Enigmatica lo è certamente, la famosa Monna Lisa ritratta da Leonardo da Vinci, forse più per quello sguardo dal quale si fa fatica a distogliere gli occhi, che per quel sorriso appena accennato, per il quale è universalmente conosciuta.
La Gioconda di Leonardo da Vinci
Particolare degli occhi della Monna Lisa
Ma d’altronde, molte opere del grande artista (scienziato, inventore…) toscano appaiono in qualche misura enigmatiche, forse per la sua straordinaria capacità di dare profondità alle immagini lontane, e tridimensionalità a quelle vicine, su una superficie piatta.
Di recente, in uno studio condotto dal neuroscienziato Christopher Tyler, una parte del merito di tanta bravura viene attribuita a un difetto visivo, l’exotropia intermittente: una forma di strabismo che fa deviare un occhio verso l’esterno, ma solo occasionalmente. Ciò significa che l’artista aveva la “capacità di passare alla visione monoculare, il che spiegherebbe forse la sua grande capacità di rappresentare la solidità tridimensionale di volti e oggetti nel mondo e la lontana profondità progressiva di scene montuose”.
Tyler ha analizzato sei opere: due sculture realizzate dal maestro di Leonardo, Andrea del Verrocchio, per le quali il giovane genio del Rinascimento faceva da modello (anche se non c’è la completa certezza); due dipinti a olio e due disegni.
David di Andrea del Verrocchio – Museo del Bargello (Firenze)
Fonte immagine: Miguel Hermoso Cuesta via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 4.0
Particolare degli occhi
Anche se i dipinti presi in esame – il Salvator Mundi e Il giovane Giovanni Battista – non sono autoritratti, come non lo è il disegno dell’Uomo Vitruviano, si possono in qualche modo considerare come tali, perché Leonardo affermò che qualsiasi ritratto creato da un pittore riflette l’aspetto del pittore stesso.
Il giovane Giovanni Battista – Museo del Louvre di Parigi
Tyler ha diagnosticato il mancato allineamento degli occhi nei soggetti dipinti da Leonardo, effettuando il tipo di misurazione normalmente adottata dagli oculisti: ha disegnato dei cerchi sulle pupille, le iridi e le palpebre degli occhi oggetto di studio. In cinque casi su sei ha registrato una divergenza oculare verso l’esterno.
Salvator Mundi – Museo Louvre Abu Dhabi
Particolare
Ammesso che l’artista fosse affetto da questo disturbo, era in grado di riportare l’occhio nella posizione corretta nel momento della focalizzazione di un oggetto. Questa rara forma di strabismo (che colpisce all’incirca l’1% della popolazione mondiale) consentiva a Leonardo di vedere il mondo, è il caso di dirlo, da un punto di vista diverso: “Quello che stava guardando era più simile a una tela piatta che a uno schermo tridimensionale”, cosa che gli rendeva “più facile riprodurre le cose sulla tela”.
Ma non solo Leonardo è stato agevolato dall’exotropia: ricerche simili sono state condotte per dimostrare che anche altri pittori, come Rembrandt, Degas e Picasso avevano una qualche forma di strabismo.
Per fortuna, nessuno di questi geni dell’arte aveva un buon oculista…
Fonte: Jama Ophthalmology
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