In Hoc Signo Vinces: il presagio di Costantino e la vittoria di Ponte Milvio

E’ notte, e i soldati accampati sulle rive del Tevere, proprio alle porte di Roma, sono irrequieti. Il giorno dopo ci sarà battaglia, uno scontro decisivo che, visto a posteriori, può essere considerato l’inizio di una nuova era.

Probabilmente non dorme tranquillo nemmeno il loro comandante, Costantino, in quella notte del 27 ottobre dell’anno 312 d.C. C’è in ballo il suo ruolo negli anni venire: avrà finalmente quel titolo di Augusto d’Occidente (già ricevuto e poi perso per questioni di alleanze politiche) o dovrà cederlo a Massenzio, acclamato dalle sue truppe e appoggiato tanto dal Senato Romano quanto dalla plebe?

Statua di Massenzio nelle vesti di Pontifex Maximus, Museo archeologico ostiense

Immagine di pubblico dominio

Quando cala la notte Costantino, comunque, si addormenta, e sogna. Non è un sogno qualsiasi, ma una visione: qualcuno gli ordina di far apporre sugli scudi dei suoi soldati un coeleste signum Dei, un “segnale celeste divino”.

Sogno di Costantino da un manoscritto del IX secolo

Immagine di pubblico dominio

Lo racconta Lattanzio, scrittore romano convertito al cristianesimo, che poi diventerà il precettore dei figli di Costantino. Nel trattato, piuttosto crudo ai confini col macabro, “Le morti dei persecutori” (De mortibus persecutorom), Lattanzio indugia sulla brutta fine patita da chi ha tormentato i cristiani (a partire da Nerone fino agli ultimi imperatori prima dell’ascesa di Costantino), e fa cenno a quel sogno fatto da Costantino la notte prima della battaglia, senza però precisare nulla: chi aveva dato quel suggerimento e qual era il simbolo da usare? Lattanzio è fumoso anche nel riportare quale sia stato, nella realtà, il “segnale divino” scelto dall’imperatore: forse il chi-rho (XP), ovvero le prime due lettere della parola Cristo in lingua greca (ΧΡΙΣΤΟΣ), o forse uno staurogramma, simbolo cristiano formato dalle lettere greche Tau (T) e Rho (P), sovrapposte a formare una croce latina.

Esempio di chi-rho

Immagine di pubblico dominio

Molto più suggestivo è il racconto di Eusebio di Cesarea, vescovo di grande erudizione che poi diventerà il biografo ufficiale di Costantino. La sua imparzialità, come storico, lascia un po’ a desiderare, e d’altronde lui stesso giustifica, come “legale ed appropriato”, il ricorso a qualche bugia, se usata come “medicina”.

Staurogramma composto con le lettere Tau e Rho

Immagine di pubblico dominio

Eusebio racconta – l’incredibile avvenimento gli è stato confidato da Costantino in persona, sotto giuramento, ed è quindi degno di fede – la versione che poi entrerà a far parte, se non della storia, quanto meno della tradizione. E’ il prodigio dei segnali comparsi in cielo poco prima della decisiva battaglia di Ponte Milvio: “ἐν τούτῳ νίκα”, la frase in lingua greca, che tradotta in latino suona “In hoc signo vinces” ovvero “in questo segno vincerai”, si staglia vicino a una Croce.

Apparizione della Croce di Raffaello Sanzio

Immagine di pubblico dominio

Costantino si sta avvicinando a Roma, dopo aver sconfitto Massenzio a Torino e poi a Verona. In un luogo e in una data non meglio precisate, nel cielo luminoso del mezzogiorno, compaiono quei segnali divini. Durante la notte poi, il futuro imperatore sogna Cristo, che gli ordina di usare come suo vessillo quella Croce vista in cielo, non solo da lui ma anche dai suoi soldati.

Costantino è pagano, ma quel prodigio lo induce a convocare dei sacerdoti cristiani, per conoscere qualcosa di quella religione della quale non sa quasi nulla.

La battaglia di Ponte Milvio, di Raffaello Sanzio

Immagine di pubblico dominio

Il resto è storia: Costantino, che esce vittorioso dalla battaglia di Ponte Milvio mentre Massenzio muore miseramente annegando nel Tevere, viene acclamato imperatore d’Occidente. Inizia una nuova era: le persecuzioni contro i cristiani vengono proibite (editto di Milano, 313 d.C.) in tutto l’impero, e lo stesso Costantino si converte alla nuova religione (almeno secondo la storiografia ufficiale, contestata da molti studiosi).

Icona ortodossa bulgara con l’imperatore Costantino, la madre Elena e la “vera croce”.

Immagine di Brosen via Wikipedia – licenza CC BY 2.5

La prodigiosa visione viene raccontata da Eusebio di Cesarea nella Vita di Costantino, scritta subito dopo la morte dell’imperatore (337 d.C.). Anni prima, poco tempo dopo i fatti di Ponte Milvio, lo stesso Eusebio (che ancora non conosceva Costantino) aveva narrato della battaglia nella sua Storia Ecclesiastica, dove non faceva menzione di alcuna visione o sogno, ma di una generica protezione divina, grazie alla quale Costantino aveva vinto non solo una battaglia, ma si era guadagnato l’impero.

Vittoria di Costantino su Massenzio a ponte Milvio, Piero della Francesca

Immagine di pubblico dominio

Anche se molto meno conosciuta della versione cristiana sull’evento, merita una menzione anche quella pagana: Costantino avrebbe visto, forse in sogno o forse in una visione, tre corone d’alloro o forse tre X, mentre si trovava nel tempio di Apollo a Grand (in Francia), a simboleggiare tre decenni di vittorie. E’ facile immaginare che si tratti di una sorta di profezia a posteriori, visto che Costantino regnò appunto per una trentina d’anni, senza mai subire sconfitte in battaglie. Resta comunque il dubbio su chi abbia copiato chi: nasce prima il racconto del prodigio cristiano o quello della profezia pagana?

Fusione del mito cristiano e pagano: Cristo nelle vesti del dio-sole Helios/Sol Invictus alla guida del carro. Grotte della Basilica di San Pietro in Vaticano

Immagine di pubblico dominio

La leggenda della scritta comparsa nella volta celeste potrebbe essere legata, secondo alcuni studiosi, a qualche fenomeno astronomico: nel cielo dell’epoca si potevano leggere dei presagi negativi (l’allineamento di Marte, Saturno e Giove), che Costantino ribalta, per incoraggiare le sue truppe, raccontando della visione divina. Oppure ancora, una situazione astronomica rarissima e particolarmente significativa dal punto di vista dell’interpretazione astrologica, suggestiona Costantino, che si convince della necessità di un cambiamento radicale per arrivare al potere.

Raffigurazione di Costantino, venerato come santo dalla Chiesa Cristiana Ortodossa, nella basilica di Santa Sofia a Istanbul.

Immagine di pubblico dominio

Queste supposizioni, tutte proposte da studiosi di astronomia (e non di astrologia), e altre ancora più suggestive, non possono certo dare una spiegazione convincente al presunto prodigio. Tutto sommato però, qualche leggenda al posto della verità storica, talvolta consente di far volare la fantasia e permette a ciascuno di noi di scegliere la versione che più ci piace.


Pubblicato

in

da