Era un giorno di fine estate del 1877. A Milano faceva ancora caldo, e Giovanni Schiaparelli aveva da poco iniziato, il 23 agosto per esser precisi, l’osservazione della superficie del pianeta rosso, che in quel momento si trovava vicinissimo al nostro. A un certo punto l’astronomo italiano osservò un bagliore unico nel telescopio:
Su Marte sembrava ci fosse una superficie innevata
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Schiaparelli aveva appena individuato l’Olympus Mons, il monte Olimpo in italiano, il rilievo montuoso più alto dell’intero sistema solare. L’Olimpo non è solo altissimo con un picco di 25 chilometri, ma è anche esageratamente largo con i suoi 600 chilometri di diametro.
Sotto, gli appunti di Giovanni Schiaparelli del 23 Agosto 1877:
Schiaparelli non lo sapeva, ma quei bagliori che aveva osservato non erano dovuti alla neve ma all’anidride carbonica ghiacciata. L’astronomo italiano non descrisse solo quel gigantesco vulcano, ma disegnò anche la prima mappa dettagliata di Marte con i nomi che, ancor oggi, caratterizzano il pianeta rosso.
Sotto, Giovanni Schiaparelli:
La montagna degli Dei
Chissà cosa avrebbero pensato gli antichi greci se avessero conosciuto le dimensioni del Monte Olimpo Marziano, alto circa 22 chilometri in più del Monte Olimpo Greco (che si ferma a 2.917 metri). Forse avrebbero identificato con esso la casa degli dei?
Quel che è certo è un osservatore che si trovi su Marte, anche sulla sommità del cratere del gigantesco vulcano, non sarebbe in grado di comprendere la propria elevata posizione. Il Monte Olimpo è infatti sì altissimo, ma il suo gigantesco diametro non consente di comprenderne l’altezza quando ci si trova sulla sommità. Ugualmente, un osservatore posto alle pendici del monte, osservando la montagna, non riuscirebbe a capire che si tratta di un picco montuoso perché la curvatura del pianeta gli impedirebbe di vederne la sommità.
L’unico modo di apprezzare le dimensioni del Monte Olimpo è quello di guardarlo dallo spazio
E proprio dallo spazio le sonde della NASA hanno scattato le fotografie che osserviamo nell’articolo, che ci rendono partecipi di uno spettacolo naturale unico in tutto il sistema solare.
L’Olimpo è alto circa 27 chilometri dalla sua base, ma l’area in cui sorge si trova in una depressione da 2 chilometri che lo rendono alto 25 chilometri rispetto alla superficie di Marte. Sulla sua sommità l’atmosfera ha una pressione pari soltanto al 2% rispetto a quella che si trova al livello zero di Marte, molto più ridotta anche rispetto a quanto accade sull’Everest, che ha una pressione atmosferica pari al 25% rispetto al livello del mare terrestre.
Sotto, l’immagine comparativa fra Olympus Mons e il Monte Everest, che è più basso di circa 3 volte. Immagine di Resident Mario condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Nonostante le sue dimensioni, l’Olimpo è in realtà uno dei vulcani più giovani su Marte, essendosi formato durante il periodo esperiano, con alcune parti della montagna che hanno appena pochi milioni di anni. Data la sua giovane età, relativamente parlando, gli scienziati ritengono che questo vulcano possa essere ancora attivo e in grado di crescere.
Sì perché l’Olimpo, nonostante sia il più grande Vulcano conosciuto, al momento di un’eruzione non creerebbe un’esplosione devastante perché è un vulcano a scudo, ovvero che lascia defluire la lava sottostante in modo continuo, senza creare alcuno scoppio.
Il Monte Olimpo visto nella superficie della Francia, che copre per la gran parte:
Questo flusso costante di lava poi si indurisce a formare i lati del vulcano, motivo per cui i vulcani a scudo hanno salite sempre molto graduali, e da qui la bassa pendenza del monte, che si ferma al 5% medio.
Tutte queste informazioni vengono dalla sonda NASA “Mariner 9”, che nel 1971 esplorò la superficie di Marte. Arrivata a orbitare sul pianeta rosso il 14 Novembre, durante una violenta tempesta di sabbia, inviò alla terra immagini che ci consentirono di comprendere ciò che Giovanni Schiaparelli aveva intuito con il suo piccolo telescopio quasi 100 anni prima.
Il grande astronomo italiano aveva battezzato quel bagliore la “Nix Olympica”, neve dell’Olimpo, ma gli scienziati della NASA ribattezzarono “Olympus Mons” il gigantesco rilievo, proprio per dare valore alla nuova scoperta. Il nome è in latino, ma è romantico immaginare che quella sia davvero la casa degli Dei Greci…