Leggenda vuole che nel 1522 una schiera di angeli abbia sottratto ai musulmani una piccola Pietà, traslandola miracolosamente dall’isola di Rodi, occupata dal sultano ottomano Solimano II, in un luogo veramente sicuro: un impervio terrazzamento del Monte Baldo (Verona) dove poi sarebbe sorto un santuario dedicato alla Madonna della Corona.
La Pietà al Santuario della Madonna della Corona
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In realtà quel luogo quasi irraggiungibile, aggrappato alla montagna a 775 metri di altezza, come un nido per anime in cerca di una verità spirituale, ha una storia molto più antica.
Lo avevano scelto, intorno all’anno Mille, come solitario ritiro adatto alla preghiera e alla meditazione alcuni monaci eremiti che dalla Abbazia di San Zeno a Verona si arrampicarono sul Monte Baldo, in cerca di solitudine e di un rapporto più diretto con Dio, lì a due passi dal cielo.
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Già a metà del ‘200 i monaci di San Zeno, a cui seguirono quelli dell’Ordine dei Cavalieri di Rodi, approntarono un romitorio con una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo, dove veneravano un’immagine sacra di Madonna con Bambino, di epoca trecentesca.
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Forse proprio per quei monaci/cavalieri del Priorato gerosolimitano, detti “di Rodi”, nacque in seguito la leggenda della Pietà arrivata dall’isola strappata ai Veneziani dai Turchi.
Dipinto della Madonna della Corona
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Certo è che quel luogo sacro attirava molti pellegrini, tanto che nel 1530 venne costruita una piccola chiesa, e nel ‘600 un santuario, non certo facile da raggiungere.
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Non è esagerato dire che, chiunque volesse arrampicarsi fin lassù a pregare la Madonna Addolorata o a chiederle una grazia, doveva avere il coraggio della fede o della disperazione. Perché arrivarci era un’avventura, non proprio adatta a tutti: qualcuno si faceva calare dall’alto con un argano non troppo sicuro, altri affrontavano la salita dal fondo del burrone arrampicandosi su un albero di tiglio piegato verso la parete rocciosa da un provvidenziale (forse per volontà di una più alta Provvidenza?) blocco di pietra.
Panorama dal Santuario che si affaccia sulla Valdadige
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Fu così costruito un ponte di pietra che portava a una scalinata scavata nella roccia, e un ricovero per i coraggiosi pellegrini arrivati fin lì.
I gradini del vecchio sentiero
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La Pietà, poi venerata come Madonna della Corona (per quelle creste rocciose che abbracciano come una “corona” il terrazzo sul quale sorge il Santuario) è un’opera sicuramente realizzata in loco, con la pietra di quello stesso monte, nel 1482, come attesta la scritta sul piedistallo: “HOC OPUS FEClT FIERI LODOVICUS D CASTROBARCO D 1432”. Una statua voluta quindi dal feudatario locale, Ludovico Castrobarco, probabilmente per una grazia ricevuta.
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Nel corso dei secoli la chiesa è stata più volte rimaneggiata e ampliata, poi arricchita da statue e dalla guglia del campanile che quasi tocca la roccia soprastante. Nel 1922 fu aperta una galleria (solo pedonale) che dal paese di Spiazzi conduce agevolmente al Santuario. Per chi vuole affrontare il vecchio cammino dei pellegrini (o fare trekking), il percorso è molto più lungo e impervio: dal paese di Brentino Belluno bisogna arrampicarsi su una scalinata e proseguire per un sentiero in salita (600 metri di dislivello) che arriva al Ponte del Tiglio, l’ultima tappa prima dei gradini che conducono alla Chiesa.
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A metà degli ’70 del secolo scorso la Chiesa venne completamente rifatta, conservando solo alcuni elementi di quella più antica. Oggi il Santuario continua ad essere meta di numerosi pellegrini, o di chi cerca lassù, tra terra e cielo, l’essenza sacra della natura.