Il Parco sommerso di Baia: Magnifica Atlantide dell’Impero Romano

In quell’aera così ricca di storia, molto spesso ammantata di leggenda, che sono i Campi Flegrei a Napoli, c’è un piccolo gioiello sommerso che non è riservato solo ad esperti subacquei, ma può essere ammirato anche facendo una gita in barca.

L’antica “Baiae”, l’attuale Baia, forse prese il nome dal leggendario nocchiere di Ulisse, Bajos, che secondo il geografo romano Strabone fu qui sepolto. Il golfo su cui si affaccia la piccola città è uno dei tanti bellissimi scorci del litorale napoletano, particolarmente apprezzato dagli antichi romani, che ben sapevano scegliere i loro luoghi di villeggiatura.

Baiae era appunto uno dei luoghi preferiti dalla nobiltà romana dell’età imperiale, che apprezzava il suo clima salubre e soprattutto le calde fonti termali. Sulla collina che degrada dolcemente verso il mare, c’è il bellissimo Parco Archeologico delle Terme di Baia, ma altrettanto affascinanti, a circa 5 – 7 metri sotto il livello del mare, ci sono i resti di lussuose ville e di altri importanti edifici romani, che narrano una storia antica, ma quasi fuori dal tempo, grazie al protettivo velo silenzioso dell’acqua, che li ha sommersi da secoli per il costante fenomeno del bradisismo.

La riscoperta della Baiae sommersa iniziò nel 1941, ma solo negli anni ’60 furono fatti i ritrovamenti più importanti: una strada basolata affiancata da edifici, la Villa dei Pisoni e i piloni di calcestruzzo, le Pilae, che delimitavano l’originale linea di costa.

Poi, nel 1980, prezioso come un tesoro sepolto da secoli, è venuto alla luce il Ninfeo dell’imperatore Claudio (oggi ospitato nel Museo archeologico del Campi Flegrei, che ha sede nel Castello Aragonese di Baia), magnificamente ornato da un gruppo statuario, dove i rimandi alla civiltà greca si leggono nella composizione principale, che raffigurava l’episodio dell’Odissea in cui Ulisse viene fatto prigioniero dai Ciclopi, le cui origini storiche affondano le radici in Sicilia.

Oggi, l’antica Baia sommersa è uno dei pochi parchi archeologici subacquei del mondo, affascinante per le sue rovine, ma anche per la sua collocazione, che bene descrive Gianni Race nel suo libro “L’Impero Sommerso”:

“Il verde degli avvallamenti vulcanici, coperti dalla vegetazione e dai vigneti, il tufo giallo accecante e la pozzolana che ricordano le terre di Siena e i bruni brillanti di alcuni pittori fiamminghi, si succedono ai resti colossali delle Terme di Baia e di altri edifici, le cui rovine celano il segreto della loro identità e dei loro proprietari. Di fronte la solenne monumentalità del Castello, che nasconde sotto le fondamenta altri ruderi e altre storie, chiude l’emiciclo della rada di Baia, costellato di tante grotte di laterizi e di opus reticulatum.

Quel mare di Baia, oggi che pare il bianco/celeste di una seta consunta, è lo scrigno di una città che, se aguzzi l’orecchio, ti parla con la melodica voce dei poeti e suscita fantasmi di ebbre feste, visi di delicate fanciulle, tutta la letteratura latina a fargli da coro, in una giostra poetica che non ha eguale nella storia antica.”

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Immagine di Kleuske via Wikimedia Commons

Sotto, il comune di Bacoli dove si trova l’area marina protetta, fonte: Wikipedia:

Sotto, la puntata di LineaBlu dedicata a Baia:

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Sotto il video di Passaggio a Nord Ovest con Alberto Angela che spiega il parco:

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Tutte le fotografie subacquee sono di Ruthven condivise via Wikimedia Commons


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