Un gatto che cade è in grado di voltarsi rapidamente in modo girare il suo corpo a mezz’aria e atterrare sui propri piedi, evitando danni al resto del corpo. Il fenomeno è ben noto nella vita quotidiana, ma in passato è stato oggetto di uno studio intenso da parte di scienziati ottocenteschi come George Gabriel Stokes, James Clerk Maxwell ed Étienne-Jules Marey, che mostrarono un grande interesse per il problema del gatto cadente.
Nel 1969, nell’ambito di una ricerca finanziata dalla NASA, gli scienziati dell’Università di Stanford T.R. Kane e M.P. Scher pubblicarono un articolo sull’International Journal of Solids and Structures dal titolo: “A Dynamical Explanation of the Falling Cat Phenomenon” – “Una spiegazione dinamica al fenomeno del gatto che cade”.
Essi crearono un modello di gatto sperimentale utilizzando due cilindri articolati. I cilindri erano in grado di flettersi e piegarsi insieme, e grazie all’aiuto di questo modello di gatto sono stati in grado di ricavare le equazioni differenziali in grado di spiegare il fenomeno.
Sotto, il professor Thomas R. Kane dimostra una formula che spiega come i movimenti di un gatto possano essere imitati dagli astronauti nello spazio:
Lo scopo della NASA era quello di aiutare gli astronauti a orientare il proprio corpo in assenza di gravità, e gli scienziati lavorarono insieme a un ginnasta con un trampolino per testare le mosse migliori per orientarsi al meglio nello spazio.
Sotto, il gatto e l’astronauta nella prima fase della caduta:
Il gatto inizia a girarsi, imitato dall’astronauta:
Il gatto è quasi completamente girato sui suoi piedi:
Gatto e astronauta sono completamente girati, pronti ad atterrare con gli arti rivolti a terra:
Il paper scientifico della ricerca è disponibile sul sito del Pentagono.