Il manicomio di Voghera: la “Città Dolorosa” voluta da Cesare Lombroso

C’erano una volta, non troppo tempo fa, i manicomi. Si trattava di luoghi all’interno dei quali venivano reclusi i “pazzi” che, come si pensava allora, “infestavano” una società. Oggi, anni dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici, sappiamo bene che all’interno di quelle mura la percentuale dei malati reali non era il 100%. Venivano rinchiuse anche persone scomode, non gradite. A volte erano orfani, ribelli, ubriachi, oppositori politici… persone comuni trattate esattamente come i malati, che infatti venivano sottoposte alle stesse identiche “cure”.

Uno dei manicomi più sicuri e controllati d’Italia era il Manicomio di Voghera, detto “Manicomio del Lombroso”, struttura concepita dal celebre Cesare Lombroso in persona. L’ospedale psichiatrico fu costruito in stile neoclassico nel 1876, nel luogo in cui sorgeva un antico convento francescano (di cui oggi rimane solo un pozzo). La struttura era enorme ed arrivò a ospitare oltre mille pazienti. Ai tempi il manicomio era ben lontano dal centro abitato, proprio perché doveva essere una “città dei matti” completamente separata dalla “città dei normali”.

Ben presto però, quella “città dei folli” venne rinominata “la città dolorosa”. Il primo dicembre del 1876 fece il suo ingresso nel manicomio il primo paziente: Benedetto Branzoni, un fabbro che dall’età di 20 anni cominciò ad entrare e uscire dai manicomi. Da quel giorno, i numerosi pazienti all’interno del manicomio erano sottoposti a delle vere e proprie torture, un tempo chiamate “la cura”. I malati venivano sottoposti a tutte quelle terapie che portavano il paziente alla “tranquillità”.

All’interno del manicomio era presente “la rotonda dei furiosi”. Si tratta di un corridoio rotondo all’interno del quale furono costruite numerose celle. Queste erano sprovviste di angoli e i letti erano fissati a terra, in modo da immobilizzare i più agitati. Negli anni ‘70 del ‘900 le pratiche si umanizzarono, tanto che spesso si creavano dei veri e propri rapporti di amicizia tra infermieri e pazienti.

Grazie a questo cambio di rotta, ancor oggi possiamo udire e raccontare la strana storia, ammantata di leggenda, di Luigi Marini, detto “Ringo”. Ringo era un paziente del manicomio che ogni sera scappava, nonostante fosse uno dei luoghi più sicuri e controllati. Gli infermieri controllavano l’uomo giorno e notte, nonostante ciò ad un certo orario egli spariva. Andava a ballare in una vicina balera facendo autostop, per poi tornare al manicomio con nonchalance. Gli abitanti della vicina città lo chiamavano “il ballerino pazzo”. Possiamo forse dire che Ringo fu il primo uomo ad abbattere quel muro tra “folli” e “normali”. Alla balera tutti lo conoscevano ed amavano, infatti riusciva sempre a trovare un passaggio alzando semplicemente il pollice. Nessuno lo temeva, era un personaggio benvoluto.

In tempi più recenti il manicomio unì anche il reparto maschile a quello femminile. Grazie a questa scelta, due pazienti (Luigina e Mario) si innamorarono e sposarono. I due vennero dimessi, ma amavano tornare al manicomio per passare il tempo nella loro personalissima cella. Quello per loro non era un luogo doloroso, ma il posto in cui si erano conosciuti e innamorati. Il Manicomio di Voghera venne chiuso nel 1998, molti anni dopo la legge Basaglia. Fu molto importante reintegrare in modo graduale i pazienti alla società, dalla quale erano stati separati per un lasso di tempo troppo lungo. Da allora il manicomio giace in uno stato di semi-abbandono, con una parte totalmente abbandonata ed una ancora utilizzata.

Tutte le fotografie sono di Sonia Ricchetti.

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Fotografia di Sonia Ricchetti:

Sonia Ricchetti

Amante dell'esplorazione urbana e dell'arte in generale, si ritrova spesso in giro per l'Europa in cerca di nuovi posti da esplorare e musei da visitare.