Arrogante e accentratore, meritevole – per Dante Alighieri – di bruciare nel suo Inferno, “novello anticristo” secondo il poeta Jacopone da Todi, ma definito dai suoi contemporanei “magnanimus pontifex”: è Bonifacio VIII (1230 circa-1303), il pontefice con il quale si concluse un’epoca.
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Con lui finì il medioevo “teocratico”, nel quale la Chiesa, nella persona del Papa, si poneva al di sopra di ogni altro potere politico. Era ormai fuori dal tempo Bonifacio VIII, con la sua pretesa di imporre la supremazia della Chiesa sulle nascenti monarchie nazionali, che però non volevano più assoggettarsi al potere temporale del papato.
Statua di Bonifacio VIII – opera di Arnolfo di Cambio, 1298 circa
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Gli andò male con i siciliani, che lo obbligarono a incoronare re di Sicilia Federico III d’Aragona, invece del suo protetto Carlo d’Angiò. Gli andò ancora peggio con il re di Francia Filippo il Bello, con il quale da anni correvano dispute sia sulle tasse imposte al clero dal sovrano d’oltralpe, sia sulla pretesa supremazia del papa su ogni altro potere: “[…] La potestà spirituale deve ordinare e giudicare la potestà temporale […], chi si oppone a questa suprema potestà spirituale, esercitata da un uomo ma derivata da Dio, nella promessa di Pietro, si oppone a Dio stesso. È quindi necessario per ogni uomo che desidera la sua salvezza assoggettarsi al vescovo di Roma” (Bolla Unam Sanctam – 1302)
Filippo IV di Francia detto “il Bello”
Era davvero troppo. Filippo il bello decise di risolvere la questione definitivamente:
Doveva liberarsi di Bonifacio VIII
Per portare il Pontefice sotto processo, lo accusò di aver ucciso il suo predecessore Celestino V (il papa che si era dimesso), di essere eretico e simoniaco, oltre che sodomita, e di parecchie altre cose. Filippo, con l’appoggio di gran parte del clero francese, voleva indire un Concilio che portasse alla sua destituzione. A quel punto, al Papa non restava altro strumento che la scomunica per rendere inoffensivo il sovrano di Francia. All’inizio di settembre del 1303 la bolla di scomunica era pronta, ma il papa non ebbe il tempo di promulgarla: la notte del 7 settembre, Guglielmo di Nogaret (membro del consiglio di Stato di Francia) e Giacomo “Sciarra” Colonna (i Colonna erano una famiglia avversa ai Caetani, che Bonifacio VIII aveva espropriato di ogni bene) entrarono ad Anagni, città natale del pontefice, che lì si era rifugiato.
Bonifacio si ritrovò solo a fronteggiare i cavalieri di “Sciarra”, e probabilmente si rifugiò al secondo piano del palazzo della famiglia Caetani, in quella che allora si chiamava “Sala degli Scacchi”, ma che venne ribattezzata “Sala dello Schiaffo”.
La leggenda dice che Colonna avrebbe quindi dato uno schiaffo al Papa, un oltraggio inaudito, un’umiliazione senza pari per il pontefice nella storia della Chiesa
La sala delle scacchiere all’interno del Palazzo di PIetro II Caetani. Fotografia di Livioandronico2013 condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:
I congiurati non fecero fatica a catturare il papa, visto che nessuno dei suoi concittadini lo difese, anzi: qualcuno aveva aperto le porte della città per agevolarli.
L’arresto di Bonifacio VIII
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Bonifacio VIII restò in mani nemiche per tre giorni, subendo affronti e umiliazioni, passati alla storia come lo “Schiaffo di Anagni” o “oltraggio di Anagni”. In realtà, pare che nessuno abbia colpito fisicamente il Papa, che tuttavia subì una serie di ingiurie intollerabili per un pontefice, abituato all’obbedienza e alla sottomissione di re e imperatori.
Lo Schiaffo di Anagni – Incisione del XIX secolo
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I due congiurati però non trovavano un accordo sul destino di Bonifacio VIII (il francese lo voleva portare prigioniero a Parigi, il Colonna voleva proprio ammazzarlo), e così gli anagnini ebbero tempo di pentirsi del loro tradimento, e liberarono il Papa, che rientrò a Roma il 25 settembre. Non era più lo stesso uomo, o meglio, lo stesso Pontefice, lui che si considerava al di sopra di tutti i grandi della terra. D’altro canto non stava poi così bene in salute, visto che la gotta non gli dava tregua, così come le coliche ai reni: morì l’11 ottobre di quello stesso anno, e fu quindi sepolto con grande pompa nella Basilica di San Pietro, in una cappella che oggi non esiste più.
Il sarcofago di Bonifacio VIII – opera di Arnolfo di Cambio
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Personaggio controverso, e poco simpatico sia ai suoi contemporanei sia ai posteri, solo in tempi più recenti è stato oggetto di rivalutazione da parte degli storici, i quali non possono tuttavia negare quel carattere dispotico e avido che lo rendeva tanto inviso a chi lo conosceva.
Gli attriti di Bonifacio VIII con i nobili italiani e con Filippo il Bello di Francia furono fra le cause iniziali (l’argomento è lungo e complesso) di quella che viene definita come “Cattività Avignonese”, il temporaneo spostamento della sede papale da Roma ad Avignone, un periodo che durò dal 1309 al 1377.