Il Grand Bazaar di Istanbul, in Turchia, è un luogo ricco di tradizione, oltre che di ogni genere di mercanzia. Considerato come il più vecchio centro commerciale della storia, occupa una superficie di circa 31 mila metri quadrati, occupati da più di 3000 negozi (ma forse sono quasi 4000) raggruppati in base al tipo di articoli venduti, 61 strade coperte, dove ci sono locande, hammam, fontane, caffetterie, ristoranti e due moschee.
Nei negozi si può trovare merce di qualsiasi genere, dai tappeti ai gioielli alle spezie ai souvenir, ma non mancano gli artigiani come i calzolai o quelli che lavorano i metalli.
Le sue origini risalgono alla metà del 15° secolo, quando il sultano Mehmet II ne ordinò la costruzione, poco dopo aver conquistato Costantinopoli nel 1453.
Pensato proprio come “grande magazzino”, era dotato di caravanserragli, così che le carovane potessero scaricare la merce direttamente al suo interno. La struttura originale era in legno, costruita attorno ad un edificio bizantino, ora parte integrante dell’antico bazar (Bedesten), che inizialmente era costituito da due grandi magazzini: il Bedesten Interno e il Bedesten di Sandalo, dove si scambiavano prevalentemente prodotti tessili e articoli di lusso.
Il Bazaar è divenuto un complesso organico nel corso del tempo: tra i due edifici principali molti commercianti aprirono i loro negozi all’aperto, poi coperti dai tetti a volta e interconnessi fra loro, mentre le strutture in legno furono ricostruite in pietra, per evitare il rischio di incendi. All’inizio del 1600, il Grand Bazaar aveva raggiunto la sua forma attuale.
Circa 250.000 persone affollano ogni giorno le strade del Bazaar, che nel 2014 è stata l’attrazione turistica più visitata al mondo, sicuramente uno dei luoghi più caratteristici di Istanbul, dove la parola d’ordine è mercanteggiare: i prezzi non sono fissi, e occorre trattare a lungo per strappare un prezzo conveniente, come vuole la tradizione levantina.