Il Castello di Frankenstein dove nacque l’Alchimista che ispirò Mary Shelley

Il Castello di Frankenstein, nei pressi di Darmstadt in Germania, incombe sulla campagna circostante da molti secoli. La zona fu colonizzata dai Franchi nel 6° secolo, e alcuni di loro furono chiamati Frankenstein (la pietra dei Franchi). Il castello venne costruito nel 13° secolo, e durante tutto il medioevo vide arruolarsi molti cavalieri Frankenstein, uno dei quali andò a combattere contro Vlad l’Impalatore, comunemente noto come Dracula.

Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

In tutta la storia del Castello il suo più strano residente fu probabilmente Johann Conrad Dippel – scrittore, predicatore, teologo, scienziato pazzo – che ivi nacque nel 1673.

Conrad era figlio di un pastore luterano che viveva al Castello di Frankenstein, quel tipo di figlio che fa preoccupare il genitore: irrequieto, indagatore, contestatore. Studiò teologia e si votò al pietismo, una corrente che voleva riformare in senso più laico la fede luterana. Nel 1702 gli fu proibito di pubblicare opere teologiche, e fu anche imprigionato su un’isola danese per sette anni.

Panoramica del castello, sulla destra è possibile vedere la cappella e le scuderie. Fotografia di Pascal Rehfeldt condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Viaggiò molto e si laureò in medicina, probabilmente perché affascinato dall’alchimia, una sorta di combinazione tra superstizione medioevale e moderna chimica. Gli aspri conflitti che ebbe con la chiesa luterana, ma anche con altri pietisti, lo indussero a ritirarsi nel Castello di Frankenstein, dove si buttò a capofitto nella ricerca della pietra filosofale, per trasformare il piombo in oro e dell’Elisir della vita, che avrebbe fatto vivere le persone fino a 135 anni. Inventò invece l’Olio di Dippel, ricavato dalla distillazione di ossa di animali, peli e sangue sempre di origine animale. Malgrado fosse scuro, denso, cattivo e dall’odore nauseabondo, fu prodotto e commercializzato fino a metà del 19° secolo.

Il castello Frankenstein in un disegno del 1813 ad opera di Karl Philipp Fohr:

Anche il colore che viene ancora oggi chiamato Blu di Prussia fu inventato da Dippel, adottato poi dall’esercito prussiano per le sue uniformi. Dippel però si dedicò probabilmente anche a ricerche molto più inquietanti. Un suo collega teologo disse: “Ha tentato cose malvagie”.

Si racconta che lo scienziato rubasse i cadaveri dai cimiteri, e compisse studi per cercare di carpire i segreti della vita. Pare anche che cercasse di ri-animare i corpi con pozioni e incantesimi, e che volesse creare l’Elisir della vita distillando parti di corpo umano.

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Fotografia di Pascal Rehfeld condivisa con licenza Creative Commons via Flickr:

E’ sicuramente vero che Dippel sezionava gli animali per cercare una pozione in grado di esorcizzare il demonio. Queste sue ricerche fecero diffondere la voce che avesse venduto l’anima al diavolo, in cambio della conoscenza. Dal canto suo, Dippel non smentì mai queste voci, probabilmente per incrementare le vendite del suo Olio.

Molti sono convinti che la vita e le azioni di Dippel furono fra le ispirazioni di Mary Shelley (che quasi sicuramente visitò il castello tedesco e i suoi dintorni), per la creazione del suo Frankenstein, oltre al noto scienziato italiano Giovanni Aldini. Anche se non c’è nulla che possa avvalorare questa ipotesi, molti aspetti della vita di Dippel possono trovare un’eco nel romanzo gotico per eccellenza.

Fotografia di Pascal Rehfeldt condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

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Anche la morte dello scienziato è ammantata di storie leggendarie: nel 1734 Dippel viveva nel castello di Wittgenstein, dove andava avanti con i suoi esperimenti. Probabilmente morì per un ictus, ma secondo alcune narrazioni morì avvelenato, forse dopo aver ingerito del colorante Blu di Prussia, per sperimentare se avesse qualche proprietà benefica. Secondo la leggenda:

Il suo corpo era diventato tutto blu!


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