Doveva essere drammatico, in passato, trovarsi intrappolati in una città cinta d’assedio da un esercito nemico, accampato fuori le mura in attesa di costringere i difensori alla resa. La conquista sarebbe quasi certamente culminata nel saccheggio, che non avrebbe risparmiato agli abitanti stupri, morte e depredazione. Sarebbe stata in pericolo la memoria storica della città, il suo patrimonio culturale, i suoi valori.
Ecco perché resistere rappresentava l’unico imperativo possibile
Sotto, l’assedio di Malta 1565:
La durata dell’assedio poteva variare: sostanzialmente, se la città non veniva conquistata con la forza, o se nessun alleato interveniva a far pendere la situazione a favore degli assediati, questi ultimi sarebbero stati, molto probabilmente, costretti infine alla resa per fame. Isolata dal proprio contado e da tutte le sue fonti di sostentamento, con il crescente rischio di esaurire in poco tempo le risorse alimentari e quindi con lo spettro incombente di non riuscire a sfamare i combattenti, la città ricorreva spesso a misure estreme di autodifesa, quali espellere le cosiddette “bocche inutili” dalla cerchia muraria. Queste ultime corrispondevano a coloro che consumavano le provviste senza fornire alcun apporto alla difesa.
Antonio Cornazzano, nel suo “De re militari” del 1476, descrisse le “ bocche inutili” nel modo seguente:
Quando el raccolto pur non gli bastasse/ tutta l’età disutile a far facti/ per lo consiglio mio fora si casse/ femine, putti, vecchi, i ciechi, i matti
Donne, bambini, vecchi, disabili, poveri, stranieri, contadini, rifugiati e prostitute erano pertanto categorie fragili che, per la loro inabilità a combattere, risultavano superflue, se non inutili e dannose ai fini difensivi, in quanto bocche in più da sfamare, che talvolta diventava inevitabile allontanare, per tentare di resistere il più possibile. Casi di espulsione non erano affatto rari e nei resoconti storici si trovano citati molti esempi di espulsione degli “inutili” da città quali Pavia nel 1359, Novara nel 1495, Siena nel 1554, Malta nel 1565.
Sotto, il De Re Militari di Cornazano:
Particolarmente drammatico fu il caso delle “bocche superflue” al tempo del crepuscolo della Repubblica di Siena, tra il 1553 ed il 1555, quando la città fu sconfitta dall’Esercito imperiale di Carlo V e da quello fiorentino di Cosimo dei Medici per finire successivamente inglobata nel Granducato di Toscana.
Per comprendere quale potesse essere l’entità numerica degli “inutili”, possiamo riferirci alla lista fatta redigere, nel 1554, nella Siena assediata dall’esercito ispano-mediceo, dalla quale risulta che gli indesiderati ammontavano a circa 4.400 individui, corrispondenti al 15-20% della popolazione cittadina pre-assedio.
Le truppe senesi erano guidate da Piero Strozzi, un condottiero la cui famiglia, di origine fiorentina, era rivale di quella medicea, mentre l’esercito ispano-fiorentino era agli ordini del capitano di ventura Gian Giacomo Medici. Dopo la battaglia di Scannagallo, del 1554, che segnò una schiacciante vittoria fiorentina, l’assedio di Siena divenne serrato. Fino ad allora, fatto comune all’epoca, non era stato rigidissimo: accadeva spesso che si aprissero delle maglie nel corso degli assedi, magari per la scarsità numerica degli assedianti, che consentivano alla città attaccata di resistere piuttosto a lungo.
Sotto, Gian Giacomo Medici detto “Medeghino” nella scultura per il suo monumento funebre. Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
I senesi affidarono allora la difesa ad un capitano francese, di nome Biagio di Montluc, che ottenne poteri speciali e che, insieme agli “Otto di Reggimento sopra la Guerra”, incarnò, in quei giorni convulsi, la massima autorità politica della città del Palio. Per fronteggiare l’emergenza dovuta allo scarseggiare dei viveri in città, fu nominata anche una sorta di sottocommissione, quella de “I quattro cittadini per distribuzione di Monte, per cavare dalla Città tutte le bocche disutili”, che stilò in agosto una lista di circa 2000 sventurati, destinati ad essere scacciati da Siena, tra cui anche i poveri ospitati dall’antico ospedale cittadino di Santa Maria della Scala.
Sotto, Biagio di Montluc:
Le vittime designate furono prelevate con la forza e rinchiuse nel Duomo, ma molti senesi se ne indignarono ed insorsero in loro difesa con un atto di coraggio, forzando le porte della cattedrale e liberando i prigionieri. La ribellione alle leggi doveva aver avuto un vasto appoggio popolare, se i governanti scrissero a Piero Strozzi sostenendo di non essersi voluti avvalere della loro autorità “decidendo di non punire i trasgressori per rispetto de’ tempi”.
Episodio della presa di Pavia del 1359, autore Federico Faruffini:
Il 22 settembre però le “bocche inutili” non furono altrettanto fortunate, Biagio di Montluc annotò infatti nel suo diario:
“diedi il Rollo a un Cavaliero di Malta, accompagnato da vinticinque o trenta soldati, per metterli fuori; il che fu fatto dentro tre giorni dopo ch’io ebbi dato il Rollo…Io vi dico che il Rollo delle bocche inutili faceva la somma di 4400 o più“.
Sotto, dipinto di Giorgio Vasari raffigurante l’assedio di Siena:
La stragrande maggioranza di quella lunga fila di disperati, che si avventurava tremante verso l’incognito, cadde per gli agguati nemici, ma moltissimi furono i bimbi e le donne catturati dalla soldataglia a scopo di violenza sessuale, mentre altri perirono per mancanza di cibo, dopo essersi alimentati di bacche e di erbe.
Ma la vera e propria strage degli innocenti era destinata a compiersi di lì a poco, il 5 ottobre del 1554, quando 250 bambini, tra i 6 ed i 10 anni, orfani provenienti dall’ospedale cittadino, che si occupava anche di opere di assistenza ai bisognosi, furono allontanati con la forza attraverso Porta Fontebranda.
Sotto, Porta Fontebranda oggi. fotografia di Mongolo84 condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Così commentò, commosso ed inorridito, il rettore dell’ospedale di Santa Maria della Scala Scipione di Mariano Venturi:
Era la più grande compassione a veder quei putti svaligiati, feriti e percossi in terra a diacere, che averiano fatto piangere un Nerone: ed io averei pagati 25 scudi a non gli aver visti; che per tre giorni non possevo mangiare né bere che pro’ mi facesse….
Alla fine di ottobre altri 200 bambini tra i 10 ed i 15 anni di età furono espulsi da Siena come indesiderati. Inutile dire che la loro fine non fu meno atroce degli infelici che li avevano preceduti. Un sacrificio di povere vite che non bastò a salvare l’antica Repubblica di Siena, che il 21 aprile del 1555 capitolò, dopo più di quattro secoli di storia.