Tutti noi conosciamo il tragico destino del principe ereditario d’Austria, Rodolfo d’Asburgo, figlio dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Elisabetta “Sissi” di Baviera. La storia narra che Rodolfo si sia tolto la vita insieme alla sua amante la baronessa Mary Vetsera, ma le dinamiche del delitto non sono mai state del tutto chiarite e molte prove furono volutamente occultate dalla polizia asburgica, affinché non venisse rovinata ulteriormente l’immagine della casata.

Tra le piaghe di questo orribile delitto, pare che si nasconda un bambino nato da una relazione clandestina tra Rodolfo d’Asburgo e la misteriosa Principessa K.
Ma come è possibile che Rodolfo abbia avuto un figlio? E chi era questa principessa K?

Il viaggio di Rodolfo e Alberto Edoardo
La storia ha inizio il 16 settembre del 1888. Rodolfo è in viaggio verso la Svizzera, paese che lo affascina particolarmente, poiché è libero di muoversi con la garanzia dell’anonimato. Sono passati dieci anni dall’ultima volta che ha visto la sua amata Principessa K, una nobile russa che ha conosciuto nel 1878. Vedersi con lei non è facile, perché, in patria Rodolfo è costantemente sorvegliato dalla polizia asburgica, oltre al fatto che ha una moglie, Stefania del Belgio, e una figlia di appena cinque anni, la piccola Elisabetta Maria.

Per vedere la principessa, Rodolfo si avvale dell’aiuto di un suo caro amico, Alberto Edoardo, principe del Galles e futuro re d’Inghilterra con il nome di Edoardo VII, figlio della regina Vittoria d’Inghilterra e Alberto di Sassonia Coburgo–Gotha.
Nonostante fra i due ci sia una grande differenza d’età – circa 17 anni – i due hanno legato molto e il viaggio ufficiale di Alberto Edoardo nell’impero austriaco offre a Rodolfo l’occasione perfetta per vedere la Principessa K.

Il 10 settembre del 1888, Alberto Edoardo arriva a Vienna, dove prevede di rimanere per un paio di giorni, prima di intraprendere un tour che lo porterà in altre regioni dell’impero, per poi proseguire verso la Carinzia e prendere parte ad alcune battute di caccia insieme a Rodolfo. Il resto dell’itinerario prevede che Rodolfo faccia ritorno a Vienna e che Alberto Edoardo prosegua verso l’Ungheria, la Romania e il Bosforo. I due principi si rincontrano in Transilvania agli inizi d’ottobre e, insieme, rientrano a Vienna per un ricevimento ufficiale in onore del principe del Galles. Da lì, Alberto Edoardo parte per rientrare a casa, con Rodolfo che gli farò compagnia lungo la prima parte del viaggio.
Ed è proprio quest’ultima tappa che dà l’occasione a Rodolfo di vedere la principessa in Svizzera

Ma chi è questo donna misteriosa che si fa chiamare Principessa K?
Dobbiamo lasciare l’Europa centrale e spostarci nella Russia dei Romanov, un paese povero e governato esclusivamente da un’economia agricola

I figli illegittimi di Alessandro II
Le giovani donne che convolavano a nozze con lo zar, purtroppo, non andavano incontro a un destino felice, perché era prassi che i sovrani si circondassero di amanti come simbolo di potere, carisma e capacità seduttiva. Spesso, queste povere spose vedevano i propri consorti fuggire con le favorite del momento, da cui nascevano quasi sempre dei figli illegittimi.
Mentre nelle altre monarchie europee si tendeva a nascondere i frutti delle scappatelle extraconiugali dei re – magari offrendo una cospicua somma di denaro alle madri e ai nascituri – in Russia, i figli illegittimi crescevano a stretto contatto con quelli legittimi, erano riconosciuti dal padre e spesso ricoprivano ruoli importanti a palazzo.

Lo zar Alessandro II ebbe numerose amanti, ma quella che ci interessa è una certa Aleksandra Sergeyevna Dolgorukaya (1836-1913), figlia del principe Sergej Alekseevic Dolgorukov (1809-1891), che, al tempo, era membro del Consiglio di Stato e Consigliere segreto dello zar e della contessa Maria A. Apraksina (1816-1892).
La loro relazione ebbe inizio intorno agli anni ’50 dell’Ottocento e lo zar sembrava seriamente innamorato di Aleksandra

La principessa Aleksandra era conosciuta come “la Tigre”, oppure, come usava chiamarla lo zar, “Principessa X”. Aveva fama di essere una seduttrice mangia-uomini e lo zar, pur di tenerla accanto a sé, l’aveva nominata dama di compagnia della zarina.

Da questa relazione, Aleksandra ebbe due figlie: Maria, nata nel 1863, e Olga, nata nel 1865. Proprio nel 1865, lo zar cambiò amante e si invaghì di Ekaterina Mikhailovna Dolgorukaya, detta Katya, lontana cugina di Aleksandra e figlia del principe Mikhail Mikhailovich Dolgorukov (1816-1871), ma, nel frattempo, aveva fatto sposare Aleksandra con Pytor Pavlovich Albedinsky. Finita la relazione con lo zar, Aleksandra dovette lasciare il servizio di dama di compagnia, perché era in vigore l’obbligo del nubilato, e grazie alle nozze, Pyotr ebbe una brillante carriera, tanto che fu nominato Governatore della Bulgaria, ma morì a soli 57 anni, per un banale intervento chirurgico.

Rimasta vedova, Aleksandra fece ritorno a San Pietroburgo, dove fu nominata dama d’onore, e anche ai suoi figli venne trovata un’occupazione: Aleksander, il figlio avuto con Pyotr, fu nominato maestro del cerimoniale, mentre Olga e Maria divennero anch’esse damigelle d’onore.
A questo punto, le nostre due storie si intrecciano

Rodolfo e la Principessa K
Raggiunta la maggiore età, che alla corte viennese coincideva con il mese precedente a quello del diciannovesimo compleanno, Rodolfo doveva abbandonare gli studi e girare per gli stati del continente europeo al fine di arricchire il suo bagaglio culturale.
È durante uno di questi viaggi che, nel 1878, “egli incontrò due ragazze russe affascinanti, figlie illegittime dello Zar Alessandro II. La più giovane, conosciuta dagli amici come K, era incantevole: graziosa, gioiosa, un po’ maliziosa. Egli si innamorò di lei ed ella di lui. Fu una dilettevole relazione amorosa, ma quando, un anno dopo, l’imperatore volle che Rodolfo prendesse moglie e si sistemasse, egli implorò il padre affinché gli concedesse di prendere la principessa K in sposa. Al solo pensiero l’imperatore provò terrore: «Una principessa illegittima futura imperatrice? Rodolfo deve essere uscito di senno»“.

Ovviamente, Francesco Giuseppe non diede il suo consenso alle nozze. La giovane aveva nobili natali, perché sua madre apparteneva alla famiglia Dolgoruky e suo padre era lo zar, ma poco importava: l’imperatore voleva tenere l’Austra il più lontano possibile dalla Russia, anche se un eventuale matrimonio avrebbe portato molti vantaggi, mitigando le tensioni fra i due paesi.

La misteriosa principessa K. era Olga, la figlia di Aleksandra Sergeyevna Dolgorukaya, e, quando Rodolfo confidò del suo amore segreto al conte Wilczek, gli disse soltanto che era una principessa russa appartenente alla famiglia Dolgoruky, figlia illegittima dello zar Alessandro II, conosciuta a corte appunto come principessa K. Il conte Wilczek pensò che quella K fosse l’iniziale del suo nome, e fece alcune ricerche in merito, scoprendo una nobildonna russa che si chiamava Ekaterina Aleksandrovna Jur’evskaja, chiamata in famiglia Katia, figlia di Alessandro II ed Ekaterina Michajlovna Dolgorukaya. Il povero conte pensò che era lei la misteriosa Principessa K., ma si sbagliava, perché, a conti fatti, Katia era nata il 9 settembre del 1878 ed è altamente improbabile che Rodolfo si fosse innamorato di una bambina in fasce.

Anche la cugina di Rodolfo, Maria Luisa Larisch, incappò in questo inghippo, quando volle pubblicare il suo secondo libro di memorie, dato che Francesco Giuseppe era morto e, per anni, l’aveva pagata affinché tacesse su alcune scomode verità. Purtroppo, Rodolfo si arrese alla volontà del padre, che non voleva una figlia illegittima sul trono di Russia, e si rassegnò a sposare la principessa Stefania del Belgio. Fra il 1878 e il 1888, ci fu un fitto scambio epistolare tra i due mancati sposi, ma di queste lettere non ne rimangono traccia e forse fu lo stesso Rodolfo a distruggere il carteggio prima di partire per Mayerling, forse per proteggere l’identità della sua amata e del bambino che portava in grembo, oppure si trovavano nella misteriosa cassetta che il principe ereditario consegnò a Maria Luisa Larisch prima di partire per Mayerling, poi ritirata dal cugino Giovanni Nepomuceno.

Il figlio segreto
Il 21 giugno 1889, a Hot Springs, in America, nacque Rudolf Franz Alexander Napoleon Augustus Maximilian Karl Josef. La madre morì di stenti, poiché la famiglia di lei si rifiutò di inviarle il denaro necessario necessario al suo sostentamento. Solamente la sorella maggiore Maria le rimase vicina finché sopravvisse.

Olga non macò di avvolgere un rosario intorno al polso destro del bambino, affinché nessuno dubitasse che fosse di religione cattolica. Il piccolo, dopo la scomparsa della madre, rimase nell’ospedale dove era nato, e solo il 4 novembre del 1890 fu trasferito in un orfanotrofio di orientamento cattolico, a St.Louis, in Missouri, venendo accolto con il nome di James Cleveland Longstreet, lo stesso nome di un famoso ex generale che aveva rappresentato gli Stati Uniti al matrimonio di Rodolfo e Stefania.
James fu quindi affidato al St.Ann’s Asylum Hospital, dove rimase fino all’età di 11 anni

Questo evento è già di per sé un fatto molto strano, perché, solitamente, i bambini del St. Ann, se non ancora adottati, all’età di 3 anni venivano smistati. Le femmine venivano mandate al St. Mary Orphanage, mentre i maschi andavano St. Joseph’s Home for Boys. Per James non fu così, perché, dai documenti ritrovati, sappiamo che rimase al St’Ann fino a quando un gruppo di diplomatici provenienti dall’Austria, spinti dall’intenzione di riportarlo a Vienna, si presentarono all’orfanotrofio con tanto di documenti ufficiali che attestavano il suo sangue blu. Non si sa se questi diplomatici erano mossi da motivi personali o erano stati inviati da Francesco Giuseppe, ma sappiamo che, dopo questo evento, il bambino fu cacciato dall’orfanotrofio.

Per un po’ di tempo visse per strada; poi venne accolto da una vedova di nome Sally. La donna, che, probabilmente, rivedeva in James un figlio perduto da tempo, lo allevò come se fosse suo fino alla morte. Quando “Zia Sally”, come la chiamava James, passò a miglior vita, il ragazzo, che ormai aveva 14 anni, venne affidato al giudice James C. Gillaspy di Boone County. Il giudice si spense nel 1925 e, da allora, ad occuparsi di James fu la vedova Belle Rollins Reid, chiamata da lui affettuosamente “zia Belle”.
Ma Francesco Giuseppe cercò veramente il nipote?

La risposta è sì, e lo fece tramite John Orth, alias Giovanni Nepomuceno, il cugino di Rodolfo, che, poco dopo i fatti di Mayerling, rinunciò al suo titolo e ai benefici correlati per diventare un comune cittadino con il nome di Giovanni (Johann in tedesco) Orth.

Alcune settimane dopo la tragedia di Mayerling, John salpò insieme alla sua giovane moglie Ludmilla “Milli” Hildegard Stubel, una ballerina del Wiener Opfer, dal porto di Tilbury, a Londra, diretto verso le Americhe. Durante la navigazione ci fu un naufragio e John e consorte furono dichiarati morti in absentia il 21 luglio del 1890. Ma il 12 maggio del 1909, sulla terza pagina del quotidiano californiano The San Francisco Call, si leggeva la seguente notizia: “Ritrovato John Orth”. Anche il Chicago Paper, l’11 maggio, aveva riportato una notizia simile: “La rivista dedica oggi l’intera prima pagina al commento della notizia del ritrovamento del “Disperso John Orth”, altrimenti conosciuto come l’Arciduca Johann Salvator d’Austria, principe della Casa degli Asburgo, scomparso 19 anni fa dopo aver sposato la cantante lirica Ludmilla Stubel.”

Secondo il conte Wilczek, che era un esperto esploratore, non poteva essere naufragato nei pressi di Cape Horn. Piuttosto, una volta giunto al primo porto, aveva cambiato la ciurma austriaca e mutato vessillo, per far perdere le proprie tracce. Francesco Giuseppe riuscì, però, a rintracciarlo e fece a John Orth, che lavorava come macchinista e, nel frattempo, era rimasto vedovo, una proposta allettante: gli avrebbe concesso di tornare in Austria e gli avrebbe restituito il suo castello a Gmunden, dove avrebbe potuto continuare a vivere per il resto dei suoi giorni a patto che portasse il figlio di Rodolfo in Austria.
Per motivi che non conosciamo, Giovanni Nepomuceno rifiutò l’offerta

Nel 1914, scoppiò la Grande Guerra e James voleva combattere in prima linea, ma il giudice Gillaspy gli sconsigliò caldamente di farsi notare troppo, visto che si sarebbe dovuto schierare contro la terra di appartenenza di suo padre. Persuase James a partecipare in modo molto più discreto e, infatti, il ragazzo si arruolò nel corpo ingegneristico di stanza a Port Townsend, a Jefferson County, nello stato di Washington, come sergente Longstreet Cleveland Habsburg.

A conflitto concluso, fu inviato a Parigi, dove rimase per un anno (1919-1920) e solo nell’inverno del 1920 fece ritorno a Washington. Durante la guerra aveva contratto varie volte delle forme influenzali, l’ultima delle quali si era trasformata in una polmonite, che lo aveva reso di salute cagionevole e che, in seguito, gli fu fatale. Tornato a Washington, l’aria densa di smog lo costrinse varie volte a ricoverarsi in ospedale e, nel 1925, in una piccola comunità appartenente a Boone County, acquistò una fattoria a Providence Haven. Nel 1933, sposò la giovanissima Jesse Gertrude Perry, di soli 19 anni, ma, prima di convolare a nozze, James firmò un documento nel quale vietava sia agli Asburgo sia ai Romanov di ottenere la custodia dei loro figli, nel caso in cui li avessero avuti, cosa che avvenne, ma solo una volta, nel 1934, quando vide la luce il piccolo James Gillaspy Cleveland.

Anche se non li aveva mai conosciuti, James aveva ereditato le capacità politiche del padre e del nonno. Prima di partire per la Grande Guerra si laureò in legge e, verso i trent’anni, cominciò a interessarsi agli affari di Washington, ma, dopo aver fallito la conquista di un seggio al senato, e per motivi anche di salute, fu costretto ad abbandonare la capitale e tornare nel Missouri. Successivamente, vinse la candidatura come sindaco nel piccolo comune dove si era stabilito e si spense nel 1938.

Aveva compiuto da poco 49 anni e morì a causa di una malattia ai polmoni. Il St. Louis Dispatch riportava la seguente notizia: “Muore un abitante del Missouri che rinunciò alla rivendicazione di un trono: James Longstreet Cleveland. Era davvero figlio del principe ereditario Rodolfo d’Austria e di nuovo era in corso per conquistare un seggio al Senato. Sosteneva la causa di una Democrazia mondiale come risultato delle esperienze giovanili. Il decesso di James Longstreet Cleveland , occorso venerdì, ha rimosso la figura centrale di una leggenda romantica familiare a molti abitanti di St.Louis, secondo cui il quarantanovenne proprietario terriero di Boone County era realmente erede al decaduto trono d’Austria-Ungheria, quale figlio dello sventurato principe ereditario Rodolfo, che fu colpito a morte a Mayerling insieme con la bellissima baronessa Marie Vetsera. Cleveland, che è morto all’ospedale di Colorado Springs, non hai mai reclamato la sua discendenza regale, sebbene sia stato riconosciuto come l’erede ancora quattro anni fa da un gruppo di monarchici austriaci”.
Fonte: Daniela Lasagnini, Il figlio americano di Rodolfo d’Asburgo, MGS Press, Trieste, 2021.