La storia non si fa certamente con i “se”, tuttavia è possibile affermare con certezza che se Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale, la vita delle popolazioni europee sarebbe drasticamente cambiata. Tutti coloro che abitavano nell’Europa dell’est, compresi i russi, hanno rischiato l’annientamento totale, in nome della politica espansionistica del führer, in cerca dello “spazio vitale” per il popolo tedesco. Il Generalplan Ost (Piano Generale per l’Oriente) si basava sul concetto del Lebensraum (lo spazio vitale), un obiettivo di espansione territoriale concepito in Germania già prima dell’avvento del nazismo. Hitler lo fece diventare un principio ideologico del nazismo (fermamente affermato nel Mein Kampf), seguendo le teorie del generale Karl Haushofer, che nella pratica doveva tradursi con una spinta “vitale” verso oriente, ovvero con l’occupazione dei paesi slavi, scarsamente popolati rispetto all’estensione del loro territorio.
Il piano prevedeva lo sterminio di polacchi, ucraini, russi, e di qualunque altro popolo di origine slava, razza considerata inferiore a quella ariana, e formata da “subumani”. Hitler, ma anche tutti i suoi seguaci, pensavano di avere il diritto di pianificare la deportazione di massa in Siberia e la riduzione in schiavitù di interi popoli, che sarebbero comunque morti di fame, perché tutta la produzione agricola sarebbe servita alla sussistenza dei tedeschi.
Il Grande Reich della Nazione Tedesca, obiettivo del Generalplan Ost
L’Operazione Barbarossa, il piano tedesco di invasione dell’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale, prevedeva l’occupazione di una gran parte del territorio sovietico, fino alla “linea Volga-Archangelsk”, o Linea AA, un’ipotetica linea che si stendeva dalla città portuale di Archangelsk, nella Russia settentrionale, fino alla città di Astrakhan, sul Mar Caspio, a sud. Mentre l’esercito tedesco avanzava attraverso l’Europa orientale, i paesi che finivano sotto il controllo nazista venivano sottoposti all’autorità di Alfred Rosenberg, Ministro del Reich per i territori occupati.
Alfred Rosenberg
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Rosenberg era un ideologo nazista estremamente influente, probabilmente uno dei principali assertori delle teorie naziste sulla superiorità razziale. Rifiutava il cristianesimo ed era uno dei fondatori del cosiddetto Cristianesimo positivo, che mescolava i principi della purezza razziale con alcune credenze cristiane e con l’ideologia nazista: una “religione” che avrebbe dovuto rassicurare i molti cristiani tedeschi.
Hitler voleva suddividere i territori orientali in sei “Reichskommissariat”, ciascuno amministrata da un Reichskommissar:
- Reichskommissariat Ostland (RKO), che comprendeva i paesi baltici, la Bielorussia, e alcune aree della Russia occidentale; questo commissariato funzionò tra il 1941 e il 1944/45.
- Reichskommissariat Ucraina (RKU), che comprendeva parte dell’Ucraina, parte della Moldavia e la Crimea. Successivamente si estese fino al fiume Volga; funzionò tra il 1941 e il 1944.
Poster di propaganda nazista per l’Ucraina, che afferma “Hitler il liberatore”
- Reichskommissariat Don-Wolga: questo Reichskommissariat non fu mai creato, ma doveva comprendere il territorio che si estendeva dal Mare d’Azov fino alla Repubblica tedesca del Volga;
Il fronte orientale durate l’Operazione Tifone, la Battaglia di Mosca
- Reichskommissariat Moskowien (RKM): questo commissariato non fu mai completamente istituito, ma era destinato a governare Mosca e il resto della Russia europea, tranne due territori assegnati alla Finlandia, la Karelia e la penisola di Kola;
- Reichskommissariat Kaukasus (RKK), che doveva comprendere la Russia meridionale e il Caucaso, ma anche questo non fu mai completamente istituito, perché l’avanzata tedesca si arrestò;
Le repubbliche sovietiche in Asia Centrale
- Reichskommissariat Turkestan (RKT), che doveva comprendere le cinque repubbliche dell’Unione Sovietica in Asia Centrale. Questo progetto fu accantonato per ordine di Hitler, che preferì concentrare le sue forze nella Russia europea.
L’Alto Comando Nazista era consapevole che i territori orientali sarebbero stati difficili da amministrare, e quindi Hitler pretese che i Reichskommissar riferissero e rispondessero solo a lui.
“I lavoratori orientali” prima della deportazione in Germania, probabilmente a Kiev, 1942
Le truppe naziste riuscirono a conquistare vaste aree dell’Unione Sovietica, ma l’Operazione Barbarossa si concluse alle porte di Mosca, che non cadde mai in mano tedesca, anche grazie alle difficili condizioni climatiche: il freddo fu un grande alleato dei sovietici, oltre agli effetti collaterali degli abusi di Pervitin -alias- metamfetamina. Sul fronte orientale si svolsero alcune delle battaglie più cruente e sanguinose della seconda guerra mondiale, e durante i quattro anni di ostilità morirono decine di milioni di persone, tra civili e militari.
I cinque milioni di soldati sovietici catturati dai tedeschi non furono mai trattati secondo le regole imposte dalla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra. Subirono il Piano Fame, una delle direttive all’interno del Lebensraum, progettato per cancellare dal pianeta ebrei, zingari e slavi, ai quali veniva praticamente impedito l’accesso al cibo. A titolo di esempio, nel ghetto di Minsk, gli ebrei avevano a disposizione circa 420 calorie al giorno, che erano comunque molte di più rispetto alle 184 che spettavano a chi era rinchiuso nel ghetto di Varsavia. Solo nel primo anno di guerra, morirono di fame e stenti da uno a due milioni di soldati sovietici, deliberatamente lasciati senza cibo.
Documenti recuperati alla fine della guerra hanno rivelato uno dei tanti piani folli di Hitler: la totale distruzione di Mosca. Inizialmente la città doveva essere la capitale di tutta l’area orientale, ma durante il corso della guerra il führer cambiò idea: Mosca doveva essere rasa al suolo e tutti i suoi abitanti sterminati. Poi, una parziale demolizione del Canale di Mosca avrebbe allagato la città, trasformandola in un lago artificiale.
Per approfondire quest’ultima parte del piano, questa la pagina Wikipedia dedicata.