Il “Sorriso della Follia”: la Storia dell’inquietante Fotografia di un Soldato in Trincea

Un soldato guarda il fotografo e gli ride in faccia, con occhi spiritati, all’interno di un’ampia fotografia che mostra una scena durante la battaglia di Flers-Courcelette (15-22 settembre 1916), nell’articolata offensiva della Somme. Accanto a lui, diversi compagni sono curati da altri, mentre, al di sopra, la terra è cosparsa di reliquie ancora fumanti della battaglia, come fucili ed elmetti abbandonati.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Il soldato senza nome è accovacciato – nessuno forse si è accorto del suo stato mentale – ma è probabilmente preda dello “Shell Shock”, traducibile in italiano come “Shock da bombardamento”, che provoca danni mentali temporanei o permanenti negli uomini impegnati al fronte. La certezza del suo stato traumatizzato ci viene da un particolare curioso riguardo la fotografia:

Il soldato sta ridendo

A quel tempo, le risate nelle fotografie erano considerate sconvenienti, o comunque certamente poco comuni, e l’uomo accovacciato in trincea mostra una reazione assolutamente anomala nei confronti del fotografo.

In effetti, aveva poco da ridere

I sintomi dello “Shell Shock” erano: affaticamento, tremolio, confusione, incubi, incapacità di ragionare (da cui la famosissima espressione: Scemo di Guerra, a indicare un reduce impazzito). Le circostanze in cui questi uomini si trovavano erano devastanti: affrontavano armi che negavano ogni possibilità di eroismo, coraggio o abilità, e il 60% dei caduti veniva ucciso dal fuoco di artiglieria, sparato da chilometri di distanza, che ancora oggi avvelena la terra come nella zona della battaglia di Verdun.

L’aspetto tragico della vicenda è che, spesso, le vittime di questa sindrome invalidante, simile ma non uguale al “disturbo post-traumatico da stress”, venivano processate per diserzione, e alcuni soldati furono in seguito giustiziati.

Il Generale britannico John Gort arrivò ad affermare che, nei reparti “buoni”, non si era assistito a nessun tipo di “Shell Shock”, e che quindi il disturbo fosse da associare alla codardia. Ovviamente, alcuni soldati finsero disturbi mentali con la speranza di esser congedati, ma, in moltissimi casi, tanti di loro venivano segnati per sempre dall’esperienza della Guerra.

Qualche anno dopo, durante il secondo conflitto mondiale, più che di “Shell Shock” si parlò di “stress da combattimento”, ma i risultati erano del tutto simili. Moltissime di queste persone non riuscirono a recuperare le proprie facoltà mentali, finendo emarginate in manicomi o strutture atte a ospitare coloro i quali non riuscivano più a vivere una realtà sociale. Si erano sacrificati per il loro paese, alcuni vincendo e altri perdendo non ha importanza, ma i loro disturbi ormai li facevano classificare solo come “scemi di guerra”.

L’immagine con il soldato che ride è una delle 5 fotografie più terrificanti della Grande Guerra, e ricorda gli effetti, anche psicologici e non solo fisici, della devastazione causata dai conflitti armati.

Sotto, il video che mostra gli effetti dello Shell Shock:


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