Nel 1942 una guardia forestale britannica a Roopkund, in India, fece una scoperta sensazionale ancorché terrificante. A 5.029 metri sopra il livello del mare, ai piedi di una piccola valle, si trovava un lago ghiacciato.
Il lago era pieno di scheletri di persone morte chissà come, chissà quando e chissà perché
Quell’estate, particolarmente calda, aveva svelato i resti umani, che ora galleggiavano ai bordi del lago, ma le circostanze del decesso erano completamente sconosciute.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
L’ipotesi che si fece rapidamente strada fra le autorità britanniche, allora amministratrici dell’India e in grande allarme per la Seconda Guerra Mondiale, fu che i resti degli scheletri potessero essere di origine giapponese, soldati che avevano tentato di esplorare regioni remote dell’India settentrionale. Il governo britannico, terrorizzato da un’invasione di terra nipponica, inviò una squadra di investigatori per determinare se l’ipotesi potesse avere un riscontro reale. Dopo numerosi esami ci si rese conto che le ossa erano molto più antiche, e che non potessero appartenere a soldati giapponesi.
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Il malinteso nacque dallo stato di conservazione dei resti, che avevano ancora parti di carne, capelli e pelle, e quindi rendeva difficile definire la data di morte delle vittime. Oltre a semplici osservazioni visive non si riuscì a comprendere che cosa avesse ucciso contemporaneamente circa 200 persone a quell’altezza. Le teorie inclusero un’epidemia, una frana e, in ultima istanza, il suicidio rituale.
Per decenni nessuno fu in grado di far luce sul mistero del lago degli scheletri
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Una spedizione al lago, risalente al 2004, sembra aver finalmente svelato il mistero delle cause della morte di quelle persone. La risposta è più strana di quanto chiunque avesse immaginato. I corpi risalgono a circa l’850 dopo Cristo, e i test del DNA indicano che si trattava di due gruppi distinti di persone, una famiglia o una tribù di individui strettamente legati fra loro, e un gruppo più piccolo di persone del luogo, probabilmente assunti come guide dal primo gruppo. Nel lago furono ritrovati anelli, lance, scarpe di cuoio e bastoni di bambù, elementi che hanno fatto ritenere agli esperti che si trattasse di pellegrini che attraversavano la valle con l’aiuto degli abitanti di quegli altissimi monti.
Queste persone morirono tutte in modo uguale:
A causa di colpi alla testa
Le crepe nei teschi non furono però causate da ferite di armi taglienti, ma piuttosto da oggetti arrotondati. I corpi avevano anche ferite sulle spalle, come se i colpi provenissero dal cielo.
Cosa li uccise colpendoli dall’alto?
Fra gli abitanti dell’Himalaya, in particolare fra le donne, si canta una canzone antica che è diventata tradizionale. Il testo racconta che una dea infuriata si vendicò contro degli estranei, che contaminarono il suo santuario di montagna, uccidendoli con una pioggia “dura come il ferro”.
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Dopo molte ricerche e intrecciando i dati con la leggenda locale, la spedizione del 2004 giunse a una conclusione inaspettata:
Tutte le 200 persone morirono a causa di una grandinata violentissima, improvvisa e che non lasciò scampo ad alcuno di loro
Intrappolati nella valle, senza un luogo nel quale cercare riparo, 200 persone furono uccise da “chicchi” di ghiaccio di 23 centimetri di diametro, delle vere e proprie bombe piovute dal cielo che assassinarono i malcapitati viandanti oltre 1.200 anni fa. Una “lapidazione naturale” che non ha altri riscontri nella storia.