le alture dei vulcani hanno creato valli che ,coltivate, ne ammorbidiscono il tratto.
E’ terra di contrasti quindi, anche il mare sembra amare gli eccessi: nei giorni di burrasca la forza dell’acqua e del vento fa veramente paura, ma nei giorni di bonaccia il mare si confonde col cielo ed è talmente immobile che pare bianco, e le barche viste in lontananza sembrano galleggiare fra cielo e mare. E come Leopardi, ognuno di noi potrebbe veramente restare sgomento davanti allo spettacolo di ” infinito” che è questo del “mare bianco”, così come si può restare sgomenti ad ascoltare il silenzio, nelle notti estive dense di milioni di stelle. Solo quando non c’è la luna il silenzio viene rotto dal canto delle berte, uccelli simili ai gabbiani, che nidificano negli anfratti delle rocce, solo su quest’isola e alle Tremiti. Il loro canto ricorda il pianto di un bimbo, anzi leggenda vuole che questi uccelli, dette anche diomedee, siano i compagni appunto di Diomede, che piangono la morte del loro eroe, e questo canto lascia un tale senso di struggimento, che siamo tentati di crederlo.