Il remoto villaggio di Churchill (provincia del Manitoba-Canada), che si affaccia sulla baia di Hudson, dista 400 chilometri dalla città più vicina, un migliaio dal capoluogo, ed è di fatto uno degli insediamenti più isolati del Canada. Più a nord ci vivono soltanto gli Inuit.
La città di Churchill nel 2010
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A Churchill, dove risiedono stabilmente all’incirca 900 persone, c’è un hangar trasformato in una prigione con 28 celle. Un’esagerazione, verrebbe da dire. Ed in effetti lo sarebbe, se quel carcere fosse destinato agli abitanti del villaggio. Invece la struttura, chiamata Polar bear jail, è una prigione per orsi polari, l’unica esistente al mondo.
La prigione per Orsi Polari
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Churchill in effetti non è solo un insediamento umano, ma viene definita “la capitale mondiale dell’orso polare”, perché lì intorno vivono all’incirca 800 (stime del 2016) esemplari di questi splendidi animali, oggi a rischio estinzione per la riduzione dei ghiacci artici.
Aspettando che si formi il giaccio…
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Il villaggio si trova proprio sulla rotta migratoria dei plantigradi, che dall’interno si spostano verso la costa, quando il ghiaccio inizia a riformarsi dopo la stagione estiva e loro possono andare a caccia di foche.
Mamma orsa con due cuccioli
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Ciò significa che gli abitanti di Churchill, oltre al freddo e all’isolamento, devono vedersela anche con gli orsi polari. Per tenerli lontani dal centro abitato, i residenti suonano clacson e sirene, oppure sparano proiettili di gomma, ma non è inusuale per loro uscire di casa e trovare le tracce del passaggio di qualche orso.
Cartello di allerta orsi
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Fino al 1982 gli orsi che si avventuravano all’interno del villaggio venivano uccisi, perché considerati pericolosi. Dal 1983, dopo che una persona venne sbranata in strada, fu istituito il Polar Bear Alert (Allerta Orsi Polari) e la prigione per gli orsi.
Il Polar Bear Alert funziona tramite un numero telefonico attivo 24 ore su 24, che deve essere chiamato da chiunque avvisti un orso in un determinato raggio intorno al villaggio. Se l’animale è nell’area di pericolo più esterna, il personale addetto prova a spaventarlo sparando dei colpi di fucile particolarmente rumorosi. Se questo non basta, passano ai proiettili di gomma. Quando invece l’orso viene individuato ai margini o all’interno del villaggio, le persone dello staff cercano di catturarlo invogliandolo a entrare in delle gabbie cilindriche con un’esca costituita da carne di foca. L’animale viene poi trasferito alla prigione, per un tempo che può variare da pochi giorni a un mese.
Una trappola per orsi
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La cattività, durante la quale l’orso viene tenuto a digiuno (succede anche in natura), dovrebbe servire da deterrente per l’animale, che difficilmente si avvicinerà nuovamente al villaggio. Delle 28 celle, due sono strutturate per ospitare delle famiglie, mentre cinque sono climatizzate, nel raro caso in cui gli orsi siano catturati durante il periodo estivo. Le celle sono piccole e gli animali possono muovere solo pochi passi, proprio perché quel soggiorno rimanga impresso nella loro memoria e stiano alla larga una volta liberati. Lo staff che si occupa degli orsi prigionieri riduce al minimo l’interazione con loro, per non abituarli alla presenza umana.
Un orso sedato per essere riportato in libertà
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Questa procedura, non approvata da molti ambientalisti, ha però ridotto al minimo i conflitti tra la popolazione di Churchill e gli orsi. Una cinquantina di loro finisce dietro le sbarre ogni anno, su un totale di circa trecentocinquanta segnalazioni.
Un orso polare trasportato in elicottero verso la libertà
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Gli orsi polari, per il progressivo restringimento dei ghiacci, sono costretti a lottare per la loro sopravvivenza e a invadere talvolta (non solo a Churchill) gli spazi occupati dall’uomo.
Se fino a qualche anno fa la loro stagione di caccia si prolungava per circa due mesi (ottobre e novembre), oggi può ridursi anche a sole due settimane. Ciò significa che la loro riserva di grasso non sarà sufficiente, molti moriranno di fame e le madri non saranno in grado di sfamare i cuccioli.
Nell’ovest della Baia di Hudson, intorno agli anni ’80, vivevano all’incirca 1200 orsi. Oggi sono 800. Le stime sulla sopravvivenza di tutti gli orsi polari sono drammatiche: nel 2050 saranno ridotti di due terzi e forse alla fine di questo secolo saranno scomparsi in natura.
Il biologo Andrew Derocher dell’Università di Alberta, che da trent’anni studia gli orsi polari della Baia di Hudson, ha assistito al progressivo declino di questa razza.
Negli anni ’80, le madri riuscivano ad allevare anche tre cuccioli, mentre oggi nessuna orsa ne ha più di uno, e pochi di questi sopravvivono oltre i due anni. Derocher fa una fosca previsione: la totale sparizione degli orsi di Churchill, indipendentemente da qualsiasi politica venga messa in atto in un prossimo futuro per arginare il riscaldamento globale.
Un orso curioso
Immagine di Emma via Wikimedia Commons – licenza CC BY 2.0
Intanto a Churchill, dove le porte delle abitazioni e delle automobili vengono lasciate sempre aperte come misura di sicurezza, gli orsi polari sono diventati un’attrazione. Per osservarli durante la loro migrazione, all’incirca 10.000 persone ogni anno vanno nel remoto villaggio artico, che infatti ha diversi hotel, un porto e un aeroporto. A bordo di giganteschi fuoristrada, i turisti possono osservare gli orsi polari in tutta sicurezza, in un periodo compreso tra fine ottobre e fine novembre.
Ancora per quanto? Forse tra non molti anni a Churchill non ci saranno più orsi polari da osservare, quella prigione unica al mondo resterà vuota e il rumore delle sirene non squarcerà l’aria gelida del villaggio. Un silenzio assordante sarà l’unica eredità lasciata dall’uomo in quel remoto insediamento artico, così come in molti altri luoghi del pianeta.