Quattro secoli prima che Cristoforo Colombo scoprisse involontariamente il continente americano, nel tentativo di arrivare in India navigando verso ovest, Cahokia era una prospera città che contava più o meno gli abitanti della Londra dell’epoca: un antico insediamento di nativi americani, che costruirono piramidi, progettarono osservatori astronomici e praticarono i sacrifici umani, ma non erano né Maya ne Aztechi.
Cahokia, una città con 15.000 abitanti, sorta nel territorio dell’odierno Illinois, a circa 12 chilometri da St. Louis, era probabilmente la più grande città a nord del Messico, costruita dai Mississippiani, una popolazione di nativi americani che occupava gran parte dell’odierno sud-est degli Stati Uniti, dal fiume Mississippi fino alle coste dell’Atlantico.
In quell’epoca il Nord America era costellato da villaggi collegati da una fitta rete commerciale: un mercante che navigava lungo il Mississippi durante il periodo di massimo splendore della città, tra il 1000 e il 1150, non avrebbe mai potuto perdersi.
Cahokia era una città sofisticata e cosmopolita per il proprio tempo, eppure la sua esistenza è nota a pochi, anche tra gli stessi americani. E’ uno dei tanti lati della storia dei nativi nascosto dai vincitori, in favore di una narrazione che li descrive come arretrati e primitivi.
“Una gran parte del mondo pensa ancora in termini di cowboy e indiani, piume e tepee” spiega Thomas Emerson, professore di antropologia presso l’Università dell’Illinois “ma nell’anno 1000, fin dall’inizio, una città si estese secondo un piano preciso.”
Cahokia era la più grande città del Nord America, e vantava 120 massicci tumuli di terra, a base quadrata, che si innalzavano come piramidi piatte sulla cima, i Monk’s Mound (tumulo del monaco). Nella vasta piazza al centro della città si ergeva la più grande di queste piramidi, alta oltre trenta metri, sulla cui cima sorgeva un grande edificio, forse destinato ad uso religioso, o forse residenza del capo tribù.
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Attorno al grande centro urbano, si estendevano campi coltivati per soddisfare il fabbisogno alimentare dei cittadini, un popolo variegato formato da uomini di governo, capi religiosi, commercianti, artigiani e persino astronomi.
Secondo Emerson, Cahokia nacque come sito religioso, dove campeggiava il grande Monk’s Mount. Il centro della città, circondato da una palizzata di legno di oltre tre chilometri di circonferenza, era il luogo dove si svolgevano le cerimonie. La maggior parte dei Mississippiani vivevano al di fuori di essa, in case di legno e paglia. Non si trattava però di un accampamento, le case erano collegate da strade e cortili, con un tracciato urbanistico non dissimile da quello delle città odierne.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce un tumulo destinato a sepolture di massa: a Cahokia si praticavano sacrifici umani. Centinaia di persone, soprattutto giovani donne, furono seppellite in queste fosse comuni, alcune strangolate, altre morte per dissanguamento.
La storia di Cahokia tuttavia, non assomiglia a quella di una città in espansione, ma piuttosto a quella della leggendaria e perduta Atlantide: dopo essere divenuto un importante centro abitato, attorno al 1050, il sito fu abbandonato e nessuno sa il perché: non ci sono tracce di guerre od epidemie, e la conquista europea era molto di là da venire. Il primo uomo bianco a raggiungere queste terre fu l’esploratore spagnolo Hernando de Soto, nel 1540.
Il declino e la fine di Cahokia rimangono un mistero. Dopo aver raggiunto il suo picco nel 1100, la popolazione cominciò a diminuire, fino a scomparire nel 1350. Si possono fare varie ipotesi, come l’esaurirsi delle risorse, oppure gravi disordini politici e sociali, od anche cambiamenti climatici o siccità prolungate. Qualcosa comunque indusse i Mississippiani ad allontanarsi, e Cahokia fu a poco a poco abbandonata.
Nel folklore dei nativi americani non c’è traccia di racconti su Cahokia, solo i tumuli e il terreno possono narrare qualcosa, almeno quelli che non sono stati distrutti dagli agricoltori della zona.
Il Cahokia Mounds State Historic Site è patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 1982, visitato da appena 250.000 persone ogni anno. Come dice James Brown, professore emerito di archeologia alla Northwestern University, “Cahokia è sicuramente sottovaluta. Occorre andare in Messico per vedere qualcosa di paragonabile a questo posto. E’ un’orfana assoluta – una città perduta in tutti i sensi.”