Il Codice Hobo: i simboli usati dai “Vagabondi per scelta” degli Stati Uniti

Negli Stati Uniti di oggi, il temine “hobo” viene genericamente usato per indicare vagabondi, senzatetto e disadattati sociali. Alla fine del 19° secolo, invece, era riferito a quella fascia sociale di persone impoverite, che decidevano volontariamente di vivere sulla strada, una “romantica” scelta di libertà, dove il viaggio, l’avventura, ma anche la ricerca interiore, erano i presupposti per condurre una vita non troppo soggetta alle convezioni sociali.

Due hobos camminano lungo i binari dopo essere stati cacciati da un treno

L’etimologia del termine non è chiara: sicuramente comparve intorno al 1890 negli Stati Uniti, e potrebbe derivare da una forma di saluto in uso tra gli operai delle ferrovie (Ho, beau), oppure da “hoe-boy” (bracciante), o ancora essere una contrazione di “homeless-boy” (senzatetto).

La cultura hobo emerse intorno al 1860, alla fine della guerra civile americana, quando molti veterani ormai senza lavoro attraversavano il paese viaggiando abusivamente sui treni. Il fenomeno, tipicamente statunitense, affonda le sue radici probabilmente nella natura coloniale del paese, dove avventurieri e cercatori d’oro ne hanno sempre rappresentato l’anima avventurosa. Con il passare degli anni, la cultura (o controcultura se si vuole usare un termine sociologico) hobo si diffuse anche tra coloro che avevano subito le conseguenze della Grande Depressione, in particolare disoccupati e giovani orfani.

Simboli hobo – California – 1870 circa

La differenza con i vagabondi e altri senzatetto consisteva proprio nella scelta volontaria di un’avventurosa vita nomade – dove la sopravvivenza veniva garantita dai lavori stagionali – ma soprattutto nell’adesione a un codice etico, che condannava ogni forma di violenza, compreso il furto, e accettava il lavoro, ma rifiutava lo “schiavismo”.

Le condizioni di vita di questi romantici vagabondi erano piuttosto dure: viaggiavano illegalmente sui treni merci, dormivano in luoghi insoliti, pativano il freddo dell’inverno, e spesso erano perseguitati dalle forze dell’ordine, ma anche da comuni cittadini, che vedevano in loro un potenziale pericolo.

Queste circostanze indussero gli hobo a sviluppare un codice, una criptica forma di comunicazione, grazie alla quale potevano segnalare i luoghi sicuri o pericolosi, dove si poteva trovare cibo e cure mediche oppure lavoro. L’uso di questi simboli risale all’incirca alla metà del 19° secolo, ma è in qualche misura adottato ancor oggi dalle persone senza fissa dimora.

Il sistema di comunicazione è costituito da simboli che venivano tracciati con gesso o carbone, e che fornivano indicazioni ed avvertimenti utili, secondo un ideale di “fratellanza”, o semplicemente di mutuo soccorso: una croce significava che in quella zona i sacerdoti offrivano cibo, due cerchi incrociati indicavano le manette, quindi la presenza di poliziotti brutali, un gatto stilizzato segnalava la presenza di una donna gentile.

Il grande scrittore Jack London, che ebbe una vita breve ma assai avventurosa, dalla quale trasse ispirazione per molte delle sue opere, visse per molti anni da hobo, a cavallo tra ‘800 e ‘900, come Jack Kerouac, l’autore del libro cult della Beat Generation “Sulla strada”: negli anni ’50 gli hobos, non spinti al vagabondaggio dalla crisi economica, rappresentavano quell’aspetto anarchico, romantico ed individualistico che connoterà tutta la Beat Generation.

Simboli hobo di oggi, a New Orleans

Immagine condivisa via Wikipedia


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