Facciamo un esperimento. Immaginate di essere su di un aereo che sta attraversando l’Oceano Atlantico. All’improvviso si sente uno scossone e iniziano le turbolenze. Il cielo si tinge di nero; all’orizzonte si intravedono nuvoloni poco rassicuranti. Il segnale delle cinture di sicurezza si accende e il pilota vi comunica che l’aereo sta sorvolando il Triangolo delle Bermude.
Ponetevi questa domanda:
Il solo accenno a questa zona basterebbe a condizionare le vostre paure?

Del Triangolo delle Bermude si è scritto molto. Navi scomparse con l’equipaggio e ricomparse senza, mercantili affondati, aerei dispersi chissà dove… Il prospetto non è dei migliori, ma diciamolo chiaramente:
Il famigerato Triangolo delle Bermude è solo una leggenda

Le origini della leggenda
Partiamo dalla definizione. Per Triangolo delle Bermude si intende una porzione dell’Oceano Atlantico di 1.100.000 km² che ha 3 punti geografici per vertici. A nord c’è Bermuda, l’isola principale dell’omonimo arcipelago, a sud il punto più orientale di Puerto Rico e a ovest l’estremo meridionale della Florida. Secondo il mito, la congiunzione di questi tre vertici formerebbe un triangolo maledetto dove, dall’Ottocento in poi, sarebbero scomparse circa 300 navi e 75 aerei.

Il suo storico e temutissimo nome, con tanto di varianti in stile “Triangolo del diavolo” o “Triangolo della morte”, nacque negli anni ’60 del Novecento come conseguenza di una corrente pseudo-giornalistica inaugurata dagli articoli di Edward Van Winkle Jones e George Sand per il Miami Herald e per la rivista Fate .

Galeotto fu il libro, Bermuda: il Triangolo maledetto, e chi lo scrisse, lo statunitense Charles Berlitz, che nel 1974 raccolse e ampliò l’eredità dei suoi predecessori. Con lui, gli incidenti salirono di numero e assunsero dei tratti distintivi che fecero scuola. Si trattava sempre di navi e aerei scomparsi in condizioni climatiche favorevoli, di equipaggi dispersi e messaggi radio deliranti. Il libro divenne un best-seller e la leggenda del Triangolo delle Bermude si impose nell’immaginario comune del XX secolo, ma già nel 1975 qualcuno iniziò a dubitare della validità delle ricerche di Berlitz e compagni.

Quell’anno Lawrence Kusche confutò il racconto del collega con The Bermuda Triangle Mystery: Solved, in cui evidenziò tutte le incongruenze dietro un mito che, a conti fatti, era il frutto di banalissime suggestioni. Accusò Berlitz di aver omesso dettagli e testimonianze, di aver alterato la realtà dei fatti e incluso storie non verificabili o incidenti accaduti ben al di là dei confini del Triangolo. Come se non bastasse, c’erano dati sulle perdite falsati, teorie che rasentavano la fantascienza e racconti di navi scomparse con il sole e il mare tranquillo, ma i bollettini meteorologici testimoniavano l’opposto. Kusche si dichiarò scettico a riguardo e ricordò al grande pubblico che l’area interessata era una zona tropicale soggetta a tempeste e uragani.

Ma secondo gli scrittori più fantasiosi, cosa accadeva all’interno del Triangolo della Morte?
Per spiegare le teorie paranormali partiamo da due incidenti famosi.

Il Volo 19 e la USS Cyclops
Il primo è quello del Volo 19, reso ancora più celebre dalla sua presenza nel cult di Spielberg Incontri ravvicinati del terzo tipo. Il 5 dicembre del 1945, 5 cacciabombardieri TBM Avenger della marina statunitense decollarono sull’Atlantico per un’esercitazione di orientamento, ma qualcosa andò storto. I piloti erano inesperti e lo stesso Capitan Stivers, capo-istruttore del gruppo, non conosceva bene la zona. Mentre gli aerei sorvolavano il Triangolo delle Bermude, alla torre di controllo di Fort Lauderdale, in Florida, giunsero dei Mayday confusionari.

Non sappiamo più dov’è l’ovest. È tutto così strano. L’oceano non è più come dovrebbe essere
Poi, il nulla. I cacciabombardieri sparirono dai radar e i marines mandarono subito l’idrovolante Martin Mariner a cercarli. Colpo di scena:
Esplose e si persero le tracce anche del sesto velivolo

Se abbandoniamo i cieli e ci concentriamo sul fronte marittimo, è bene citare l’incidente che, all’infuori degli scenari di guerra, ha provocato la più grande perdita di vite nella storia della marina statunitense. Stiamo parlando della tragedia della USS Cyclops, una nave da rifornimento che, nel 1918, salpò dal Brasile per trasportare fino a Baltimora 10.800 tonnellate di manganese. Stando ai rapporti dell’epoca, il 4 Marzo era in navigazione con il sole e nessuna tempesta all’orizzonte, ma, mentre attraversava il Triangolo delle Bermude, si interruppero tutte le comunicazioni.
Né il relitto, né un singolo cadavere dei 306 membri dell’equipaggio fu mai ritrovato

Le teorie fantascientifiche
In assenza di una chiara dinamica di entrambi gli incidenti, la fantasia degli scrittori si scatenò e, ovviamente, la pista più calda, se così la si può definire, era quella degli alieni. In particolare, l’ufologo statunitense Morris Jessup era convinto che sui fondali dell’area maledetta si trovasse una base sottomarina di extraterrestri che non gradivano ospiti indesiderati.

Altri suoi colleghi abbracciano teorie del multiverso, con la presenza di varchi spazio-temporali in grado di risucchiare navi e aerei in viaggi a volte di sola andata, a volte di andata e ritorno. È interessante notare che nel 1881 l’imbarcazione della Ellen Austin sparì nel nulla e ricomparve intatta e senza equipaggio.
Chi abbracciava la teoria degli universi paralleli prendeva come esempio proprio questo episodio

Ma nei mari dell’Atlantico c’è spazio anche per la leggendaria Atlantide, che, secondo alcuni, si troverebbe negli abissi del Triangolo ed eserciterebbe una fortissima carica magnetica in grado di causare fenomeni paranormali.

A proposito di anomalie magnetiche, ci sono speculazioni sul nord della bussola e sul nord geografico che non coincidono.
È per questo che le persone si perdono e non sanno orientarsi?
In realtà, la bussola c’entra poco, perché ci sono variazioni magnetiche naturali che impediscono ai due nord di coincidere alla perfezione e solo in determinati luoghi sono gli stessi.

Adesso facciamo un passo indietro e torniamo agli aerei del Volo 19 e alla USS Cyclops. Se Atlantide o un’ipotetica base aliena non li hanno risucchiati nelle profondità degli abissi, se non sono finiti in un universo parallelo e non sono stati intercettati e rapiti dagli UFO, cosa gli è successo?

Le possibili spiegazioni scientifiche
In prima istanza bisogna considerare il fattore dell’errore umano. Tutti i membri del Volo 19 non conoscevano la zona e, dopo essersi persi, potrebbero aver finito il carburante. Allo stesso modo, la Cyclops potrebbe essere affondata perché trasportava un carico ben al di sopra delle sue capacità strutturali.

Un altro scenario non trascurabile è che la maggior parte degli incidenti sono accaduti in epoche dove le norme di sicurezza e le tecnologie non erano come quelle attuali e tantissimi piloti erano costretti a sorvolare l’Atlantico in condizioni precarie. Dall’Europa, infatti, si poteva fare un’unica sosta alle Azzorre, poi si doveva procedere fino alle Bermuda per oltre 3.000 chilometri. Questa rotta commerciale rappresentava il volo non-stop d’oltreoceano più lungo e, dovendo contare solo su un serbatoio, non rifornibile in corso d’opera, gli aerei viaggiavano al limite delle proprie possibilità, con la tragedia dietro l’angolo.

Altra domanda:
Perché non ci sono ritrovamenti di relitti e cadaveri?
La scienza ci fa notare che il Triangolo delle Bermude è pur sempre una zona tropicale e, secondo una ricerca dell’Università di Southampton, le sue particolari condizioni climatiche e ambientali possono dar vita a tempeste provenienti da nord e sud che, se si incrociano, favoriscono la creazione di onde anomale alte 30 metri in grado di inghiottire in pochissimo tempo anche una nave di imponenti dimensioni come la USS Cyclops.

Non bisogna nemmeno dimenticare che in quelle acque è presente la Corrente del Golfo, una sorta di fiume nell’oceano con una temperatura superficiale di circa 26 gradi. Un relitto che incappa nella sua corrente può finire alla deriva in pochissimo tempo, per poi affondare e perdersi nei meandri degli abissi.

Conclusioni
In sostanza, il Triangolo non ha alcuna maledizione. Nel 2013, il WWF lo ha escluso dalla top 10 delle zone di mare più pericolose al mondo e la Lloyd’s assicurazioni di Londra ha dichiarato che non chiede alcun sovrapprezzo per assicurare chi compie quella tratta. Insomma, se si considera che è comunque una rotta commerciale altamente trafficata, la sua percentuale di incidenti – quelli veri e verificabili – è assolutamente nella norma.

E allora, torniamo al nostro esperimento. Immaginate di essere su di un aereo che sta attraversando l’Oceano Atlantico. All’improvviso si sente uno scossone e iniziano le turbolenze. Il cielo si tinge di nero; all’orizzonte si intravedono nuvoloni poco rassicuranti. Il segnale delle cinture di sicurezza si accende e il pilota vi comunica che l’aereo sta sorvolando il Triangolo delle Bermude.

Avreste paura?
Certo che sì. Sarebbe difficile trovare una persona entusiasta di precipitare nel vuoto. C’entra qualcosa il Triangolo delle Bermude? La realtà è che è solo una suggestione, una leggenda nata per vendere libri. Potete dormire sonni tranquilli. Ci sono mari molto più pericolosi.
Fonti:
Triangolo delle Bermude: sono reali le sparizioni? – Focus
Triangolo delle Bermude – Wikipedia italiano
Bermuda Triangle – Wikipedia inglese
Triangolo delle Bermuda: Mistero svelato? Tutta la verità sulle sparizioni – Travel365
I 5 Segreti Più Terrificanti Del Triangolo Delle Bermuda – Video sul canale YouTube IL LATO POSITIVO
Esiste davvero il triangolo delle Bermuda? In realtà il “mistero” ha una spiegazione scientifica – Video sul canale YouTube Geopop