Manshiyat Naser è un popoloso quartiere del Cairo, in Egitto, conosciuto in gergo come “La città della spazzatura”.
Qui infatti viene portata tutta la spazzatura della città, che viene poi suddivisa e riciclata; l’economia di tutta questa zona della megalopoli egiziana ruota attorno a questa attività, che costituisce il mezzo di sostentamento per innumerevoli famiglie.
Nelle ultime settimane il quartiere è stato testimone di un inaspettato e vivace intervento creativo, che ha cambiato il paesaggio della baraccopoli.
L’artista franco-tunisino eL Seed, conosciuto in tutto il mondo per i suoi murales di grandi dimensioni, che fondono calligrafia araba e graffiti, ha realizzato un’opera anamorfica dalla forma circolare, intitolata “Percezione”, nei toni del blu, arancione e bianco, che copre cinquanta edifici, e si può leggere correttamente solo se si sta in piedi sulla vicina Mokattam Mountain.
“Nel mio nuovo progetto ‘Perception’ sto mettendo in discussione il livello di giudizio e di misconoscenza che la società può inconsciamente avere su una comunità, basandosi sulla differenza di condizione,” ha scritto El Seed sul suo sito web. “E’ stato dato loro il nome di Zabaleen (il popolo della spazzatura), ma questo non è il modo in cui essi si definiscono. Non vivono nella spazzatura, ma della spazzatura; e non la loro, ma la spazzatura di tutta la città. Sono quelli che puliscono la città del Cairo.”
L’artista ha voluto scrivere, all’interno del suo murales, le parole di Sant’Atanasio di Alessandria, un vescovo copto del 3° secolo: “Chi vuole vedere la luce del sole, deve prima pulirsi gli occhi”, un’esortazione a non farsi tentare da troppo facili pregiudizi.