Cosa succederebbe in caso di un’apocalisse globale, magari a causa delle armi nucleari? Sicuramente il numero di morti fra specie animali e vegetali sarebbe incalcolabile, e molte di queste finirebbero nella lista delle specie estinte. Se per l’uomo realizzare una specie di arca di Noè con tutte le specie animali non è compito facile, per i semi delle piante lo è molto di più.
Al mondo esistono moltissime banche dei semi, che si occupano di preservare le varietà biologiche di specie vegetali per assicurare un futuro alla maggior parte delle piante da coltivazione presenti sul pianeta. Il Deposito Sotterraneo Globale dei Semi in Norvegia, però, è assai diverso dagli altri a causa delle sue caratteristiche costruttive e della sua ubicazione.
Esso è infatti situato sulle isole Svalbard, nella remota cittadina di Longyearbyen
Questo deposito potrebbe sembrare superfluo in caso di pace perenne, situazione augurabile per la preservazione naturale delle specie. In verità la banca dei semi si è già rivelata utile in almeno un’occasione, da quando è stata costruita nel 2008. Il suo funzionamento infatti è diverso da quello di deposito utilizzabile soltanto in caso di un’apocalisse.
Lo “Svalbard Global Seed Vault” non è soltanto un’assicurazione per la prosecuzione della vita sulla terra in caso di catastrofe, ma un particolare tipo di banca genetica alla quale attingere nel caso in cui si siano persi alcuni dei propri fondi. Questo è già accaduto una volta durante la storia, e probabilmente accadrà sempre più spesso durante il corso dei prossimi decenni.
Nel caso in cui nelle altre banche di conservazione dei semi ci siano delle perdite di materiale genetico dovuto a errori umani, incidenti, rottura di macchinari o disastri naturali, la banca dei semi delle Svalbard ha a disposizione tutti i semi necessari ad assicurare alla nazione colpita il ripristino delle coltivazioni.
Recentemente con le guerre in Nordafrica e in Medio Oriente alcune banche dei semi sono state danneggiate dall’uomo, perdendo parte del loro prezioso deposito. Ad oggi è stata inoltrata soltanto una richiesta di restituzione dei semi inviati alla Banca delle Svalbard, avvenuta nel Settembre 2015 da parte del Centro internazionale per la Ricerca Agricola in aree asciutte (Icarda) di Aleppo, in Siria, che ha richiesto alcune specie per la coltivazione.
La dichiarazione di Rabat Ahmed Amri, direttore del centro, ci fa comprendere appieno l’importanza della Banca dei Semi Norvegese:
“A cominciare dal 2009 eravamo riusciti a spedire una copia di tutti i nostri semi fuori dal Paese. L’ultima spedizione per le isole Svalbard è partita nel 2014. E’ venuto il momento di utilizzare quelle preziose risorse che abbiamo stoccato: oltre 100 delle 325 scatole conservate lassù – fra cui particolari varietà di frumento, orzo ed erbe adatte alle regioni aride – saranno inviate ai nuovi depositi che Icarda ha avviato in Marocco e in Libano. Una volta riavviata la produzione, rispediremo i nuovi semi nell’Artico“.
Come è costruita
La Banca dei Semi delle Svalbard ha caratteristiche costruttive quasi uniche, studiate per assicurare i massimi livelli di sicurezza. La latitudine cui è ubicata esclude moltissimi dei problemi che potrebbero crearsi in zone maggiormente affollate, ma non è solo questa la sua peculiarità. L’edificio è costruito 130 metri sul livello del mare, in modo da prevenire problemi nel caso di inondazioni dovute allo scioglimento dei ghiacci.
Le sale sono state scavate all’interno di una montagna di roccia arenaria, a 120 metri di profondità, mentre tutto intorno è presente il Permafrost, ulteriore assicurazione contro eventuali episodi di mancanza di alimentazione dei refrigeratori. Le Svalbard sono inoltre situate in una zona a rischio sismico zero, e lontane dalle rotte di aeroplani che potrebbero precipitarvi sopra (anche se è stato previsto che il deposito resisterebbe senza fatica agli urti più catastrofici).
In caso di Apocalisse
Nel caso in cui si interrompesse la produzione di corrente elettrica, che viene generata da una centrale a carbone di estrazione locale, la temperatura del deposito non salirebbe mai oltre i -3,5°C, che è quella del terreno circostante. Nonostante non sia la temperatura ideale per la conservazione dei semi (che è di -20°C / -30°C), sarebbero necessari molti anni perché questi diventassero non fertili. Nel caso dei semi del Girasole ad esempio sarebbero necessari 55 anni, mentre per quelli del Pisello non basterebbero 10.000 anni.
Sotto, un video mostra l’interno dello Svalbard Seed Vault: