La parola “Forcipe” evoca nei profani dell’ostetricia una sensazione sgradevole, un mix fra un circo degli orrori e una pena per neonati. Qualcosa che assomiglia a un film horror e un thriller medico. In realtà il forcipe non è nulla di tutto questo, o meglio, non ha quasi mai rappresentato uno strumento di dolore, anche se in alcuni casi, utilizzato da mani inesperte, ha provocato disastri mortali o lesioni permanenti gravissime.
La storia del Forcipe Ostetrico
Il suo primo impiego risale forse al medioevo, nell’area mediorientale, ma di quegli strumenti si è persa traccia nella notte dei tempi. Il moderno forcipe ostetrico fu inventato dalla famiglia di chirurghi francesi Chamberlen, ugonotti in fuga dalle persecuzioni del XVI secolo che, come molti altri protestanti calvinisti, raggiunsero l’Inghilterra.

William Chamberlen, il patriarca della famiglia, era molto probabilmente un chirurgo. L’uomo ebbe due figli, entrambi di nome Pierre, che divennero chirurghi specializzati nei parti. William e il figlio maggiore praticarono a Southampton e poi si stabilirono a Londra. L’inventore del forcipe fu forse Peter Chamberlen il Vecchio (figlio appunto di William), che divenne chirurgo-ostetrico della regina Enrichetta, moglie di re Carlo I d’Inghilterra (il Re inglese condannato a morte durante la Rivoluzione di Oliver Cromwell) e figlia di Enrico IV, re di Francia.

Gli successe suo nipote, figlio del fratello, il dottor Peter Chamberlen, come ostetrico di corte (i barbieri-chirurghi non erano dottori nel senso di medici). Il successo di questa dinastia di barbieri/chirurghi e ostetrici presso la famiglia reale e l’alta nobiltà era in parte legato all’uso del forcipe, uno strumento “segreto” che permetteva la nascita di un bambino vivo anche nei casi in cui il feto si fosse bloccato nelle fasi finali del parto.
Uno strumento eccezionale tenuto segreto per oltre un secolo

Il forcipe fu occultato al mondo per oltre un secolo dalla famiglia Chamberlen, e ci sono prove della sua esistenza già nel 1634. Hugh Chamberlen, figlio del Dottor Peter secondo ostetrico di corte, cercò di vendere lo strumento a Parigi nel 1670, ma la dimostrazione che questi eseguì di fronte a François Mauriceau, responsabile della maternità del Paris Hotel-Dieu, fu un totale fallimento e provocò la morte di madre e figlio. Il forcipe potrebbe essere stato venduto da Hugh Chamberlen ad alcune ostetriche olandesi all’inizio del XVIII secolo ad Amsterdam, ma ci sono dubbi sull’autenticità di ciò che venne effettivamente consegnato alle acquirenti.
Come veniva utilizzato?
Le pinze venivano utilizzate in caso di parti difficili. Il forcipe consentiva di evitare la morte del bambino rispetto all’utilizzo di strumenti di epoche precedenti (come ganci o strumenti simili) che obbligavano il chirurgo a smembrare il corpo del nascituro. Ma queste pinze “magiche”, che in molti casi riuscivano davvero a estrarre il neonato senza particolari conseguenze né per il piccolo né per la madre, venivano tenute segrete dai chirurghi reali. Il forcipe veniva portato nella stanza del parto in una scatola foderata, utilizzato solo quando tutti fossero usciti dalla stanza e la madre fosse stata bendata.
Le evoluzioni dello strumento dei Chamberlen
Varianti derivati dallo strumento originale dei Chamberlen apparvero gradualmente in Inghilterra e Scozia nel 1735. Circa 100 anni dopo l’invenzione della pinza un chirurgo di nome Jan Palfijn presentò la sua pinza ostetrica all’Accademia delle scienze di Parigi nel 1723. Questa era costituita da lame parallele e veniva chiama “Mani di Palfijn”.

Le pinze della famiglia Chamberlen erano basate sul principio di introdurre le due parti della pinza separatamente nel canale del parto. Questo espediente era molto più delicato rispetto ad altri, ma efficace solo in un bacino di dimensioni normali e su una testa del feto già abbastanza scesa in basso. Le anomalie del bacino erano molto più comuni in passato rispetto a oggi, il che complicava l’utilizzo del forcipe Chamberlen. L’assenza della curvatura dei rami impediva alle lame di raggiungere la parte superiore del bacino e di esercitare trazione nell’asse naturale di scavo pelvico.
Nel 1747, l’ostetrico francese Andre Levret, pubblicò Observations sur les cause et accidents de plusieurs accouchements laborieux (Osservazioni sulle cause e sugli incidenti di diverse consegne difficili), in cui descriveva la sua modifica dello strumento per seguire la curvatura del bacino materno. Questa “curva pelvica” consentiva una presa sulla testa del feto mentre era ancora alta nello scavo pelvico, il che aiutava nei casi più difficili. Questo miglioramento fu pubblicato nel 1751 in Inghilterra da William Smellie nel libro Un trattato sulla teoria e la pratica dell’ostetricia. Dopo questa importante modifica il forcipe divenne uno strumento ostetrico comune per più di due secoli.

L’ultimo miglioramento dello strumento fu realizzato nel 1877 da un ostetrico francese, Stephan Tarnier, di cui scrisse nell’articolo Descrizione di due nuove pinze. Questo strumento presentava un sistema di trazione disallineato con lo strumento stesso, a volte chiamato terza curvatura del forcipe. Era un sistema di trazione particolarmente ingegnoso, e permetteva alla pinza di esercitare una forza sulla testa del bambino seguendo l’asse dello scavo pelvico materno, cosa che non era stata possibile prima.
L’idea di Tarnier era quella di “dividere” meccanicamente la presa della testa del feto (tra le lame della pinza), su cui l’operatore non interviene che dopo il loro corretto posizionamento, da un accessorio meccanico posto sulla pinza stessa, il “traente”, su cui l’operatore esercita la trazione necessaria per fa scorrere la testa fetale nel corretto asse dello scavo pelvico. La pinza di Tarnier (e altri molteplici derivati con altri nomi) è rimasta il sistema più utilizzato al mondo fino allo sviluppo del taglio cesareo.

Il forcipe ha avuto una profonda influenza sull’ostetricia in quanto ha consentito il parto rapido del bambino in caso di travaglio difficile od ostruito. Nel corso del 19° secolo, molti chirurghi hanno tentato di riprogettare il forcipe, tanto che la collezione inglese del Royal College of Obstetrics and Gynecologists conta decine di esempi. Negli ultimi decenni, tuttavia, con la possibilità di eseguire un taglio cesareo in modo relativamente sicuro, e l’introduzione della ventosa, o aspiratore, l’uso del forcipe e l’allenamento nella tecnica del suo utilizzo è fortemente diminuito.
Ruolo storico nella medicalizzazione del parto
L’introduzione della pinza ostetrica ha consentito un enorme progresso nella medicalizzazione del parto. A livello popolare, prima del diciottesimo secolo, il parto era considerato una fase medica che poteva essere supervisionata soltanto da una donna. Di solito, se un medico doveva essere coinvolto, significava che qualcosa era andato storto, e che c’era un quasi certo pericolo di morte. Prima del XIX secolo, non esisteva la possibilità per una donna di diventare medico; quindi, se veniva coinvolto un uomo, era soltanto per tentare di salvare la vita alla madre nel caso in cui il bambino fosse rimasto bloccato durante il parto.
Prima del Forcipe ostetrico questa operazione poteva esser fatta soltanto tagliando il feto pezzo per pezzo

In altri casi, se il feto veniva ritenuto impossibile da far uscire, il medico utilizzava uno strumento chiamato uncinetto. Questo veniva usato per estrarre il feto in modo da consentire alla madre di sopravvivere. Nei casi in cui fosse impossibile far uscire il feto si tentava il taglio cesareo, ma questa operazione, eseguita senza anestesia e senza l’ausilio di antibiotici, comportava quasi sempre la morte della madre. Questi interventi, che a noi moderni possono sembrare più di macelleria che di chirurgia, comportavano non solo la morte del feto, ma anche grandissimi rischi per la madre, che sovente spirava in preda ai dolori e in un lago di sangue.

L’uso del forcipe dall’inizio del ‘700
Grazie all’utilizzo della pinza ostetrica, il medico iniziò a ricoprire un ruolo più importante, e in molti casi poteva salvare la vita del bambino. Sebbene l’uso del forcipe durante il parto comportasse una serie di rischi, gli aspetti positivi comprendevano una significativa diminuzione delle probabilità di morte per la madre, una diminuzione della morbilità del bambino e una diminuzione del rischio di morte per il bambino.

All’inizio del ‘700, in grandi città come Londra e Parigi, alcuni barbieri/chirurghi si dedicavano alla pratica ostetrica. Divenne anche di gran moda, tra le donne ricche dell’epoca, avere il parto supervisionato da ostetrici uomini.
Complicazioni storiche
Purtroppo il Forcipe ostetrico non ha portato solo benefici. Sono innumerevoli i casi di complicazioni per il feto in seguito alla “trazione” con la pinza, e in molti casi ciò ha comportato lesioni cerebrali sui neonati a causa del blocco dell’afflusso di sangue al cervello, oppure lesioni della colonna vertebrale, paralisi degli arti, deturpazioni e molti altri effetti collaterali noti e meno noti.
E’ bene specificare che le complicanze sono dovute spesso all’inesperienza dell’utilizzatore
Una nota di curiosità: l’attore Sylvester Stallone, che ha subito un parto con l’ausilio del forcipe ostetrico, ha riportato la paralisi di un nervo facciale, il che gli ha conferito quella sua espressione unica, divenuta famosa in tutto il mondo.
