La lattina di alluminio (in inglese: can) è uno degli oggetti di uso comune più diffuso al mondo. Ne vengono prodotte circa 500 miliardi ogni anno, e serve per molteplici utilizzi, per lo più alimentari, che hanno obbligato i primi produttori a realizzare un contenitore che fosse quanto di più perfetto possibile per quanto riguarda l’ottimizzazione dello spazio e del materiale utilizzato.
Lo spessore della lattina è pari a quello di un capello umano, ma la sua resistenza quando è applicata una pressione dall’interno è elevatissima. I motivi della sua forma sono differenti, e il canale scientifico divulgativo engeneerguy ha realizzato un video esplicativo in cui vengono paragonate differenti forme semplici per arrivare alla soluzione della lattina come la conosciamo oggi.
La lattina dall’alto ha la stessa forma di una sfera
Mentre se guardata lateralmente ha (approssimativamente) una forma rettangolare:
La forma che avrebbe consentito di ottimizzare maggiormente lo spazio per contenere il prodotto sarebbe stata la sfera, ma questa ha una serie di svantaggi. Prima di tutto una sfera rotolerebbe sul tavolo, e poi sarebbe poco efficiente nel trasporto perché all’interno di un cubo (la forma assimilabile a un trasporto su un pallet) solo il 74% del volume sarebbe occupato dalle sfere, mentre l’altro 24% sarebbe spazio vuoto.
Il cuboide rettangolare avrebbe consentito di ottimizzare lo spazio del trasporto, e anche quello destinato al prodotto, ma sarebbe risultato poco ergonomico e maneggevole, oltre ad avere degli spigoli vivi pericolosi e poco resistenti. La soluzione fu la forma cilindrica, che consentì di ottimizzare lo spazio destinato al trasporto e ottenere un contenitore eccezionalmente ergonomico.
Il video di engeneerguy prosegue analizzando tutte le interessanti fasi di produzione della lattina, sino ad arrivare all’altro particolare ingegneristico assolutamente geniale: la linguetta utilizzata per l’apertura.
Quando la linguetta è ancora chiusa la leva utilizzata è di 2° genere, e il fulcro è rappresentato dal punto di pressione sull’alluminio che andrà ad aprirsi. Questo particolare tipo di leva consente di avere il braccio lungo quanto la linguetta stessa, e di ricevere l’aiuto della pressione della lattina che spinge sul rivetto centrale. In pratica, grazie ad una trazione minima sulla linguetta la lattina si apre.
Leva di 2° genere:
Una volta rotto il coperchio di alluminio della lattina la leva si trasforma in una di 1° genere, dove il fulcro è rappresentato dal rivetto centrale e il braccio risulta quindi ridotto. In questo caso non sarà più necessario vincere la pressione del contenuto dell’interno della lattina, e questo tipo di leva sarà più che sufficiente a completare l’apertura del contenitore.
Per chi avesse bisogno di un ripasso sul tipo di leve, questo un articolo esplicativo.
Infine, il motivo per cui la parte terminale della lattina è curva è spiegato dal minor materiale necessario per ottenere una resistenza uguale a quella che si sarebbe ottenuta con un maggior impiego di materiale ma con una forma piatta. In questo modo, le lattine vengono impilate facilmente e non è necessario utilizzare uno strato più spesso di alluminio nella parte finale del contenitore.
Questo il video completo della spiegazione di tutti i motivi dietro la forma della lattina:
Per conoscere le fasi di produzione e riciclo delle lattine questo il video con tutti i passaggi produttivi, dalla realizzazione al riciclo dell’alluminio: