Alla fine degli anni ’30, un bambino su un’isola della Papua Nuova Guinea vide un aereo, con l’ala sinistra in fiamme, che si schiantava sulla spiaggia. Il bambino riferì l’accaduto agli anziani del villaggio, ma questi non gli credettero. Le maree trascinarono rapidamente l’aeroplano al largo, sott’acqua, dove venne poi ricoperto dai coralli.
L’aereo che vide quel bambino in realtà potrebbe non essere uno qualunque, ma quello di Amelia Earhart
William Snavely, direttore di “Blue Angel”, ha guidato il progetto per identificare l’aeroplano. “Stiamo esplorando il relitto per cercare di scoprire a chi appartenesse, non vogliamo trarre facili conclusioni e pensare che fosse di Amelia. Tutte le informazioni che abbiamo sinora però ci fanno propendere alla conclusione che potrebbe essere effettivamente il suo“.
La storia della scoperta
Snavely è appassionato da sempre al viaggio della Earhart e del suo navigatore, Fred Noonan. Essi scomparvero nel nulla il 2 luglio 1937, dopo aver lasciato Lae, in Nuova Guinea, alla volta dell’isola di Howland, fra le Hawaii e l’Australia. Nel 2005 Snavely volò a Rabaul, in Papua Nuova Guinea, con l’intenzione di raccogliere informazioni dalla gente del posto riguardo un misterioso incidente aereo avvenuto così tanto tempo prima. Per fortuna di Snavely, un impiegato dell’albergo conosceva quell’incidente raccontato dal bambino di quasi 70 anni prima, e un altro abitante, un cercatore di spugne, era sicuro di aver visto un relitto, nel 1995, in seguito al racconto del piccolo degli anni ’40, deceduto però poco dopo.
Amelia Earhart a Los Angeles nel 1928 “CIT-9 Safety Plane”
Il dipendente dell’albergo chiese quindi 5 caratteristiche dell’aeroplano che lo avrebbero distinto dagli altri velivoli, in modo da dare al cercatore di spugne le informazioni per una prima verifica. Tornato dall’immersione, il sub confermò le caratteristiche: l’aereo aveva due motori gemelli, una coda doppia, una porta sul lato del pilota, un anello sul lato anteriore e un longherone per un’antenna.
Il relitto è stato quindi identificato in una piccola isola abitata vicino alla città di Buka, nella parte orientale della Papua Nuova Guinea. L’ipotesi del disastro di Snavely si basa in gran parte sulla premessa che il serbatoio dell’Electra non fosse stato riempito a pieno regime quando Amelia e Noonan decollarono da Papua Nuova Guinea.
Amelia Earhart alle Hawaii. Fotografia del Pacific Aviation Museum condivisa con licenza CC BY 2.0:
Secondo questa tesi, sulla quale altri ricercatori non sono d’accordo, è possibile che la Earhart e Noonan presero la decisione di cambiare rotta dopo essersi imbattuti in fortissime correnti d’aria contrarie (il che li avrebbe portati a consumare più carburante), facendo rotta verso Buka, che aveva una pista di atterraggio. Forse, durante un temporale e con poco carburante, l’aeroplano potrebbe esser precipitato nei pressi dell’isola.
Sotto, vista satellitare dell’isola di Buka:
Questa, tuttavia, è solo un’ipotesi. Le principali riguardo ciò che successe alla pilota e al suo navigatore sono 5, raccontate da Chris Williamson, direttore del progetto del podcast “Chasing Earhart”:
- L’Elettra si schiantò e affondò nell’Oceano Pacifico. O forse la Earhart abbandonò l’aereo sull’acqua, e poi affondò.
- La Earhart e Noonan furono catturati dai giapponesi, morti durante la prigionia o giustiziati.
- La Earhart e Noonan naufragarono su un’isola lontana, forse su Nikumaroro (precedentemente chiamata Gardner Island). Forse sopravvissero per qualche tempo, ma non si sa quale sia il loro destino.
- La quarta ipotesi vede la Earhart catturata dai giapponesi, ma in seguito rimpatriata negli Stati Uniti dove visse sotto la falsa identità di Irene Bolam.
- L’ultima ipotesi è quella dell’isola di Buka, in cui la Earhart cambiò rotta e si schiantò nei pressi dell’isola.
Sotto, Amelia Earhart ed Irene Bolam:
La conclusione finale della storia non è ancora stata appurata. Il relitto aereo dell’isola di Buka potrebbe essere quello della Earhart, ma saranno necessarie ulteriori analisi per appurarne con certezza la natura. Nel mentre, forse ancora per poco tempo, si potrà fantasticare ancora riguardo il destino dell’aviatore donna più famosa della storia.