Assai più subdola dei nuovi colonizzatori che considerano la foresta amazzonica un territorio da depredare, l’epidemia di Covid 19 sembra rappresentare oggi il pericolo maggiore per la sopravvivenza delle popolazioni indigene, in particolare dell’Amazzonia brasiliana.
“I gruppi etnici con scarso contatto con la società non indigena circostante, come i Suruwahá, possono essere particolarmente vulnerabili alle malattie respiratorie” Aprile 2020
Immagine BBC condivisa via Wikimedia Commons – licenza CC BY 4.0
Mentre il presidente del Brasile Jair Bolsonaro minimizza la portata dell’epidemia, tra i 900.000 indigeni il virus dilaga e miete un numero di vittime molto maggiore rispetto al resto della popolazione, con un tasso di mortalità del 12,6% contro il 6,4% della media nazionale.
Indigeni brasiliani di etnie diverse
Immagine di Lecen condivisa via Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 3.0
Uno dei gruppi a sostegno delle tribù amazzoniche, l’APIB, a fine maggio ha segnalato 980 casi di persone sicuramente contagiate e almeno 125 morti.
Se gli indigeni che abitano in città hanno, per le loro condizioni di vita spesso precarie, difficoltà ad usufruire dei servizi sanitari, quelli che ancora vivono nei loro territori ancestrali non hanno possibilità di accesso a nessuna struttura. Gli ospedali più vicini sono ad ore di cammino e spesso irraggiungibili senza l’ausilio di barche o aerei.
Giovane india del popolo Gaviao, Stato del Parà
Immagine di Yves Picq via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0
Ospedali da campo e aiuti alimentari, previsti da un piano di emergenza, consentirebbero alle tribù di isolarsi completamente, ma aspettano l’approvazione del Senato e sopratutto quella di Bolsonaro che, fin dall’inizio del suo mandato, ha incoraggiato la deforestazione dell’Amazzonia, approvando di fatto l’esproprio del territorio degli indigeni, che porterebbe alla fine della loro millenaria cultura.
In pratica un genocidio, al quale il Covid 19 sta (involontariamente) contribuendo
Manifestazione indigena – 2016
Immagine di Antonio Cruz/Agência Brasil via Wikimedia Commons – licenza CC BY 3.0
La tribù degli Arara, che vive nel territorio di Cachoeira Seca, nello stato del Parà, è tra le più colpite: il 46% di loro ha contratto il virus, su una popolazione che conta 121 persone. Gli Arara, rimasti inconttattati fino al 1987, sono particolarmente vulnerabili e il loro villaggio è a tre giorni di cammino dal più vicino ospedale.
Indigeni brasiliani fotografati dall’antropologo italo-Brasiliano Ermanno Stradelli – 1920
Immagine di pubblico dominio
In compenso, la foresta dove vivono insieme ad altre tribù indigene ha continuato ad essere distrutta a ritmi allarmanti anche durante l’epidemia. Ad aprile di quest’anno la deforestazione si è incrementata del 64% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre è superiore di un 50% se si prendono in esami i dati relativi al primo trimestre del 2020 rispetto al 2019.
In un panorama così drammatico, che comprende anche l’assassinio di molti leader indigeni, appare evidente che le popolazioni amazzoniche corrono un enorme pericolo:
Scomparire per sempre insieme alla loro foresta