L’anno scorso il governo del Kenya ha annunciato che avrebbe stabilito la pena di morte come punizione per il bracconaggio illegale. Il ministro Najib Balala, titolare del dicastero del turismo e della fauna selvatica, ha dichiarato che il processo legislativo per rendere operativa la punizione più severa è in dirittura d’arrivo, e dovrebbe diventare realtà nel giro dei prossimi mesi.
Le leggi a protezione della fauna keniota sono già durissime: si va dall’ergastolo a una multa di 200.000 dollari, ma non hanno sortito l’effetto di far cessare l’uccisione dei maestosi animali selvatici africani.
Balala ha affermato: “Questa pena (condanna a vita e multa) non è stata sufficientemente deterrente per frenare il bracconaggio“.
Sotto, Najib Balala
Fonte immagine: Raidarmax via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0
I bracconieri d’altro canto hanno ragioni economiche di rilevante importanza che li porta a rischiare le pene, perché sul mercato illegale le zanne di elefante e il corno di rinoceronte hanno raggiunto quotazioni superiori ai 1.000 euro al Kg. Nel paese non vengono uccisi solo pachidermi, ma anche giraffe, ghepardi e leoni, animali che stanno vedendo la propria popolazione totale ridursi in modo continuo.
Rinoceronti neri in Kenya:
Fonte immagine: Harald Zimmer via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0
Secondo alcuni dati condivisi dal governo Keniota, grazie alle nuove leggi e allo sfruttamento turistico degli animali, dal 2013 il bracconaggio illegale si è ridotto del 78% per gli elefanti e dell’85% per i rinoceronti. Questi ultimi sono ormai rarissimi, e hanno una popolazione di circa 1.000 unità totali, prossimi alla soglia dell’estinzione.
Soltanto nel 2016 e 2017 i bracconieri sono riusciti ad uccidere 23 rinoceronti e 156 elefanti, tutta merce finita prevalentemente sul mercato cinese, che assorbe il 70% della produzione illegale di avorio mondiale (a questo proposito è interessante leggere il dettagliato report che certifica l’aumento del commercio illegale in Cina). In Cina, contrariamente a quanto sia solitamente pubblicizzato sui maggiori siti di informazione, l’avorio non viene usato soltanto dalla medicina tradizionale, ma viene venduto per il confezionamento di oggetti sacri, esposti in boutique di alta moda nelle vie più prestigiose di città come Pechino o Shanghai.
La sanzione della pena capitale per il bracconaggio può sembrare una misura estrema, ma alcuni sostenitori kenioti sostengono sia una risposta adeguata a un problema altrimenti senza fine.
Oltre alla minaccia dell’estinzione degli elefanti, il bracconaggio selvaggio degli ultimi 200 anni ha portato ad evoluzioni biologiche rilevanti, con un sempre maggior numero di elefanti femmine che nascono senza zanne.
Fonte: Independent.