Nel cuore di uno dei più antichi quartieri di Roma, Campo Marzio, intrappolato in un labirinto di strette viuzze, c’è uno degli edifici più famosi della storia dell’architettura, il Pantheon. Costruito al culmine della potenza dell’Impero Romano, il “Tempio di tutti gli Dei” è da oltre duemila anni studiato e ammirato per l’immensità della sua cupola e per la geometria “celeste”.
Interno del Pantheon, fotografia di Stefan Bauer condivisa con licenza CC BY-SA 2.5 via Wikipedia:
Quello attuale, che si trova nella Piazza della Rotonda, non è il primo Pantheon costruito a Roma: nel 27 a.C. Marco Agrippa, genero di Cesare Augusto, fece edificare un tempio in quel sito (forse non dedicato a tutti gli dei), che fu distrutto quasi completamente da un incendio nell’80 d.C. L’imperatore Domiziano lo fece restaurare, ma un fulmine colpì la nuova struttura nel 110 d.C., così l’imperatore Adriano ne fece edificare uno dal disegno totalmente nuovo fra il 120 e il 124 d.C.
Il regno di Adriano ha probabilmente rappresentato l’età dell’oro dell’Impero Romano, che all’epoca si estendeva dall’Oceano Atlantico a ovest, fino al Mar Caspio a est, comprendendo gran parte dell’Europa centro-meridionale e occidentale, il Nord Africa, e una fascia considerevole dell’Asia occidentale, i confini più estesi mai raggiunti dall’impero già durante il regno di Traiano, ma consolidati da Adriano.
Fu anche il periodo economicamente più prospero della storia romana, grazie alla stabilità politica e al libero scambio delle merci tra le varie provincie. In quell’epoca di pace e ottimismo, durante la quale molte città dell’impero, in tre diversi continenti, furono arricchite da teatri, circhi, terme, a Roma fu costruito un monumento che rappresentasse l’armonia raggiunta nel regno.
Formalmente, il Pantheon è di una semplicità sorprendente: un grande tamburo ricoperto da una cupola, con l’ingresso a nord evidenziato da un porticato. All’interno c’è un’unico spazio, illuminato dal grande oculo che si apre nella cupola.
Il grade spazio interno, più correttamente la cella del tempio, è ornato con granito e marmi provenienti da tutte le province dell’impero, un soffitto a cassettoni riveste la cupola, archetipo di tutte quelle costruite successivamente, e mai eguagliata nelle dimensioni, fino alla costruzione di quella meraviglia d’ingegneria che è la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, opera del Brunelleschi, posteriore di tredici secoli.
Costruire quest’opera dalla geometria apparentemente semplice richiese in realtà un sistema strutturale elaborato, frutto dei progressi della tecnologia ingegneristica dei romani. Le pareti del tamburo, spesse 6 metri, anche se all’esterno appaiono monolitiche, in realtà nascondono una serie di vuoti e pieni con otto archi che fungono da pilastri a sostegno del peso della cupola, realizzata grazie al nuovo materiale sperimentato dai romani, il calcestruzzo.
Fotografia di Roberta Dragana condivisa con licenza CC BY-SA 2.5 via Wikipedia:
La progettazione accurata del tamburo contrasta con il porticato, apparentemente disgiunto dalla struttura, e dalle proporzioni non canoniche. Questo non sminuisce l’impatto o il profondo significato del tempio: il diametro interno del tamburo corrisponde alla sua altezza – 43,4 metri -, ciò significa che combinando il volume della cella con quello dell’emisfera della cupola interna, lo spazio corrisponde ad una sfera perfetta.
Le implicazioni cosmiche di questa geometria appaiono chiare: la sfera era un’analogia dei cieli, racchiusi all’interno delle mura del Pantheon. Nel punto più alto brillava la luce del sole, ovvero l’oculo, che illuminava con i suoi raggi le statue delle divinità poste nelle nicchie della parete circolare. Onorando simbolicamente il cielo e gli dei, ciò che realmente veniva glorificato era l’Impero Romano: il cosmo racchiuso all’interno del Pantheon rappresentava l’impero, le sue terre e i suoi popoli così diversi tra loro tenuti insieme da un’autorità celeste e dalla perfezione di Roma. Il suo nome rimanda ad una consacrazione religiosa, ma il Pantheon era una testimonianza della potenza e della gloria di uno stato terreno.
I campanili del Pantheon in un acquerello di Jakob Alt del 1836:
Nel VII° secolo il Pantheon fu trasformato in chiesa cristiana, Santa Maria dei Martiri, ma questo non impedì alcune spoliazioni dei sui materiali – anche se minori rispetto ad altri edifici di epoca romana – come le tegole di bronzo dorato, sostituite con piombo, o ancora delle travi in bronzo tolte dal portico per essere utilizzate nel baldacchino dell’altare del Bernini a San Pietro.
Probabilmente però, proprio grazie alla sua consacrazione a chiesa cattolica, il Pantheon è uno dei monumenti dell’antica Roma meglio conservati. La sua celebre cupola è tuttora, dopo duemila anni, la più grande mai costruita in calcestruzzo non armato, e malgrado le aggiunte di epoca cristiana, il suo impianto rimane lo stesso del tempo di Adriano, testimonianza della gloria dell’Impero Romano, eterno come la città che lo ospita.