Se noi italiani siamo (o forse sarebbe meglio dire eravamo) tradizionalmente abituati al pisolino pomeridiano, i popoli ispanici amano fare la siesta. Comunque lo si voglia chiamare, si tratta di un breve periodo di riposo a metà giornata, comune in molti paesi dove le prime ore del pomeriggio sono particolarmente calde.
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I Giapponesi invece amano presentarsi come un popolo che non dorme mai, in particolare dopo il boom economico degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso: nessuno ha tempo per riposare quando la vita presenta innumerevoli occasioni per fare soldi e divertirsi.
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Eppure, anche gli ultra-diligenti lavoratori e studenti giapponesi hanno trovato un modo per spezzare i loro frenetici ritmi: fanno “inemuri”, che apparentemente potrebbe assomigliare alla disdicevole pratica di dormire sul posto di lavoro o sui banchi di scuola, ma che in realtà in Giappone viene intesa come “essere presente mentre si dorme”.
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I Giapponesi trovano assolutamente normale dormire nei luoghi pubblici come caffetterie o librerie, o sui treni e nelle metropolitane, oppure all’aperto nei parchi o addirittura lungo la strada…
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…ma anche in ufficio o durante una conferenza, e un po’ meno durante le lezioni scolastiche. Mentre è considerato indice di pigrizia dormire troppe ore durante la notte o fare la classica siesta pomeridiana, l’inemuri è una pratica socialmente accettata.
In cosa consiste la differenza? Lo spiega la dottoressa Brigitte Steger, esperta di cultura giapponese e docente all’università di Cambridge: “Anche se il dormiente potrebbe essere mentalmente ‘lontano’, deve essere in grado di tornare alla situazione sociale del momento, quando è richiesto un contributo attivo”.
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Dormire in ufficio è quindi non solo consentito, ma considerato addirittura un segno di diligenza, la dimostrazione di una dedizione al lavoro che sconfina nell’esaurimento fisico. L’inemuri segue tuttavia delle regole ben precise: i neo-assunti, che devono dimostrare la loro efficienza, non possono dormire; chi ha già 40/50 anni, e non è coinvolto direttamente nell’attività in corso, può permettersi quella forma di riposo “vigile”.
Che, sia chiaro, non è una siesta e non è un pisolino, è inemuri, un’assenza temporanea durante lo svolgimento del proprio ruolo lavorativo e sociale… Non c’è paragone!