Ossido / Oxide / Oxyde
Un cuore verde batte nel bel mezzo di una delle zone più trafficate e tecnologiche della città: Rogier è un ammasso di palazzi con vetrate schermate che riflettono altre vetrate e solo qualche spiraglio di cielo. Più in alto, tutto è sovrastato da grandi insegne luminose che ipnotizzano, spesso roteando incessantemente.
Confusi da tutto questo movimento, può capitare di non percepire la sua presenza, nascosta dai troppi clacson e dai tram che, a contatto con le rotaie o con i cavi, non lasciano che scintille; eppure la vecchia orangerie è lì, con il suo corpo orizzontale che si contrappone diametralmente a tutto ciò che lo circonda.
Il sole tramonta nelle prime ore del pomeriggio alle spalle della Rotonda, che scruta dall’alto e fa da guardia al giardino esterno simmetrico e geometrico da decenni, cercando di mimetizzarsi come meglio può; pareti di ferro e vetro riempiono i vuoti tra le colonne in pietra e lasciano intravedere una pelle tatuata con intrecci di rami che non muoiono mai e che non hanno bisogno di cure. Linee che sembrano fatte di china, come quando da bambino soffiavi nella cannuccia e cercavi di dare forma ad una goccia, nera o colorata che fosse.
Questo edificio un po’ goffo e ammaccato delimita e soprattutto difende un confine che non è solo fisico: da una parte c’è il ritmo di una natura che, seppure in alcuni casi sia stata importata, è lasciata crescere e morire senza interferenze; è il tempo scandito dal lento nascere delle foglie o dello sbocciare di un fiore nella propria stagione. Un mondo che sta all’interno, dove gli unici rumori sono quelli della fontana o delle voci di una coppia di amiche da una vita, che non si stancano mai di raccontarsi le proprie avventure, sedute su una delle panchine tra i cespugli e un esterno, dall’altro lato, che corre, fatto di cemento e ferraglia.
Nonostante le Botanique* (o Kruidtuin in Dutch), dopo diverse vicissitudini legate al potere e al denaro a cui la Storia ci ha ben abituati, abbia dovuto cedere al compromesso di trasformarsi in una sala da concerti, luogo per eventi ed esposizioni per non veder le crepe diventare danni irreversibili o rischiare di essere abbandonato, resta una spilla preziosa tramandata da generazioni che, anche se ha perso un po’ della propria brillantezza, viene indossata e mostrata sul vestito più bello, perché racchiude un piccolo universo prezioso per chi si ferma qualche istante ad osservarlo.
*Il complesso ora chiamato Botanique o Le Bota apparteneva originariamente al Giardino Botanico Nazionale del Belgio, trasformatosi, a partire dal 1 settembre 1829, in Giardino Botanico di Bruxelles e, dal 1984 in Le Centre culturel de la Communauté française (Centro culturale della comunità francese).