Sulle coste della penisola di Izu, nella baia di Toba, da 2000 anni, nidificano creature magiche. Vivono dei frutti che gli abissi donano loro, trascorrono le giornate sulle spiagge, tra gli scogli e il mare, loro amante, padre e benefattore. Intonano avvolgenti melodie tramandatesi nel tempo e sulle coste echeggiano le loro risa. Corpi snelli, imperlati dall’acqua salata e nudi si asciugano al sole mentre si raccoglie il frutto del duro lavoro della giornata. Ecco le ama, sirene e ninfe marine.
E’ l’imbrunire, la giornata volge al termine e le donne del mare, sono pronte a ritirarsi. Pescatrici, cacciatrici di perle, cercatrici di tesori, scrigni viventi dei segreti del mare. Sull’isola di Honshū, nella prefettura di Mie, al riparo dalla modernità, le dame del regno delle profondità marine custodiscono una tradizione antica unica, di cui restano uniche depositarie.
Un leggero panno bianco cinto in vita o uno stretto slip (fundoshi), un coltello ricurvo, impiegato per rimuovere le conchiglie dal fondo, e una bandana attorno alla testa (tenugui), è l’unica attrezzatura che portano con sé immergendosi a 30 metri nelle acque, per tornare in superficie con alghe, polpi, abaloni, ostriche e perle.
Le giovani ama iniziano a sfidarsi giocosamente nelle immersioni all’età di 10 anni, un addestramento che prosegue e si perfeziona fino ai 22 anni, età che le consacra sirene del mar del Giappone, provette nuotatrici, resistenti subacquee, capaci cacciatrici. L’intensa attività fisica rende queste donne fisicamente forti, allenate ed atletiche tanto da poter proseguire la loro attività anche in età avanzata.
Per ogni immersione si preparano con profonde ispirazioni di circa 5 o 10 secondi ed effettuano l’ultima respirazione senza riempire completamente i polmoni. E’ così che le sirene del Sol Levante riescono a restare in apnea per periodi di 2 minuti, seguendo turni che vanno dalla durata di un’ora ad un’ora e mezza, riuscendo ad immergersi anche 60 volte a sessione.
Riemergendo emettono un suono che è ormai associato al loro profondo legame col mare, è l’ ama-isobue, conseguenza dell’iperventilazione dovuta all’emersione. Tale verso ricorda una serie di fischi, simili a quelli prodotti dai delfini, suoni che nei secoli hanno contribuito ad alimentare l’immaginario marinaresco legato al soave canto delle sirene incantatrici di uomini. Per i giapponesi, l’ama-isobue simboleggia il duro mestiere delle donne del mare ed è stato incluso nei primi 100 suoni caratteristici del Giappone.
I tesori del mare hanno permesso alle ama di conquistare la propria personale indipendenza, consentendo loro di vivere del proprio lavoro. Si
allontanano dalla tradizione giapponese che ha spesso voluto le donne madri e mogli, in particolare nel passato, in contesti storici in cui le responsabilità familiari avevano priorità sui desideri personali, poiché la famiglia, piuttosto che l’individuo, veniva considerata l’elemento collante capace di garantire la sopravvivenza all’interno della società. La loro fiera indipendenza era, ed è, simbolo di libertà e orgoglio.
Non c’è traccia di rivalità tra queste esploratrici degli abissi quanto piuttosto un forte legame di appartenenza, solidarietà e profondo amore per la tradizione. Il mare le ha nutrite e spinte nei secoli a tramandare la loro cultura e capacità ad altre giovani, narrando le storie di un mondo avvolto dal mistero e dal fascino che segue e fluttua seguendo il ritmo delle onde. Questo micro cosmo sta scomparendo e si sta perdendo nel ricordo di quelle donne che ancora ne praticano l’arte. Restano poche fiere depositarie, la cui età media, stimata nel 2003, è di 67 anni (le più giovani intorno ai 50 anni e le più anziane sugli 87 anni).
Per preservare la loro realtà, la prefettura di Mie ha recentemente candidato le donne ama e le loro usanze all’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Le signore dell’acqua, scrigni di tesori sommersi, preziose come le perle che colgono e rare come la bellezza del panorama in cui si immergono, sembrano le uniche capaci di ascoltare e comprendere la voce delle onde. Quanto ancora potranno raccontarci di cosa narra il mare?
SITOGRAFIA:
– https://ilchaos.com/donne-ama-sirene-giappone-pescatrici/
– https://www.ohayo.it/cultura/storia-giapponese/ama-le-donne-del-mare/ – – –http://www.ocean4future.org/savetheocean/archives/8482