Inquisizione a Milano: la strage delle Streghe

Anche Milano conobbe, per più di tre secoli persecuzioni, processi ed esecuzioni cruente di persone, ovviamente per la maggior parte donne, accusate di stregoneria. Un virtuale filo rosso del sangue di quei poveri martiri si snoda ancora attraverso i vari quartieri di Milano, legando in un percorso storico i luoghi della città testimoni delle esecuzioni e dei roghi: da San Lorenzo lungo corso di Porta Ticinese a Piazza Mercanti, fino al Verziere.

Il solo menzionare la ‘caccia alla streghe’ suscita ancora oggi immagini di terrore: tribunali inquisitori e spietati, torture e roghi sulle pubbliche pazze per chi fosse ritenuto colpevole di stregoneria, negromanzia, patti con il demonio e preparazione di filtri e medicamenti a base di erbe e ingredienti segreti, ritenuti causa di malattie o morti.

Chiunque fosse ritenuto depositario di conoscenze “magiche”, venisse sorpreso a invocare spiriti (o anche solamente a danzare in cerchio) era bollato di ‘eresia’ e portato di fronte all’Inquisizione. La confessione poteva essere strappata con ogni tipo di tortura, alcune di inimmaginabile violenza, descritta più tardi nel “Malleus Maleficarum”, il più autorevole manuale a uso degli inquisitori.

Funzionava in questo modo la Santa Inquisizione a Milano, dove il tribunale, sito in Corso di Porta Ticinese, era entrato in funzione nel 1218. Da qui, le persone accusate di stregoneria (in prevalenza donne), venivano condotte dove oggi è Piazza Vetra attraverso un ponte di legno che sorgeva all’altezza dell’attuale via delle Pioppette.

La caccia alle streghe si apre ufficialmente nel 1327, con la Bolla “Super illius specula” di papa Giovanni XXII con la quale viene conferita validità universale alla lotta alla stregoneria tramite l’Inquisizione.

La prima strega giustiziata a Milano in realtà era uno stregone. Si trattava di Gaspare Grassi da Valenza, che venne accusato di essere un “pubblico negromante, incantatore di demoni, uomo di eretica pravità e relapso nella abiurata eresia”. La sua esecuzione avvenne il 16 settembre del 1385 davanti a una grande folla.

Il 26 maggio 1390 fu condannata al rogo per stregoneria Sibillia Zanni, seguita due mesi dopo da Pierina de’ Bugatis, che confessa di aver partecipato al “gioco di Diana“ o sabba: un corteo di streghe, stregoni e spiriti infernali, in cui si celebravano riti orgiastici, chiaramente retaggio di tradizioni pagane. La condanna viene eseguita nel Broletto Nuovo (Palazzo della Ragione – Piazza Mercanti), che come le odierne piazza Vetra e Piazza Sant’Eustorgio erano i luoghi deputati alle esecuzioni capitali dei malcapitati riconosciuti colpevoli.

Nel 1484 il papa Innocenzo VIII intensifica la lotta alle streghe e fa redigere il “Malleus maleficarum”. Il 13 settembre del 1490 viene bruciata al Broletto una certa Antonia da Pallanza. Il 13 febbraio 1515 viene bruciata a S. Eustorgio una certa Giovannina. Il 4 agosto 1517 vengono bruciate sette streghe, giudicate colpevoli di aver provocato una “terribile tempesta di pioggia” su Milano.

Il 24 luglio del 1519 in S. Eustorgio viene bruciata Simona Ostera, e nella stessa sede viene bruciata Lucia da Lissono il 21 ottobre del 1542. Nel 1558 il tribunale dell’Inquisizione di Milano viene trasferito da S. Eustorgio a S. Maria delle Grazie. Con la nomina ad arcivescovo di Carlo Borromeo, le cose non andarono meglio. Nel corso del primo Concilio Provinciale, indetto nel 1568 da Carlo Borromeo, viene approvato il decreto “De magicis artibus, veneficiis divinationibusque prohibitis”. L’anno seguente in un processo contro 9 presunte streghe Borromeo lottò col senato milanese per farle condannare, ma non ci riuscì.

Sotto l’episcopato di Federigo, cugino di Carlo, le cose perfino peggiorano :tra il 1595 e il 1631 a Milano furono bruciate nove streghe e uno stregone. Il luogo delle esecuzioni era Piazza Vetra. Prima di essere arse sul rogo, le malcapitate venivano torturate fino a quando non confessavano i loro crimini:

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Una strega confessò di aver banchettato con il diavolo

Era il 4 marzo 1617 quando una procace fantesca di 44 anni, Caterina Medici, fu prima strangolata e poi bruciata viva in piazza Vetra a Milano. Il motivo di tanta crudeltà? Pare che il senatore Luigi Melzi – presso cui la sventurata lavorava – si fosse invaghito di lei. Considerata l’enorme distanza sociale tra i due, l’uomo si lasciò convincere dai figli che la donna lo avesse sedotto “con le arti magiche”

Per dirla giusta, gli eredi del Melzi temevano che il senatore, ormai vecchio, potesse modificare il testamento in favore della donna. Davanti all’inquisizione, e di fronte alla prospettiva di subire indicibili torture, Caterina Medici confessò: “Si, sono una strega”. Fu eretto addirittura un palco (detto baltresca) per l’occasione, in modo da permettere alla folla di assistere allo strangolamento prima di accendere il fuoco.

Col passare del tempo i processi si fecero più frequenti, e le persone bruciate sul rogo nel milanese furono centinaia. A qualcuno venne il dubbio che, forse, chi ammetteva di essere una strega soffriva di disturbi mentali o era solo vittima delle torture. Gerolamo Cardano, nel 1550, nel suo “De subtilitate”, parlò delle carenze alimentari che provocavano disturbi mentali nelle donne accusate di stregoneria. Ma i dubbi furono subito messi a tacere.

Nel 1598, sotto la spinta del cardinale Federigo Borromeo a Milano si progettò un carcere per sole streghe nella  Torre dell’Imperatore”, dove sorge l’attuale via Santa Croce. Tra il 1598 e il 1600 vennero versate a questo scopo le prime 3.252 lire.

L’ultima esecuzione di streghe in città ebbe luogo il 22 novembre 1641, quando alla Vetra furono bruciate Anna Maria Pamolea, padrona, e Margarita Martignona, sua serva.

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Non era ‘stregone’, ma è certamente da aggiungere alla triste lista delle povere vittime dell’ignoranza e della superstizione del tempo anche Giangiacomo Mora, accusato di essere untore e di propagare la peste a Milano, giustiziato dopo indicibili torture nel 1630, insieme ad altri undici sventurati, come ricorda Manzoni nell’introduzione alla sua “Storia della colonna infame”.

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Purtroppo. Nel 1788, su disposizione dell’Giuseppe II d’Asburgo-Lorena (custoditi negli archivi della chiesa di Santa Maria delle Grazie) vennero bruciati tutti i documenti, così gran parte della storia delle streghe è andata perduta e i processi possono soltanto esser ricostruiti per sommi capi.


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