Vladimir Vasiljević non è certamente un nome noto in Italia, eppure la storia della sua piccola ribellione personale, durante gli anni del governo del Presidente Tito in Jugoslavia, merita di essere raccontata.
Nel settembre del 1979, uno sconosciuto soprannominato il Fantasma di Belgrado fece impazzire le forze di polizia della città, che probabilmente ringraziarono il cielo per l’assenza del Presidente Josef Broz Tito, andato a Cuba per partecipare alla conferenza dei paesi non allineati. Poi, nell’imminenza del rientro del leader jugoslavo, le forze dell’ordine subirono fortissime pressioni dall’alto per arrivare alla cattura del Fantasma, elevato a rango di nemico pubblico. Non ci riuscirono, ma le imprese dello sconosciuto cessarono ugualmente, per motivi di forza maggiore.
Il Fantasma di Belgrado
In quel settembre del 1979, qualcuno aveva preso a prestito la Porche 911 Targa di proprietà del tennista Ivko Plećević, che l’aveva vinta in occasione di un torneo a Berlino. Era Vladimir Vasiljević, conosciuto anche coi soprannomi di Vasa Opel e Vasa Ključ (chiave). Il primo gli fu affibbiato per sua predilezione a “prendere in prestito” della automobili Opel, il secondo per la sua leggendaria capacità di aprire e mettere in moto qualsiasi tipo di vettura, senza usare una chiave.
“Prendere in prestito” è un modo garbato per dire che le rubava
Vasa, durante la notte, amava impossessarsi di un auto per farci un giro, poi la riportava nel posto dove l’aveva presa, dopo aver fatto un pieno di benzina.
La Porsche 911 Targa
Il Fantasma di Belgrado divenne famoso in quei giorni di settembre per le sue corse folli a Piazza Slavija, nel pieno centro della capitale. Arrivava a tutta velocità, guidando come un pazzo su due ruote, sempre dopo le 10 di sera. Nel corso delle dieci notti (ma qualcuno dice sette) nelle quali ripetè lo spettacolo, si ingrossava sempre più la folla degli spettatori che volevano assistere alle sue acrobazie, e alla sua capacità di sfuggire sempre alla polizia, che d’altro canto non aveva automobili in grado di gareggiare con una Porsche.
La folla in attesa dell’arrivo del Fantasma di Belgrado
E, per essere ancora più beffardo, il Fantasma chiamava una stazione radio locale, annunciando quale sarebbe stato il suo percorso. La decima notte (o la settima) la polizia preparò una trappola: diversi autobus erano stati sistemati a bloccare la via di fuga del Fantasma, che effettivamente andò a schiantarsi contro uno di essi, esattamente un minuto dopo la mezzanotte.
Vladimir saltò fuori dall’auto e si perse tra la folla, che fece in modo di proteggere la sua fuga, identificando il Fantasma con un eroe ribelle. Due giorni dopo però qualcuno lo denunciò (anche se alcuni affermano che si sia costituito), fu arrestato e condannato a due anni e mezzo di prigione. Pare fosse un detenuto modello, anche se una volta fuggì dal carcere, per ripresentarsi tre giorni dopo. Si trattava solo di una bravata, “per dimostrare agli sbirri che non avevano vinto”.
Alla fine invece, pare che l’abbiano avuta vinta loro: nel 1982, poco dopo essere stato rilasciato, Vladimir morì in un incidente d’auto le cui cause non furono mai chiarite. Girarono voci che la polizia avesse manomesso i freni della sua auto, per punirlo definitivamente dell’umiliazione che aveva loro inflitto.
L’auto di Vladimir dopo l’incidente che gli costò la vita
Comunque siano andate le cose, Vladimir Vasiljević morì a 32 anni, diventando una leggenda per la città di Belgrado, perché fu protagonista del primo atto di opposizione nella Jugoslavia comunista (anche se in realtà i suoi scopi non sono noti).
Molti abitanti di Belgrado non credettero che Vladimir Vasiljević fosse il loro Fantasma, forse perché il giovane Vlada non rispondeva alle caratteristiche dell’eroe, ma era considerato piuttosto un piccolo ladruncolo. Pare che ci sia ancora qualcuno che, nelle notti estive, aspetti di veder spuntare il Fantasma a bordo di un’automobile bianca…
Nel 2009 è uscito un film/documentario, prodotto in Serbia, sulla storia del Fantasma di Belgrado: